Il Sole 24 Ore

Summit Libia, tempi stretti con l’«incognita Haftar»

Forze armate a guida unica tra gli obiettivi per garantire sicurezza e stabilità

- Marco Ludovico

Con il fiato sul collo di una scadenza ormai alle porte, i lavori per la conferenza di Palermo sulla Libia vanno avanti senza sosta. Con molte incognite: livello delle presenze assicurate; risultato finale; capacità di incidere sul futuro prossimo della nazione libica tuttora divisa e lacerata. A meno di sorprese dell’ultima ora è ormai escluso un rinvio dell’appuntamen­to previsto per il 12 e 13 novembre. Si svolgerà al Grand Hotel Villa Igiea, dimora storica costruita a fine Ottocento e restaurata alla fine del secolo scorso da Ernesto Basile, architetto modernista e liberty. Il prefetto Antonella De Miro e il questore Renato Cortese stanno definendo i piani operativi: il modello è il G7 di Taormina di maggio 2017, furono impiegate circa 8mila unità delle forze di polizia. Per il vertice sulla Libia quattro sono i temi stabiliti: politica, sicurezza, economia e società civile. Certo non con la stessa importanza. L’obiettivo della stabilità, con le soluzioni a guerriglie e conflitti tra fazioni, milizie e forze governativ­e, fino a raggiunger­e un livello sufficient­e di ordine pubblico, è considerat­o da Roma prerequisi­to irrinuncia­bile. Una garanzia, in altre parole, per il processo politico di riunificaz­ione con la definizion­e di una Costituzio­ne e di una legge elettorale indispensa­bili per andare alle urne. Passaggio obbligato, insomma, sarebbe un’intesa tra i libici verso forze di sicurezza e forze armate a guida unica prima di prospettar­e sviluppi su un piano politico-istituzion­ale più alto. Oltre al consolidam­ento della Noc (National Oil Corporatio­n) e della Banca centrale unificata, discussi nel dossier «economia» della conferenza. Per alcuni osservator­i qualificat­i questo non è un obiettivo politico ma la strategia dell’Esecutivo punta invece proprio sulla sicurezza in Libia. Riunioni, incontri e contatti, a Roma e nella nazione nordafrica­na, sono ormai frenetici e forsennati. L’Italia lavora gomito a gomito con gli inviati dell’Onu per la Libia, Ghassam Salamé e la vice Stephanie T. Williams, e considera il piano delle Nazioni Unite il riferiment­o e l’obiettivo di fondo. Si delinea il coinvolgim­ento in via principale degli stessi quattro leader libici presenti a Parigi con Emmanuel Macron il 24 maggio: il numero uno del Gna-governo di accordo nazionale Fayez Al Sarraj, il maresciall­o Khalifa Haftar, il presidente della Camera dei rappresent­anti Aguila Salah e quello del Consiglio di stato, Khaled al-Meshri. Ma in Libia ci sono anche le comunità di riferiment­o come Misurata, Zintan e Sebha, e le etnìe Tuareg, Tebu, Suleiman: entreranno nel capitolo «società civile» e qualche problema potrebbe sorgere. Un fatto è certo: c’è continuità tra la riunione convocata da Macron e l’appuntamen­to di Palermo. Fu il leader francese a chiedere al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, un impegno a prosieguo del 24 maggio. E Conte a novembre presiederà la conferenza: ha fatto «inviti di persona» ai vertici politici occidental­i, africani e dei paesi del Golfo; ha annunciato la presenza della cancellier­a Angela Merkel. Palazzo Chigi lavora con il motore a pieni giri del Mae-ministero Affari Esteri guidato da Enzo Moavero e l’Aise, agenzia informazio­ni e sicurezza esterna. Il viceminist­ro Emanuela Del Re, delegata da Moavero, ha incontrato in Libia Haftar e Salah, a settembre il vice di Serraj, Ahmed Maiteeg. Lo stesso Moavero ha fatto visita al maresciall­o, ma Haftar non cessa di mandare segnali minacciosi all’Italia. La sua assenza a Palermo sarebbe grave, il militare per per garantire la sua presenza a Palermo punta ad avere un riconoscim­ento da protagonis­ta. Haftar si muove d’intesa con la Francia ma Moavero ha incontrato il 14 ottobre a Roma in occasione della canonizzaz­ione di papa Paolo VI il collega francese JeanYves Le Drian. «L’obiettivo prioritari­o comune dei ministri è di ristabilir­e in Libia condizioni di pace e sicurezza» scrive la Farnesina nel comunicato dopo l’incontro.

Ma se il titolare del Mae prova a distendere i rapporti con Parigi in vista di Palermo, il responsabi­le dell’Interno Matteo Salvini è furioso per gli sconfiname­nti della polizia francese alla frontiera con il Piemonte e attacca Macron ormai tutti i giorni. Certo è uno scenario dove l’Italia non lavora al meglio. L’ambasciato­re Giuseppe Perrone impossibil­itato a rientrare a Tripoli dopo le proteste di Haftar. E i vertici dell’intelligen­ce delegittim­ati fin da settembre scorso dall’annuncio governativ­o di un ricambio. Considerat­o a questo punto ormai possibile solo dopo la conferenza sulla Libia.

Gli incontri si svolgerann­o a Villa Igiea Piano di ordine pubblico simile a quello per il G7 di Taormina

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AFP Conferenza sulla Libia.Il vertice a Palermo è previsto il 12 e 13 novembre

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