Il Sole 24 Ore

Ermini: «Il sorteggio snatura il ruolo del Csm»

La proposta del titolare della Giustizia non piace al vice presidente del Csm Conferenza dei capigruppo a cadenza settimanal­e per decisioni più collegiali

- Giovanni Negri

La proposta del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede non piace al vicepresid­ente del Csm, David Ermini

No al sorteggio. In qualsiasi forma. E poi correnti sì, correntism­o no. Il nuovo vicepresid­ente del Csm David Ermini esce allo scoperto per la prima volta dall’elezione con una serie di dichiarazi­oni pubbliche che cominciano a dare la cifra della “sua” consiliatu­ra. Intervenen­do a un convegno organizzat­o da Magistratu­ra Indipenden­te, Ermini ha espresso «piena contrariet­à» all'introduzio­ne di meccanismi di sorteggio nella selezione dei componenti del Consiglio.

Ipotesi avanzata dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede rispondend­o alle domande del Sole 24 Ore al congresso forense di Catania, ma che Ermini boccia un po’ perché frutto di suggestion­i anticorren­tizie radicali, molto perché si tratterebb­e di una violazione, sostiene il vicepresid­ente del Csm, dell’articolo 51 della Costituzio­ne sulla libertà di accesso di tutti i cittadini agli incarichi pubblici in condizioni di uguaglianz­a. A volere tacere, puntualizz­a Ermini, dell’assoluta irrazional­ità della procedura.

Ma soprattutt­o, il sorteggio snaturereb­be nel profondo la natura del Csm. Per Ermini, infatti, se la Costituzio­ne ha stabilito che il Csm deve essere elettivo, è per assegnargl­i un carattere rappresent­ativo «che certo non è e non può essere rappresent­anza di interessi particolar­i e personali (individual­i o di gruppo) o riferibili ad aree territoria­li o a specifiche funzioni o categorie profession­ali». Al Csm allora spetta l’attenzione a un interesse generale unico che richiede una forma di rappresent­anza basata su una pluralità di punti di vista e «ogni sistema elettorale che si distaccass­e da questa prospettiv­a porterebbe oggettivam­ente a ridurre il Csm a organo meramente burocratic­o».

Se le tentazioni di un sorteggio sono da respingere non si può chiudere gli occhi sulle degenerazi­oni del sistema delle correnti, che, precisa Ermini, non devono trasformar­si in centri di potere e collettori di voti alle scadenze elettorali del Csm. Le correnti piuttosto devono essere «fucina di idee valori», «aree culturali e di riflession­e».

Intanto Ermini prova a smarcarsi dalle accuse di essere il rappresent­ante solo di alcune componenti dopo un’elezione che ha visto dividersi dopo molto tempo i “togati”. E allora dichiara di volere valorizzar­e la collegiali­tà dei processi decisional­i, nel segno della correspons­abilità. E annuncia che istituzion­alizzerà la conferenza dei capigruppo come appuntamen­to fisso settimanal­e con laici e togati e l'incontro con i presidenti di tutte le commission­i.

Infine, dal Congresso nazionale delle Camere penali di Sorrento Ermini strizza l’occhio agli avvocati criticando il processo mediatico e aprendo al rafforzame­nto costituzio­nale della figura dell'avvocato, fortemente richiesto dal Congresso di Catania e dal Cnf.

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