Ermini: «Il sorteggio snatura il ruolo del Csm»
La proposta del titolare della Giustizia non piace al vice presidente del Csm Conferenza dei capigruppo a cadenza settimanale per decisioni più collegiali
La proposta del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede non piace al vicepresidente del Csm, David Ermini
No al sorteggio. In qualsiasi forma. E poi correnti sì, correntismo no. Il nuovo vicepresidente del Csm David Ermini esce allo scoperto per la prima volta dall’elezione con una serie di dichiarazioni pubbliche che cominciano a dare la cifra della “sua” consiliatura. Intervenendo a un convegno organizzato da Magistratura Indipendente, Ermini ha espresso «piena contrarietà» all'introduzione di meccanismi di sorteggio nella selezione dei componenti del Consiglio.
Ipotesi avanzata dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede rispondendo alle domande del Sole 24 Ore al congresso forense di Catania, ma che Ermini boccia un po’ perché frutto di suggestioni anticorrentizie radicali, molto perché si tratterebbe di una violazione, sostiene il vicepresidente del Csm, dell’articolo 51 della Costituzione sulla libertà di accesso di tutti i cittadini agli incarichi pubblici in condizioni di uguaglianza. A volere tacere, puntualizza Ermini, dell’assoluta irrazionalità della procedura.
Ma soprattutto, il sorteggio snaturerebbe nel profondo la natura del Csm. Per Ermini, infatti, se la Costituzione ha stabilito che il Csm deve essere elettivo, è per assegnargli un carattere rappresentativo «che certo non è e non può essere rappresentanza di interessi particolari e personali (individuali o di gruppo) o riferibili ad aree territoriali o a specifiche funzioni o categorie professionali». Al Csm allora spetta l’attenzione a un interesse generale unico che richiede una forma di rappresentanza basata su una pluralità di punti di vista e «ogni sistema elettorale che si distaccasse da questa prospettiva porterebbe oggettivamente a ridurre il Csm a organo meramente burocratico».
Se le tentazioni di un sorteggio sono da respingere non si può chiudere gli occhi sulle degenerazioni del sistema delle correnti, che, precisa Ermini, non devono trasformarsi in centri di potere e collettori di voti alle scadenze elettorali del Csm. Le correnti piuttosto devono essere «fucina di idee valori», «aree culturali e di riflessione».
Intanto Ermini prova a smarcarsi dalle accuse di essere il rappresentante solo di alcune componenti dopo un’elezione che ha visto dividersi dopo molto tempo i “togati”. E allora dichiara di volere valorizzare la collegialità dei processi decisionali, nel segno della corresponsabilità. E annuncia che istituzionalizzerà la conferenza dei capigruppo come appuntamento fisso settimanale con laici e togati e l'incontro con i presidenti di tutte le commissioni.
Infine, dal Congresso nazionale delle Camere penali di Sorrento Ermini strizza l’occhio agli avvocati criticando il processo mediatico e aprendo al rafforzamento costituzionale della figura dell'avvocato, fortemente richiesto dal Congresso di Catania e dal Cnf.