Il Sole 24 Ore

«Acquisiamo quote di mercato perché siamo un brand lifestyle»

Jean-Christophe Babin, ad di Bulgari, ha presentato la linea Fiorever a Dubai, nell’hotel di proprietà della maison Gioielleri­a.

- Giulia Crivelli

La notizia è di pochi giorni fa: un’iscrizione a carboncino venuta alla luce durante il restauro di un affresco indichereb­be una data per l’eruzione che distrusse Pompei diversa da quella finora accettata. O meglio: l’anno è lo stesso (79 d.C.), il mese è diverso (ottobre anziché agosto). Una piccola grande differenza che ha messo archeologi, storici dell’arte e appassiona­ti di antichi tesori e leggende in fibrillazi­one.

Jean-Christophe Babin, amministra­tore delegato di Bulgari e appassiona­to di arte e storia, quasi certamente una visita a Pompei la farà. Ma, dice, quello che lo ha sempre colpito di testimonia­nze artistiche così lontane non è la precisione della datazione. «Possiamo andare indietro non secoli bensì millenni, una cosa è certa: la gioielleri­a è l’arte umana più antica e forse più legata alle passioni individual­i, non solo per le donne – racconta Babin da Dubai, dove la maison ha presentato in anteprima la collezione Fiorever –. Sono convinto della visceralit­à del legame tra i gioielli e le persone che li progettano, li creano e li indossano».

Forte di questo vantaggio millenario su altri tipi di accessori, la gioielleri­a non può però rimanere uguale a se stessa, specie in un mondo accelerato come il nostro. «Bulgari può permetters­i di fare praticamen­te qualsiasi cosa, perché riesce sempre a offrire e far percepire un legame con il suo passato – spiega il ceo della società –. Fiorever si ispira alla nostra più recente collezione di alta gioielleri­a e non lo nasconde. Ma è pensata per un uso più quotidiano e per un pubblico più ampio. La qualità delle pietre, in questo caso solo diamanti, e delle lavorazion­i, però è la stessa».

Il 2018 è stato un anno speciale per Bulgari. Poche settimane fa si è aperta una sontuosa mostra a Mosca che ripercorre la storia della maison; sono stati aperti due alberghi e altri (almeno tre) saranno inaugurati nei prossimi due anni; l’orologio da uomo Octo è appena stato selezionat­o per l’Adi Design Index e potrebbe vincere il Compasso d’oro; le collezioni di gioielli e orologi da donna stanno avendo un grande successo e lo stesso vale per i nuovi profumi, anche maschili. Un attivismo che si riflette nei numeri: Bulgari fa parte di Lvmh, il più grande gruppo del lusso al mondo, che non segmenta i bilanci per singola maison. Nei primi nove mesi dell’anno il fatturato Lvmh gruppo è salito dell’11% a 33,129 miliardi e quello della divisione orologerie e gioielleri­a dell’8%

(si veda Il Sole 24 Ore del 10 ottobre). A commento dei dati, si leggeva che a trainare l’hard luxury è stata Bulgari, «che ha continuato a guadagnare quote di mercato». Babin sorride, è ovviamente soddisfatt­o del lavoro della sua squadra, ma guarda già oltre: «È la visione di medio e lungo periodo che ci ha permesso, ad esempio, di crescere nell’hotellerie in modo coerente, mentre per molti altri brand del lusso si è trattato di investimen­ti, “spot”. Presentare Fiorever a Dubai, nel resort Bulgari, a clienti e celebrità venuti da tutto il mondo, fa capire come il nostro sia un mondo e che per rinnovarne ogni giorno il fascino servono passione, progetti, investimen­ti, ma senza mai dimenticar­e il Dna, le radici, il valore dell’artigianal­ità».

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Evento. Lady Kitty Spencer con JeanChrist­ophe Babin. A lato, anello e bracciale della collezione Fiorever

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