Buzzi Unicem, in Russia e Usa investimenti nella distribuzione
Sfruttare l’articolazione internazionale del business. Poi: investire nell’ampliamento, e maggiore efficientamento, della distribuzione. Sono tra le priorità di Buzzi Unicem, di cui la “Lettera al Risparmiatore” ha incontrato i vertici, a sostegno della sua attività.
I nuovi Capex
Già, l’attività. In alcuni importanti Paesi il gruppo di Casale Monferrato, anche per spingere i volumi non così soddisfacenti, ha deciso d’investire dei danari, per l’appunto, nella distribuzione. Così è, ad esempio, riguardo agli Usa. Gli Stati Uniti rappresentano il primo singolo mercato della multinazionale italiana. Nel primo semestre del 2018 l’America è stata caratterizzata da conti in rallentamento. I ricavi e il Mol reported sono calati. Le stesse voci (al netto di cambi e voci non ricorrenti) sono risultate rispettivamente in leggero rialzo (+0,7%) e in diminuzione (-13,6%). Si tratta di un mix di risultati che, in linea di massima, ci racconta come sul fronte della redditività abbiano pesato il rialzo dei costi energetici, degli oneri generali e della stessa distribuzione. Riguardo, invece, alla top line ha giocato un ruolo fondamentale(oltre all’euro-dollaro) il maltempo. Soprattutto nel MidWest e Texas, dove Buzzi ha una forte presenza. Al di là, però, dell’andamento metereologico anche l’inattesa debolezza dei volumi in vendita ha recitato la sua parte. Di qui la volontà di ampliare, e rendere più efficiente, la distribuzione. La società, tra il 2018 e il 2020, prevede d’investire circa 35 milioni di dollari. L’impegno, a ben vedere, riguarda la movimentazione via treno del cemento: dall’ammodernamento dei terminali di stoccaggio all’intervento sulle rotaie fino agli snodi interni agli stabilimenti.
Ma non è solamente l’America. Il focus sul network distributivo, in realtà, coinvolge la stessa Russia. Qui Buzzi ha messo a budget un impegno intorno ai 25 milioni di euro. L’esborso, a ben vedere, riguarda in grande parte il miglioramento della distribuzione via treno. Ma comprende anche il parziale ammodernamento delle sue fabbriche.
Ciò detto, quali gli obiettivi economico finanziari nelle due aree in questione? Rispetto alla Russia, nel medio periodo, il gruppo indica che, a cambi costanti, il target è di fare risalire del 50% la redditività. Riguardo, invece, agli Stati Uniti Buzzi prevede che a fine 2018 il Mol ricorrente, denominato in dollari, dovrebbe essere leggermente inferiore allo scorso anno.
Fin qui alcune indicazioni sulla distribuzione. La società, tuttavia, è concentrata anche su un altro aspetto:la diversificazione geografica. La riprova è costituita dalla recente operazione in Brasile. Nel Paese carioca Buzzi ha concluso un accordo con Grupo Ricardo Brennand per l’acquisizione del 50% di Bcpar (controllata da Brennand Cimentos) proprietaria di due cementerie. L’operazione, da un lato, comporta l’immediato esborso di circa 150 milioni di euro; e, dall’altro, dà vita ad una joint venture paritetica su Bcpar tra Buzzi e Brennand Cimentos. La strategia dell’azienda italiana è, per l’appunto, articolare maggiormente la presenza all’estero. In questo modo viene limitato il carattere ciclico del suo business. E non solo. L’esposizione a mercati “emerging” consente di cogliere una domanda potenzialmente maggiore rispetto a quella di Paesi più consolidati industrialmente.
Al di là di ciò, tuttavia, il Brasile attraversa un periodo socio-economico difficile. La volatilità della congiuntura è notevole e l’operazione con Bcpar può volere dire assumersi rischi eccessivi. Buzzi Unicem rigetta la considerazione. Dapprima perchè l’investimento effettuato non è piccolo ma neanche elevato. Inoltre perchè, spiega sempre l’azienda, l’esposizione al quel mercato avviene in maniera graduale. Oggi c’è l’acquisto del 50% di Bcpar. Poi solo dall’inizio del 2023 prenderà il via il meccanismo di put/call che, anche in funzione dello stesso andamento della società, potrà portare Buzzi al 100% della realtà brasiliana. Ciò detto può ulteriormente obiettarsi che il settore locale del cemento è ancora debole: dal picco massimo del 2014 (71,7 tonnellate) si è scesi ai 53,8 milioni del 2017. Corretto dice Buzzi. E tuttavia, ribatte la società, da una parte le stime sul 2018 indicano una sostanziale tenuta rispetto all’anno precedente; e, dall’altra, l’attesa è per una ripresa del settore.
Il mercato domestico
Dalla presenza internazionale all’Italia. Nel mercato domestico, è noto, persiste una sovracapacità produttiva. Si tratta di un contesto che crea problemi alle imprese cementiere nostrane, Buzzi compresa. Quest’ultima dal 2012 chiude i conti legati al Belpaese con il Mol in rosso. Adesso, però,la situazione è destinata a cambiare. Il gruppo infatti conferma il break even a livello di Ebitda ricorrente sull’intero 2018 per l’Italia. Il risultato è l’effetto di un mix di fattori. Dapprima c’è il positivo contributo di Cementizillo (società acquisita nel giugno 2017). Inoltre aiuta la leggera ripresa del settore delle costruzioni. Senza dimenticare, infine, la razionalizzazione nel calcestruzzo: Buzzi non serve più direttamente le regioni di Sardegna, Sicilia e Puglia. Oltre, poi, ad essere uscita dall’area del bresciano e del Friuli. Un riordino delle attività, unito alle sinergie, che dà i suoi frutti. Ciò detto il consolidamento è comunque destinato a proseguire. Le opzioni sul tavolo sono tre. La prima è una riorganizzazione che coinvolga alcune sue fabbriche; la seconda passa, invece, dallo scambio di asset con altri player (soprattutto stranieri) al fine sempre di ridurre la sovracapacità; l’ultima è lo shopping di una realtà italiana indipendente. A fronte di queste alternative quali le scelte di Buzzi? Il gruppo risponde che le due ultime ipotesi sono quelle da perseguirsi con maggiore sforzo. Al di là però delle future strategie, la previsione del break even sul Mol ricorrente per il 2018 indica che la situazione domestica sia in miglioramento. Sennonché la realtà di settore resta complicata. I problemi di alcuni primari costruttori italiani, uniti alla scarsa attenzione alle “Grandi Opere” da parte del Governo, possono impattare l’attività di Buzzi. La società professa ottimismo. L’azienda, riguardo ai crediti problematici per le difficoltà dei costruttori italiani, indica che quanto già accantonato per le perdite (2,6 milioni) copre, in linea di massima, l’intero problema. Rispetto invece alle “Grandi Opere” Buzzi, da un lato, attende di capire le reali intenzioni dell’Esecutivo; e, dall’altro, sottolinea di essere esposta solo sul “Terzo Valico”. Quindi il gruppo, ricordando che l’85% del suo fatturato è generato all’estero, afferma che non sussiste alcuna seria problematica. In generale, comunque, la multinazionale indica di non volere considerare le “Grandi Opere” in Italia un elemento essenziale per la futura crescita.
Nel mercato domestico l’azienda conferma il target del break even a livello di Ebitda ricorrente per il 2018
La Germania
Quella crescita che Buzzi, sempre nel primo semestre del 2018, ha concretizzato nelle aree di Lussemburgo e Paesi Bassi (Mol in rialzo a 8,3 milioni), Polonia (l’Ebitda margin è arrivato al 21,9%) e Repubblica Ceca e Slovacchia (aumento di 6,3 milioni del Margine operativo lordo). Più articolata invece la situazione in Germania. Qui i dati reported al 30/6/2018 indicano ricavi e Mol in calo. Tuttavia va segnalato che, da un lato, al netto di oneri non ricorrenti e a parità di perimetro l’Ebitda sarebbe salito (+18,4%); e che, dall’altro, si attendono i completi effetti dell’operazione su Seibel&Sohne. Quest’ultima, da maggio, è consolidata a bilancio. Nella prima metà del 2019 la sua fabbrica verrà chiusa, consentendo a Dyckerhoff (controllata tedesca di Buzzi) di rafforzare la posizione nel Paese. Un passaggio che, a regime, avrà un impatto accrescitivo del Mol di 7-8 milioni l’anno. Ciò detto, per il 2018, la redditività ricorrente del business tedesco è attesa in leggero miglioramento. Già, miglioramento. Quali invece le previsioni riguardo l’attività complessiva del gruppo sull’esercizio in corso? Buzzi Unicem, che nel primo semestre ha visto ricavi e Mol in calo ma l’utile netto in rialzo, stima che, fatte salve le incertezze legate ai cambi valutari, l’Ebitda ricorrente del 2018 sarà molto simile a quello del 2017.
IL DEBITO Debito netto al 30/6/2018 è di 894 milioni. Il rialzo dei tassi un problema? La società risponde negativamente: l’88% del debito lordo è a tasso fisso.
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