Boccia: ora il Governo deve correggere il tiro, più risorse sulla crescita
Savona: non c’è alcuna probabilità di default se non per cause esterne al Paese
«È evidente che sia la lettera della Commissione europea sia il declassamento di Moody’s erano nelle cose. La sfida che il Governo deve fare propria è sulla crescita, spiegare l’analisi di impatto di questa manovra, evidentemente correggerla, postando più risorse sulla crescita». Così il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, dal convegno dei Giovani imprenditori a Capri. Per il ministro Paolo Savona, presente a Capri, il debito pubblico italiano è perfettamente sostenibile, non c’è nessuna probabilità di default. «Se un evento accadrà rimarca Savona - accadrà per motivi esterni alla volontà del Paese».
I giovani Confindustria a Capri.
Dal nostro inviato Una manovra debole sulla crescita, il pilastro che rende sostenibile tutta l’impalcatura dell’azione di governo. «È ancora correggibile, ma i tempi sono stretti. C’è una questione temporale che passa per la lettera della Ue e per il downgrade arrivato da Moody’s». Vincenzo Boccia incalza il governo ad agire per vincere la sfida che si è posto: dimostrare che con la crescita si può anche sforare di un punto il rapporto deficitpil. Il metodo è condivisibile, ha ripetuto il presidente di Confindustria: un paradigma di pensiero che parte dagli effetti sull’economia reale, individua gli strumenti e poi interviene sui saldi di bilancio, «come noi diciamo dal 2016».
Ma nei contenuti ci sono molte criticità: «Esiste una debolezza sulla crescita, le risorse non fanno ben sperare, la manovra va cambiata, postando più risorse su questo secondo pilastro. In valori assoluti quello che viene dedicato alla crescita è molto inferiore rispetto a ciò che viene dedicato al contratto di governo». Bisogna «reagire, anticipare, altrimenti la partita è persa». Il governo si dichiara del cambiamento: «Ma il cambiamento potrebbe anche essere peggiore se facciamo errori», ha continuato Boccia, concludendo il convegno dei Giovani imprenditori, a Capri. «Se lunedì, quando riapriamo le fabbriche, lo spread aumenta, il cambiamento è negativo, perché diventa un problema di tasso di interesse e pagheranno di più le famiglie, le imprese, lo Stato. Lo spread è una tassa indiretta».
La lettera della Ue e il declassamento per Boccia «erano nelle cose». Bisogna spiegare l’analisi di impatto della manovra sull’economia reale: «si rischia di arrivare troppo tardi. Più siamo veloci nelle risposte, più calmieriamo i mercati. Se parliamo solo di teoria è evidente che possiamo creare tensioni ed ansie sui mercati». Poco prima il ministro degli Affari europei, Paolo Savona, aveva ipotizzato una crescita del 2-3%: «in linea teorica è possibile, in pratica è da vedere», ha commentato Boccia, che ha rilanciato un confronto serrato con il governo: «deve confrontarsi con chi rappresenta il popolo dell’industria». Come aziende associate, ha continuato, Confindustria rappresenta il 30% del pil, 5,5 milioni di addetti. Dei 550 miliardi di export, 450 arrivano dal manifatturiero: «facciamo bene la nostra parte, siamo la soluzione». Il governo deve accettare «che un grande corpo intermedio come Confindustria non può essere valutato uno a uno, non si può dire che le associazioni sono tutte uguali». Confronto come «anima della democrazia», ha continuato, ringraziando i giornalisti e citando un passaggio di una sentenza della Corte suprema Usa nella causa tra l’ex presidente Richard Nixon e Washington Post e New York Times: «la stampa serve a chi è governato non a chi governa. Le critiche si accettano e alle critiche si risponde, questo è il ruolo dei corpi intermedi dello Stato». Dietro il pensiero economico di Confindustria c’è un’idea di società, aperta e inclusiva, senza chiedere scambi alla politica, ponte tra interessi ed esigenze del paese. «Il governo dovrebbe confrontarsi con noi, ascoltare le nostre proposte, per poi magari cestinarle», ha aggiunto Boccia, parafrasando una frase di Sergio Marchionne: «la politica dovrebbe avere il senso del limite, vogliamo sfidare il governo a trovare un equilibrio tra consenso e sviluppo».
Nella manovra ci sono alcune «misure di parte», come pensioni, flat tax e reddito di cittadinanza. Boccia si è soffermato su quest’ultimo: «bisogna vedere come viene realizzato, se è un ponte per il lavoro oppure se è un sussidio, che non possiamo accettare. Il Sud ha votato per il cambiamento, il lavoro, lo sviluppo, non per i sussidi». Se si vuole la crescita non si può depotenziare Industria 4,0; occorre rafforzare il Fondo di garanzia, pagare i 65 miliardi di debiti della Pa, «altro che prenditori», utilizzare i Pir anche per le società non quotate, far partire le infrastrutture, con un grande piano di opere, anche europeo. Uniti. L’Europa che siamo, è il titolo voluto dai Giovani, guidati da Alessio Rossi. E sulla Ue si è soffermato anche Boccia: occorre una strategia riformista anche nell’Unione europea, che «va resa il luogo ideale e più competitivo al mondo per imprese, giovani e lavoro».
CAPRI
Dal nostro inviato
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«Il debito pubblico italiano è perfettamente sostenibile, non c’è nessuna probabilità di default e non c’è nessun rischio di denominazione». Il ministro degli Affari europei Paolo Savona risponde così a un altro venerdì passato con i rendimenti dei Btp sull’altalena e culminato in serata nel downgrade di Moody’s.
Ma aggiunge: «Se un evento accadrà - riferendosi agli scenari estremi appena respinti - accadrà per motivi esterni alla volontà del Paese».
Davanti alla platea dei giovani di Confindustria, il ministro non si dedica al botta e risposta sulle critiche al programma governativo di politica economica arrivate fitte dai lavori della 33esima Assemblea annuale. «Voi siete interessati alla cronaca dice - io anche per ragioni di età preferisco pensare alla storia». Ma da mercati e agenzie di rating la cronaca incalza, e bisogna occuparsene.
Prima di tutto respingendo al mittente le incognite sul debito. «Abbiamo un’industria esportatrice talmente solida che siamo in grado di far fronte a tutti i nostri impegni argomenta Savona -, e anzi da anni viviamo al di sotto delle nostre possibilità cedendo risparmio privato per 50 miliardi all’anno». Da governare è piuttosto «la confusione di idee e valutazioni» sul mercato, perché «un eventuale aumento dello spread conseguente al downgrade peggiorerebbe la crescita e sposterebbe risorse ai rentier». Non proprio un gran risultato. consiglio dei ministri pomeridiano sulla risposta da mandare domani alla commissione Ue.
Ma a Bruxelles, accanto al carteggio sulla manovra, Savona torna a indirizzare le proposte di riforma della governance riassunte nel documento sulla “nuova Politeia” mandato un mese fa «a nome del governo». Con l’obiettivo di dare alla Bce più poteri di intervento «per statuto, e non per l’ingegno di singole persone» come nel caso di Draghi, e di togliere ai parametri europei quello che secondo lui è un ruolo da «piloti automatici sostitutivi della politica».