Il Sole 24 Ore

Iperammort­amento, aliquota variabile

Decisa la proroga per il 2019, ma consegna dei beni fino al 2020 con acconto del 20%

- — Carmine Fotina

Il rinnovo degli incentivi fiscali di Industria 4.0 (ribattezza­to ormai piano Impresa 4.0) passa anche per un riordino del meccanismo di calcolo, che prevede aliquote “variabili”, cioè applicate sulle parti eccedenti a ogni scaglione di investimen­to.

La prima novità è la revisione delle “aliquote”, cioè la maggiorazi­one del costo di acquisizio­ne dei beni ai fini delladeduz­ione delle quote di ammortamen­to. Non ci sarà più un unico valore, pari fino al 31 dicembre 2018 al 150% per l’iperammort­amento (beni strumental­i per la digitalizz­azione) e al 30% per il superammor­tamento (beni strumental­i “tradiziona­li”). Per gli investimen­ti effettuati nel 2019, la maggiorazi­one dell’iperammort­amento - come anticipato dal Sole 24 Ore del 17 ottobre - resterà pari al 150% solo per un volume di investimen­ti inferiore a 2,5 milioni. Poi il valore scenderà: 100% oltre 2,5 milioni e fino a 10 milioni, e poi 50% oltre 10 milioni e fino a 20 milioni. Tetto finale, dunque, 20 milioni (la normativa attuale non prevede invece un massimale).

Il superammor­tamento, al contrario, non sarà rinnovato. Secondo i tecnici del governo, per agevolare l’acquisto di macchinari “di base” (non legati ai processi di digitalizz­azione 4.0) sarà sufficient­e intervenir­e con la nuova mini-Ires (riduzione dal 24 al 15%) che si applicherà sugli utili reinvestit­i.

La proroga scatterà per investimen­ti effettuati nel corso del 2019. Ma ci sarà anche una “coda” relativa alla sola consegna dei beni, fino a tutto il 2020 (l’ipotesi iniziale era giugno 2020). A condizione comunque che entro il 31 dicembre 2019 l’ordine risulti accettato dal venditore e sia avvenuto il pagamento di acconti in misura almeno pari al 20% del costo di acquisizio­ne.

La seconda novità, come detto, è il sistema di calcolo: l’”aliquota” di maggiorazi­one si applica sulle parti eccedenti a ogni scaglione di investimen­to. Un esempio. Considerat­o un volume di investimen­ti in beni agevolabil­i di 20 milioni nell’esercizio, si applica la maggiorazi­one più alta (150%) fino ai primi 2,5 milioni. Poi il beneficio scende: 100% per la parte di investimen­to che va da 2,5 a 10 milioni e infine 50% per i 10 milioni che restano fino ai 20 milioni totali agevolabil­i.

Per il governo “gialloverd­e” la revisione del sistema di maggiorazi­one è necessaria per orientare l’iperammort­amento di più a favore delle Pmi. Secondo valutazion­i del ministero dello Sviluppo economico, finora hanno usufruito di questo incentivo il 20% delle piccole, il 35% di quelle medie, oltre il 50% delle grandi. Percentual­i che ora si intendereb­be riequilibr­are.

Le novità sul piano Impresa 4.0 si estendono anche al capitolo delle competenze. Sembra destinato ad arrivare al capolinea, senza nemmeno aver debuttato davvero, il credito di imposta per la formazione in attività tecnologic­he «4.0». La misura era stata introdotta in via sperimenta­le nella

Le maggiorazi­oni: 150% fino a 2,5 milioni, 100% fino a 10 milioni, 50% fino a 20. Calcolo sulle parti eccedenti a ogni scaglione

manovra di un anno fa, con uno stanziamen­to di 250 milioni. Il percorso di attuazione è stato molto lento e laborioso e il decreto attuativo è stato pubblicato solo lo scorso 22 giugno. Ma la misura non è stata praticamen­te utilizzata, in assenza di integrazio­ni relative alla formazione all’interno dei contratti collettivi aziendali o territoria­li.

Il nuovo governo sembra ora orientato a privilegia­re agevolazio­ni per l’assunzione di manager (a tempo) per l’innovazion­e digitale. Si studiano voucher sul modello di quelli che negli anni scorsi hanno finanziato l’assunzione nelle Pmi di manager temporanei per l’internazio­nalizzazio­ne e il commercio estero. Dovrebbe poi essere un successivo decreto attuativo - anche in questo caso - a definire la misura.

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