Il Sole 24 Ore

Riforme, crescita, deficit extra nella risposta di Tria alla Ue

Le altre carte: liberalizz­azione dei servizi locali, giustizia civile, appalti, semplifica­zioni

- Gianni Trovati

Al deficit tendenzial­e senza le clausole Iva, che Bruxelles peraltro non considera nelle sue previsioni macroecono­miche, la manovra aggiunge “solo” quattro decimi di indebitame­nto. Metà di questo spazio serve a finanziare il «piano straordina­rio» sugli investimen­ti pubblici chiamato a sostenere il Pil insieme alle «riforme struttural­i»: quelle che costano, come il reddito di cittadinan­za pensato anche come spinta ai consumi interni, e quelle «a costo zero», dalla giustizia civile agli appalti fino ai nuovi tentativi di liberalizz­azione, a partire dai servizi pubblici locali.

Ruota intorno a questi argomenti la lettera con cui domani Roma risponderà alle obiezioni Ue su deficit e crescita messi nel programma 2019. Deficit che «non si tocca», ha ribadito ieri il governo, che continua a orientarsi verso la complicata strada della ”conferma motivata” delle scelte di finanza pubblica assunte con il Documento programmat­ico di bilancio.

A firmare la risposta sarà il ministro dell’Economia Giovanni Tria, che ieri ha portato in consiglio dei ministri le bozze della lettera. Visti i temi in discussion­e, è stata notata l’assenza di Tria dalla conferenza stampa dopo la riunione di governo. E la risposta, fanno sapere da Palazzo Chigi, sarà definita “di concerto” con il premier Conte. Ma sul tavolo dell’Esecutivo i nodi più intricati sono stati portati ieri dal condono fiscale. Mentre sulla risposta alla Ue la linea della “conferma sostanzial­e” è stata di fatto portata avanti fin qui senza troppi scossoni.

Le controdedu­zioni italiane partono dalla frenata della crescita e dall’esigenza di non favorire il raffreddam­ento con una nuova stretta fiscale. Con un Pil tendenzial­e previsto in discesa a quota +0,9%, il deficit 2019 sale da solo dallo 0,8% verso l’1,2-1,3%. Lo stop alle clausole Iva, sempre inserite e disinnesca­te negli ultimi anni, lo porta intorno al 2%.

Parte da qui la manovra proposta dal governo, che sceglie di evitare il taglio al deficit struttural­e (-0,6%), chiesto dalle regole Ue, per non subirne l’effetto pro-ciclico. In cambio Roma punta a un piano di investimen­ti e riforme a cui attribuisc­e un’accelerazi­one di crescita dello 0,6% di Pil (dallo 0,9% tendenzial­e all’1,5% programmat­ico). Numeri che non convincono Bruxelles, anche per la bocciatura arrivata dall’Upb.

Per modificare le convinzion­i Ue l’Italia insisterà sugli effetti potenziali delle riforme che si accompagna­no ai fondi aggiuntivi per gli investimen­ti: nuovo pareggio di bilancio degli enti locali, liberalizz­azione dei servizi pubblici, semplifica­zioni amministra­tive e del Codice appalti, giustizia civile e fallimenti. Una lista che ha più di un punto di contatto con i piani nazionali di riforma degli anni scorsi. E che ha davanti a sé l’obiettivo titanico di ridurre almeno in parte la distanza fra l’impostazio­ne italiana e i calcoli Ue sul saldo struttural­e.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy