Di Maio, la lotta all’evasione per recuperare consensi nella base
La piazza applaude ma restano i malumori sui fronti Tap e Tav
Luigi Di Maio arriva a Italia 5 Stelle sventolando l’accordo sul decreto fiscale: «Non ci sarà nessuno scudo e nessun condono». Al Circo Massimo sono in 30mila, l’arena è piena a metà. Quanto basta per far dire al capo politico: «Stiamo al Governo e ancora riempiamo le piazze. Continuiamo a inondare le istituzioni di brava gente». Il rischio di affrontare la prima kermesse da forza governativa con il “peso” di una maxi-sanatoria è sventato in corner. «In questo ultimo anno abbiamo cercato di tenere sempre alti i valori del Movimento», può sottolineare Di Maio. Che placa la piazza, ma non i malumori striscianti. Come quelli dei pugliesi per il via libera ai cantieri del gasdotto Tap. O come quelli dei piemontesi, che temono una retromarcia anche sulla Tav.
Di Maio sa che deve ringraziare Matteo Salvini. E sa che deve far digerire ogni giorno di più alla sua base l’accordo di governo. Quando sui maxi schermi compare il leader della Lega in diretta dalla conferenza stampa di Palazzo Chigi solo un paio di fischi accolgono le sue parole. Parla il presidente della Camera Roberto Fico, l’anti-Salvini per eccellenza, giù gli applausi. Sfilano i ministri. Danilo Toninelli (Trasporti) ripete che «il nuovo ponte di Genova dovrà essere il simbolo dello Stato perché sono i privati che lo hanno fatto crollare». Barbara Lezzi (Sud) difende i meridionali, «che non sono gente poco onesta che si sta organizzando per rubare il reddito di cittadinanza». Riccardo Fraccaro (Rapporti con il Parlamento) ricorda i Ddl costituzionali sulla democrazia diretta. Sergio Costa (Ambiente) sogna «l’Italia grande parco nazionale». Giulia Grillo (Sanità) rivendica la prime nomine «dove vince il merito». Il tentativo di recuperare le parole d’ordine originarie del Movimento è lampante. Davide Casaleggio vigila, dal palco si invita a iscriversi a Rousseau anche via sms. Oggi sarà la volta del premier Giuseppe Conte. E poi di Beppe Grillo, il garante che ormai guarda la sua creatura da lontano.