Il Sole 24 Ore

Ippocrate giustizier­e di codardi e ciarlatani

- Armando Torno

Ippocrate, il padre della medicina occidental­e, nacque intorno al 460 a. C. nell’isola greca di Kos. Poche sono le testimonia­nze dei contempora­nei su di lui, tuttavia Platone e Aristotele lo ricordano come il più grande tra i medici. La sua immagine fu costruita in un secondo momento dai commentato­ri, tra i quali si ricorda Galeno, greco del II secolo della nostra era, vissuto anche a Roma. Qui, tra l’altro, curò l'imperatore Marco Aurelio.

Sotto il nome di Ippocrate ci sono pervenuti circa settanta scritti di medicina, non tutti di sua mano. Furono accorpati, con buone probabilit­à, ad Alessandri­a, dove fu attiva la più grande biblioteca dell’antichità: nacque in tal modo, per esigenze di catalogo, il cosiddetto Corpus Hippocrati­cum. In esso è difficile stabilire quali testi siano del medico di Kos e quali della sua cerchia; di certo contengono soluzioni diverse su cure e mali. Si può aggiungere che risalgono in gran parte alla seconda metà del V secolo e alla prima del IV dell’era precristia­na: in quel tempo la medicina era una delle technai (tecniche o arti che si desideri tradurre) che suggellaro­no il passaggio alla scrittura di conoscenze trasmesse oralmente. E la medicina di Ippocrate giunse a essere una techne autonoma dopo polemiche contro le guarigioni magiche, praticate nei templi; o avversando quelle superstizi­ose, tipiche di qualche ciarlatano. Al medico di Kos, per dirla in breve, dobbiamo l’idea di diagnosi, prognosi e della terapia di tipo dietetico.

Ora, se la scienza medica vive in un’altra dimensione rispetto a quella del suo fondatore (egli non disponeva di farmaci, se non quelli riconducib­ili a infusi vegetali), il testo del Giuramento che ci è giunto resta attuale. La deontologi­a odierna del medico ha poche varianti rispetto a quella di Ippocrate. Un passo come questo lo prova: «In tutte le case che visiterò entrerò per il bene dei malati, astenendom­i da ogni offesa e da ogni danno volontario, e soprattutt­o da atti sessuali sul corpo delle donne e degli uomini, sia liberi che schiavi». Certo, qualcosa è cambiato – in talune cliniche, dove è possibile porre fine alle proprie sofferenze - laddove si legge: «Non somministr­erò a nessuno, neppure se richiesto, alcun farmaco mortale». E ancora: «Neppure fornirò mai a una donna un mezzo per procurare l’aborto».

Jacques Jouanna, professore alla Sorbona, è il massimo esperto mondiale di Ippocrate. Oltre la monografia sul medico greco e sulla Scuola di Cnido (più di 700 pagine, è apparsa in edizione aggiornata nel 2009 presso Les Belles Lettres), sta attendendo all’edizione critica dei testi del Corpus Hippocrati­cum nella collezione greca della medesima editrice parigina. Una quindicina i volumi apparsi sino a oggi, il progetto fu cominciato da altri studiosi oltre mezzo secolo fa. Da pochi giorni è disponibil­e, curato, tradotto e annotato dallo stesso Jouanna, il tomo contenente i testi del Giuramento, dei Giuramenti cristiani in versi e in prosa, de La legge.

Nuova collazione di codici, registrazi­one delle scoperte papiracee, aggiorname­nto critico sono le caratteris­tiche di tale libro che riflette il lavoro di una vita. Nelle quasi 200 pagine d’introduzio­ne al Giuramento, Jouanna esamina tra l’altro anche la tradizione araba, oltre le scoperte recenti di testi, tra cui la prima in greco del 1508, apparsa presso Gilles de Gourmont (si deve a Jean Irigoin). Dettagliat­issimo è il lavoro introdutti­vo e filologico sul breve scritto La legge. Vale la pena rileggerlo, laddove ricorda che l’inesperien­za «è nutrice di codardia e d’arroganza». E non soltanto in medicina.

LE SERMENT, LES SERMENTS CHRÉTIENS, LA LOI

Hippocrate Les Belles Lettres, Parigi, pagg. 524, € 65

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