Il Sole 24 Ore

GIUDICARE LA PARTE PERDUTA DI SE STESSI

- Roberto Escobar

Fiona Maye (Emma Thompson), “Fi” per il marito Jack (Stanley Tucci), è tutta immersa nella sua funzione di giudice. Il resto, anche l’amore di Jack e per Jack, è ridotto al silenzio. Giunta alla maturità, Fiona si è dimenticat­a delle proprie emozioni, perdendo la metà di se stessa. Di questa diminuzion­e interiore racconta The Children Act - Il Verdetto (The Children Act, Gran Bretagna, 2017, 105’), che Richard Eyre e lo sceneggiat­ore Ian McEwan hanno tratto da un romanzo dello stesso McEwan (La ballata di Adam Henry, Einaudi).

Per Fiona conta solo l’impegno grave e gravoso del giudicare, del rendere giustizia, si tratti di decidere se due gemelli siamesi possano essere divisi, con la morte certa di uno di loro, o si tratti di autorizzar­e un gruppo di medici a compiere una trasfusion­e di sangue contro la volontà di un paziente minorenne. Adam (Fionn Whitehead), così si chiama il paziente, rischia una morte atroce, che solo una trasfusion­e può evitare. Ma Adam è un testimone di Geova, come il padre Kevin (Ben Chaplin) e la madre Naomi (Eileen Walsh). Nel sangue c’è l’anima, sostengono tutti e tre, e il dio della Bibbia vieta di mescolare le anime. In questo caso, come in quello dei gemelli siamesi, Fiona non dovrebbe avere dubbi. Ascoltati gli avvocati, i medici e i genitori, suo compito è applicare principi giuridici, non morali né religiosi. Eppure, quando sta per emettere il verdetto che può salvare la vita di Adam o condannarl­o a morte, esita e si interrompe. Andrà a parlare con lui in ospedale, poi deciderà.

È sorprenden­te questa sua scelta, e non solo rispetto alla prassi giudiziale. Lo è anche perché contraddic­e il silenzio che Fiona ha imposto alle proprie emozioni. Questo silenzio riguarda in primo luogo il suo rapporto con Jack, ma anche quello – che si intuisce vecchio di anni – con Nigel (Jason Watkins), il segretario. Di lui non coglie le attenzioni, le premure, forse l’amore. Fredda e convenzion­ale, lo considera solo per quello che fa e deve fare. Così è il suo mondo interiore, privo di simpatia emotiva, incapace di sentire quello che sentono gli altri. Ma con Adam accade l’inaspettat­o. Lui vuole morire, eppure sorride. E lei gli sorride, nonostante e contro la “convenzion­e” cui è tanto legata. Tornata in tribunale, Fiona pronuncia la sentenza che la legge le impone,

«Il Verdetto - The Children Act» di Richard Eyre Emma Thompson è Fiona May

e che avrebbe pronunciat­o comunque. Adam sarà trasfuso, avrà salva la vita.

L’attimo in cui giudice e adolescent­e si sono incontrati, in cui i loro sguardi si sono “trovati” – non si è davvero visti da qualcuno se non quando lo si guarda –, quell’attimo, dunque, cambia l’una e l’altro. Adam ritrova il gusto per la vita che aveva perso in nome di un principio tanto assoluto quanto assurdo. Fiona inizia o sembra iniziare un cammino di riscoperta della parte dimenticat­a di sé. Niente di simile le è mai capitato dopo un verdetto giudiziari­o. Ora la sua storia di vita si è specchiata in un’altra, ne ha “vista un’altra”, ne è stata mossa, modificata, forse arricchita. Certo più ricco si sente Adam, tanto ricco da pretendere che Fiona lo aiuti ancora a far crescere il suo gusto per la vita. In questa richiesta ce l’impegno nuovo che Fiona è chiamata ad assumersi, o a rifiutare.

Quale sarà la sua decisione, il suo verdetto? Per la prima volta, il giudice che è in lei non ha certezze, né di norme né di princìpi. In ogni caso, ora ha modo di ritrovare la metà perduta di sé.

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