Il Sole 24 Ore

È lo scrittore cinese

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raffinatis sima: la scelta della curatrice, Béatrice de Chancel-Bardelot, è quella di concentrar­si solo sugli unicorni paragonabi­li per ruolo e funzione a quello del ciclo della Dama. Ecco manoscritt­i miniati, acquamanil­i, statuine di unicorni accanto alla Madonna (l’animale diventa presto simbolo cristologi­co), fino agli echi più contempora­nei: da Gustave Moreau, a Le Corbusier, dal fumetto di Toni Ungerer ai costumi di Cocteau, al video di Maider Fortune: un unicorno prende una pioggia torrenzial­e, bianco contro la notte scura, emergendo da un buio bosco e illuminand­olo. Come illumina anche noi ma..., poi torna a sembrareun­cavallo.Forseèlach­iavegiusta. Di tutti gli animali leggendari dell’arte, letteratur­a, folklore e tradizione, l’unicornori­manedigran­lungaquell­oconla più grande presa sulla nostra immaginazi­one. Altri animali favolosi sono palesi invenzioni, presenze nel paesaggio mitico della creazione collettiva. Ma l’unicorno, no, l’unicorno è più di un animale immaginari­o. Sentiamo che è “possibile”, anzi probabile, ancora meglio, auspicabil­e: ci cattura perché una creatura così dovrebbe esistere. Lo cantava Rilke: «Oh! questo è l’animale che non c’è. / Non lo conobbero, eppure l’hanno amato / – L’andatura, il portamento, il collo, / fino alla quieta luce del suo sguardo. / Certo non era. Ma poiché l’amarono divenne / un animale puro...». L’unicorno è il distillato più immacolato della nostra immaginazi­one e, di più, del nostro amore per la bellezza; le rappresent­a nella forma più alta. La sua rivincita, scacciato dal sapere scientific­o dalla zoologia, è stata rientrare dalla porta, più potente, dell’immaginari­o, a ricordarci che il meraviglio­so è parte decisiva della nostra vita. Quella che dobbiamo coltivare più di tutto, a dispetto delle apparenze, contro la trama della vita quotidiana: perché un unicorno, credeteci, prima o poi, appare. Ed è, e lo è sempre stato, del tutto vero: come la finzione.

BOLOGNA PREMIA LE RICERCHE SUL BURGER

VEGANO

 ?? © BIU SANTÉ ?? Yu Hua (nella foto), con “Il settimo giorno” (Feltrinell­i), il vincitore del Premio Bottari Lattes Grinzane 2018 per la sezione “Il Germoglio”, dedicata ai migliori libri di narrativa italiana o straniera pubblicati nell’ultimo anno. Gli altri finalisti erano Andrei Makine (Francia) con “L’arcipelago della nuova vita”(La nave di Teseo); Michele Mari (Italia) con“Leggenda privata” (Einaudi);Viet Thanh Nguyen (Vietnam) con “I rifugiati” (Neri Pozza); e Madeleine Thien(Canada) con “Non dite che non abbiamo niente” (66thand2nd).
© BIU SANTÉ Yu Hua (nella foto), con “Il settimo giorno” (Feltrinell­i), il vincitore del Premio Bottari Lattes Grinzane 2018 per la sezione “Il Germoglio”, dedicata ai migliori libri di narrativa italiana o straniera pubblicati nell’ultimo anno. Gli altri finalisti erano Andrei Makine (Francia) con “L’arcipelago della nuova vita”(La nave di Teseo); Michele Mari (Italia) con“Leggenda privata” (Einaudi);Viet Thanh Nguyen (Vietnam) con “I rifugiati” (Neri Pozza); e Madeleine Thien(Canada) con “Non dite che non abbiamo niente” (66thand2nd).
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