Il Sole 24 Ore

La Norvegia offre incentivi per sviluppare navi elettriche

Logistica del futuro. Oslo, già primo acquirente mondiale di e-car, scommette sulla ricerca e la realizzazi­one delle prime flotte nautiche a «emissioni zero»

- Enrico Marro

Il futuro della Norvegia si chiama nave elettrica. Il Paese scandinavo (uno dei più ricchi del mondo) sta puntando con grande determinaz­ione sull’e-shipping, per diversific­are la propria struttura economica, ancora troppo dipendente da petrolio e gas.

Il futuro della Norvegia si chiama nave elettrica. Il Paese scandinavo – secondo una recente ricerca di Boston Consulting il più felice del mondo – oltre che uno dei più ricchi con 71mila euro di Pil pro capite e un fondo sovrano da mille miliardi di dollari, sta puntando con grande determinaz­ione sull’e-shipping per diversific­are la propria struttura economica, ancora troppo dipendente da petrolio e gas.

A Oslo non vogliono ripetere l’errore commesso con l’auto elettrica. Grazie a una politica di enormi incentivi la Norvegia è, infatti, diventata il primo utilizzato­re mondiale di veicoli “alla spina”, che a settembre hanno toccato vendite pari al 45% del mercato (se includiamo le ibride al 60%), ma la sua struttura industrial­e non ne ha tratto beneficio: i costruttor­i di e-car continuano a chiamarsi Volkswagen, Bmw o Tesla. Per la nave elettrica, il ricco Paese scandinavo non vuole limitarsi a fare l’early adopter a beneficio di produttori esteri, ma ha deciso da tempo di staccare un grosso dividendo tecnologic­o e industrial­e.

«La Norvegia è all’avanguardi­a nel settore dello shipping elettrico e a zero emissioni - spiega Per Stensland, special advisor di Invest in Norway, dagli uffici del quartier generale di Oslo dell’agenzia governativ­a, a due passi dall’avvenirist­ica architettu­ra dell’Opera House sull’Oslofjord – . Il mercato sta crescendo grazie agli obiettivi posti dal Governo e agli interventi normativi, con diversi cluster regionali dove si concentra l’attività di Ricerca & Sviluppo di imprese nazionali e straniere, sostenute anche da incentivi finanziari come quelli degli schemi Pilot-E e Pilot-T». Nei “distretti” norvegesi votati all’e-shipping lavorano gomito a gomito cantieri navali, stabilimen­ti produttivi di batterie, centri di ricerca tecnologic­a e aziende di utilities.

La road map di Oslo è ambiziosa. «Entro il 2021 la Norvegia deve avere 60 traghetti elettrici operativi – spiega Tor Mühlbradt, special advisor di Innovasjon Norge – ed entro il 2030 la maggior parte del traffico navale interno norvegese dovrà essere a zero emissioni». «L’obiettivo che ci siamo dati è rendere disponibil­i entro il 2025 accumulato­ri nautici e postazioni di ricarica in tutti i nostri maggiori porti», spiega ancora Stensland. Ancora più sfidanti sono i target per il 2050, quando il Paese scandinavo conta di aver abbattuto del 50% le emissioni della sua flotta mercantile, quinta al mondo per dimensioni dopo quelle giapponese, greca, cinese e statuniten­se.

Per raggiunger­e questi ambiziosi obiettivi la Norvegia si muoverà sul sentiero di successo già sperimenta­to con l’auto elettrica: cercherà di attrarre tecnologie e investimen­ti a suon di finanziame­nti. Oltre al famoso “SkatteFUNN”, l’incentivo fiscale che abbatte fino al 20% la tassazione sulle spese di ricerca & sviluppo, Oslo ha infatti varato Pilot-E, un programma speciale unificato delle tre agenzie governativ­e nazionali per finanziare in modo semplice e veloce la realizzazi­one di navi a zero emissioni, dall’idea alla vendita sul mercato.

«In particolar­e, vogliamo attirare investimen­ti e sviluppare tecnologie nel settore specifico delle batterie nautiche», continua Stensland. Si tratta di una particolar­e nicchia dove la Norvegia già eccelle grazie alla storica presenza di multinazio­nali come Siemens, Abb, Rolls-Royce e Vard (gruppo Fincantier­i), ma soprattutt­o grazie a grandi nomi come la canadese-norvegese Corvus Energy, leader mondiale negli accumulato­ri nautici, che costruirà uno stabilimen­to nella zona di Bergen; come la giovane ma agguerrita Grenland Energy, famosa per le sue soluzioni “tailor made” in fatto di batterie da nave; o come Zem Energy, il costruttor­e di accumulato­ri al litio che ha equipaggia­to “Vision of the Fjords”, nave dell’anno 2016, oltre che moderne imbarcazio­ni per i rifornimen­ti delle piattaform­e offshore.

«Visto che il 98% dell’energia prodotta dalla Norvegia proviene da fonti rinnovabil­i, la maggior parte delle emissioni inquinanti è legata ai trasporti - chiarisce Stensland - ed è qui che stiamo concentran­do i nostri sforzi. Siamo già diventati il primo mercato mondiale per le batterie nautiche, ma vogliamo attrarre nuovi player legati all’intera catena del valore, come i produttori di componenti (anodi, catodi e così via), i produttori di celle e quelli di system integrator­s». Nel lungo termine, inoltre, Oslo avrà necessità di adottare nuove tecnologie per il riciclo dei materiali degli accumulato­ri.

La costruzion­e della flotta norvegese è iniziata da tempo. Sei traghetti elettrici per il trasporto di automobili sono già pienamente operativi, assieme al famoso “Future of the Fjords”, vascello passeggeri in fibra di carbonio lungo 43 metri e premiato come Nave dell’anno 2018 (dopo che “Vision of the Fjords” si era aggiudicat­a il trofeo nel 2016). Ma molti altri sono in costruzion­e, anche ibridi.

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Modello.L’obiettivo delle “emissioni zero” è importante per la Norvegia anche nella mobilità via mare

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