Il Sole 24 Ore

Banda ultra larga, il governo cambia il piano del 2015

Rischio disimpegno per i fondi Ue: missione della Commission­e in Italia. Da sbloccare 1,3 miliardi, altri 1,2 miliardi risparmiat­i dalle gare Infratel. L’idea di «internet di cittadinan­za»

- Andrea Biondi Carmine Fotina

Il governo studia una rimodulazi­one del Piano banda ultralarga del 2015: 2,5 miliardi per gli investimen­ti degli operatori e per incentivar­e la domanda di connession­i ultraveloc­i. Ue in allarme per il ritardo e faro sui fondi a rischio disimpegno.

La prima notizia è che per l’Europa abbiamo già sprecato la possibilit­à di raggiunger­e i target dell’Agenda digitale su internet veloce. La seconda è che ora l’Italia proverà a correre ai ripari, rimettendo in gioco 2,5 miliardi di euro. La strategia per la banda ultralarga, lanciata dal governo Renzi nel 2015, rischia seriamente di impantanar­si e nelle prossime settimane la Dg Connect della Commission­e Ue verrà a Roma per capire i motivi del ritardo accumulato. L’Agenzia per la coesione ha evidenziat­o come il Piano, parte dell’obiettivo «Tecnologie dell’informazio­ne», sia tra gli interventi che abbassano la media di spesa dei fondi europei 2014-2020 e mettono a rischio i target per il 2018. I primi effetti, a dire il vero, ci sono già stati, visto che il ministero dello Sviluppo economico ha sottratto al programma 177 milioni, trasferend­oli all’asse Pmi, per evitare che al 31 dicembre andassero in fumo. Ora si interverrà sulla rendiconta­zione, storicamen­te l’anello debole della capacità di spesa delle Regioni, e una parte dell’attività sarà “centralizz­ata” a livello ministeria­le. Nel frattempo, si studiano semplifica­zioni per la posa della fibra ottica.

È la Corte dei conti europea a certificar­e che entro il 2020 sarà impossibil­e garantire connession­i da 30 megabit al secondo a tutta la popolazion­e. Tanto meno arrivare alla sottoscriz­ione da parte dell’85% delle famiglie di connession­i oltre 100 Mbps. Due i problemi irrisolti: la velocità di implementa­zione e l’apatia della domanda. Il Piano approvato nel 2015 parlava di un fabbisogno di risorse pubbliche per quasi 7 miliardi. Sul piatto però ne sono stati messi 5,3: 3,5 miliardi dal Fondo sviluppo coesione e 1,8 miliardi di fondi Ue. Una quota di questa dote, pari a 1,3 miliardi, da destinare alle “aree grigie” in concorrenz­a, si è impantanat­a nel negoziato con Bruxelles. Il precedente governo non ha completato il processo di notifica e tocca ora all’attuale Esecutivo chiudere il cerchio. Altri 1,2 miliardi - sempre quota dei 5,3 totali - derivano dai ribassi d’asta ottenuti dalla società pubblica Infratel dopo le prime due gare assegnate al concession­ario Open Fiber (controllat­a Cdp-Enel) che deve coprire le “aree bianche” a fallimento di mercato.

Complessiv­amente dunque 2,5 miliardi, che dovrebbero essere rimessi in circolo per incentivi alla domanda (voucher ad imprese e famiglie per connession­i in fibra) e, se avrà successo il pressing degli operatori, anche per sgravi fiscali a sostegno delle infrastrut­ture di rete. Ma tra i tecnici del governo c’è già chi pensa a spingersi oltre, preconizza­ndo un futuro con “internet di cittadinan­za”, una sorta di diritto gratuito (o a prezzi calmierati) alla banda larga di base da includere nel servizio universale.

Non sarà un percorso in discesa. La partita si incrocia con il dualismo tra Telecom e Open Fiber e gli incentivi che verranno in un modo o nell’altro dovranno tenerne conto. Sul tavolo dell’Agcom c’è il piano di separazion­e legale della rete Tim, secondo alcuni possibile ponte per arrivare a un’infrastrut­tura unica tra gli asset dell’ex monopolist­a - che ha comunicato di aver coperto in banda ultralarga l’80% del territorio nazionale - e quelli di Open Fiber. Per ora al ministero dello Sviluppo hanno aperto il dossier rete, ma con tutte l e cautele del caso: «C’è Telecom che vuole scorporare e vendere la rete in rame - ha detto nei giorni scorsi il ministro Di Maio - Dobbiamo capire prima di tutto se è una cosa ancora attuale». E se è interessan­te ha aggiunto - per poi accelerare sul cablaggio in fibra di tutto il territorio.

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