La famiglia avvia il rinnovo: per Sabrina un posto in Edizione
Il percorso era già stato scritto molto tempo prima della scomparsa di Gilberto Benetton. Ed era stato proprio lui a voler blindare la governance di Edizione in vista di una successione che per numero di componenti e valori in gioco appariva complessa già sulla carta. Pochi i punti fermi, tutti sigillati nello statuto della holding ma sufficienti a garantire un passaggio di consegne in grado di rispettare un equilibrio perfetto tra i quattro fondatori e le rispettive discendenze. Punto chiave, una netta separazione tra gestione e proprietà, con la famiglia chiamata a rivestire il ruolo di puro azionista sedendo direttamente nel board della cassaforte attraverso i quattro rappresentanti degli altrettanti rami famigliari. Così ora, dopo l’ingresso di Massimo Benetton, erede di Carlo, toccherà a Sabrina entrare nel cda di Edizione. È stabilito infatti che solo i discendenti in linea diretta possano prendere posto in consiglio, privilegio non concesso a terzi salvo il voto favorevole di tre rami su quattro. In molti vedono nel marito di Sabrina, Ermanno Boffa, un candidato capace di supportare la moglie in questo delicato percorso ma spetterà al resto della dinastia decidere se ammettere un’eccezione alla regola. Quel che è certo è che il meccanismo studiato da Gilberto Benetton per una successione light con la scomparsa dell’imprenditore, che per definizione ha sempre ricoperto un ruolo di sintesi, affronta oggi il suo primo vero banco di prova. Al momento non è chiaro se si procederà automaticamente con il subentro di Sabrina, o chi per lei. In prospettiva, però, l’assetto vedrà due rami della famiglia rappresentati dalla prima generazione, Luciano e Giuliana, che a suo tempo hanno sposato in toto la linea di Gilberto sulla separazione dei ruoli, e gli altri due già alle prese con il passaggio di consegne alla seconda generazione. È naturale quindi immaginare che la dialettica, prima ridotta al minimo indispensabile visto che le strategie erano materia di Gilberto, ora tornerà protagonista. Anche perché ci sono diversi nodi da sciogliere. La priorità è sistemare il dossier Atlantia: c’è da completare l’operazione Abertis ma soprattutto va risolto il tema Autostrade per l’Italia. La percezione, all’esterno, è che per superare il momento delicato, politicamente e industrialmente, serva una forte discontinuità sia dal punto di vista manageriale che degli assetti azionari, almeno in Aspi. Si tratta di capire come il nuovo assetto famigliare reagirà alle proposte che arriveranno sul tavolo. Se vorrà accelerare un cambio di marcia dando un segnale forte al mercato che ha già penalizzato fortemente Atlantia (-31% da agosto scorso) oppure se aspetterà la naturale scadenza dei mandati. L’impressione è che in questa fase si guardi con maggior favore a una stabilità complessiva, complice il fatto che il prossimo aprile dovranno essere rinnovati per intero il cda di Edizione, quello di Atlantia e pure quello di Autogrill.
Per la holding ci sono diverse questioni che dovranno essere affrontate. Da un lato la conferma o meno delle prime linee, dal ceo Marco Patuano al presidente Fabio Cerchiai, e dall’altra la volontà delle seconde generazioni, ora in sella, di aver al proprio fianco all’interno del consiglio figure anagraficamente e culturalmente più vicine al loro modo di pensare. Copione simile anche per le controllate con la differenza che, almeno nel caso del gruppo infrastrutturale, il rinnovo richiederà riflessioni più puntuali. Questi mesi saranno dunque spesi, in seno alla famiglia, per disegnare la governance e per valutare se possa essere o meno riproposto quel vecchio progetto firmato da Gianni Mion che vedeva i Benetton nel ruolo di una sorta di fondo sovrano con posizioni di minoranza in asset redditizi e di grandi dimensioni. Così come bisognerà capire se sarà necessario scegliere all’interno della dinastia una nuova figura di sintesi capace di sostituire Gilberto, per molti il candidato naturale è Alessandro Benetton, oppure avviare una nuova fase più collegiale.