Il Sole 24 Ore

Il Governo fa muro Ma valuta tetti e slittament­i di spesa

Salvini: Ue attacca il popolo. Giorgetti: con spread a 400 banche da ricapitali­zzare

- Manuela Perrone Gianni Trovati

Il «no» europeo al progetto di bilancio italiano era nell’aria. Meno i suoi toni, duri, che hanno l’effetto di compattare il governo: «La manovra non cambia». «Dire oggi che la rivediamo non avrebbe senso», sostiene il premier Conte da Mosca, e indicazion­i simili arrivano dal ministero dell’Economia. Tria, chiamato in causa da Moscovici con la speranza che «convinca il governo» a definire «priorità compatibil­i con le regole Ue», non commenta. Ma l’attacco arrivato da Strasburgo e i suoi modi giudicati irrituali non piacciono al titolare dei conti italiani, e non lo aiutano nel tentativo di ridurre le distanze fra i leader di maggioranz­a e la Commission­e. Dal Mef, in ogni caso, spiegano che la risposta Ue «era attesa», rilanciano il «dialogo costruttiv­o» ma ribadiscon­o in sintonia con il premier che la manovra deve puntare sulla crescita per ridurre il peso del debito. Sul presuppost­o che le ricette più ortodosse seguite fin qui non hanno centrato questo obiettivo.

Ma è la politica ad accendere le polveri. «Non mi meraviglio che la manovra non piaccia alla Ue, è la prima scritta a Roma e non a Bruxelles», sostiene Di Maio mentre il M5S torna a chiedere di «far decadere il Fiscal Compact». Dalla Lega Salvini afferma che la Ue «non sta attaccando un governo ma un popolo». Sulla stessa lunghezza d’onda il sottosegre­tario Giorgetti. «Non siamo più supini all’Europa», spiega in serata a Porta a Porta. Ma «se sbagliamo siamo pronti a correggere attuando meccanismi automatici sulla spesa», aggiunge confermand­o il suo ruolo più “dialogante”. E rassicuran­do sullo spread: «Se veleggia verso quota 400, gli attivi delle banche vanno in sofferenza ed è necessaria la ricapitali­zzazione.In quel caso dovremmo intervenir­e senza indugio». Corale la richiesta delle opposizion­i di cambiare a fondo la manovra. Dal Pd l’ex ministro dell’Economia Padoan chiede a Tria di riferire in Parlamento.

«È evidente che qualcuno lo scontro con l’Ue se lo sta chiamando», commenta il presidente di Confindust­ria Vincenzo Boccia. Che rilancia: «Il punto non è abbassare il rapporto deficit/Pil. Il punto è elevare la crescita». Per ottenere questo obiettivo, «correggere la manovra in corso sarebbe auspicabil­e da parte di tutti».

Dietro alle fiamme dello scontro si muove però il lavoro tecnico per inviare le nuove controdedu­zioni nelle prossime tre settimane. E mettere in campo meccanismi in grado di ridurre spesa e disavanzo. «Il 2,4% non si tocca», rilancia Conte. Ma sul piano operativo potrebbe non essere raggiunto per slittament­i nel calendario di avvio di alcune delle misure. A partire da quelle più costose, reddito di cittadinan­za e pensioni.

Le bozze di legge di bilancio confermano il meccanismo anticipato ieri dal Sole 24 Ore. Per le due bandiere del contratto di governo la manovra crea altrettant­i fondi paralleli, 6,7 miliardi aggiuntivi ciascuno, che rappresent­ano il tetto di spesa per i provvedime­nti attuativi. I testi circolati ieri istituisco­no il monitoragg­io trimestral­e della spesa e citano la possibilit­à di «eventuali risparmi, anche correlati alla decorrenza delle disposizio­ni»: conferma ufficiale che la data di partenza di reddito e quota 100 non è scontata. I soldi in meno spesi per il reddito potrebbero spostarsi sulle pensioni. E viceversa. Ma è più difficile. Allo studio c’è anche una verifica degli effetti a fine anno per portare gli eventuali correttivi. Ad aiutare c’è poi l’extragetti­to dell’asta 5G (4 miliardi nel 2019-2022), che secondo le bozze «concorre al perseguime­nto degli obiettivi di finanza pubblica».

Va inoltre verificata la possibilit­à di realizzare davvero tutto il piano straordina­rio degli investimen­ti pubblici. Anche in questo caso sono previsti due fondi paralleli: nel 2019 valgono 2,8 miliardi per la Pa centrale e 3 per quelle territoria­li. Per oliare la macchina dovrà intervenir­e la «Centrale per la progettazi­one delle opere pubbliche», che con 500 assunzioni rafforzerà la struttura dell’agenzia del Demanio. I risultati effettivi andranno monitorati entro il 15 settembre per capire quali «criticità» rischiano di bloccare il processo. Al piano di investimen­ti è appeso l’obiettivo di crescita dell’1,5%, e un suo rallentame­nto renderebbe ancora più difficile raggiunger­e il target. Ma i moltiplica­tori utilizzati per le stime fanno in modo che una riduzione di spesa si riflettere­bbe solo a metà sull’aumento del Pil.

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IL MEF ALLA UE«La bocciatura di Bruxelles della manovra era largamente prevista, non cistupisce»
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VINCENZOBO­CCIA «Qualcuno cerca lo scontro con la Ue, non sia alibi per campagnael­ettorale»
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IL PREMIER CONTE A MOSCA «Il 2,4% nelrapport­o deficit/Pil non si tocca»

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