Borse nella bufera, lo spread BTp-Bund risale a 319 punti
Giornata di vendite. Pesa l’incertezza geopolitica globale: cade Wall Street, Borse Ue ai minimi da 2 anni, petrolio giù del 4%. La scure di Moody’s si abbatte su banche e aziende italiane
L’effetto sollievo sui BTp per la bocciatura “soft” di Moody’s, che ha tagliato il rating ma ha mantenuto stabile l’outlook, è stato di breve durata. La decisione della Commissione europea di respingere al mittente la legge di bilancio italiana, benché attesa, ha infatti provocato una nuova ondata di vendite sui titoli di Stato italiani che ha vanificato il recupero messo a segno nelle ultime sedute. Lo spread, che in mattinata era sceso sotto quota 300, è così risalito oltre quota 319 in una giornata fortemente orientata all’avversione al rischio che ha visto i mercati azionari globali registrare pesanti perdite ovunque. A partire dalle piazze che in questi anni hanno trainato il mercato come Francoforte o Wall Street con ribassi consistenti sui settori, come la tecnologia, che in questi anni hanno messo a segno le performance migliori. Il tutto nella giornata in cui Moody’s, a mercati chiusi, ha aggiornato (in gran parte declassando) i rating di 12 istituzioni finanziarie italiane e di sei società.
La rotazione da azioni a bond
Cosa ha innescato le vendite? C’è chi segnala le tensioni tra Stati Uniti e Cina sul tema del commercio, i rischi geopolitici legati all’assassinio del giornalista saudito Jamal Khashoggi oltre ovviamente al braccio di ferro tra Italia e Ue sulla manovra. Ma il contesto geopolitico, di certo non positivo, è sembrato fare da sfondo a una generale inversione di rotta dei mercati che ha visto gli investitori mettere in atto una chiara rotazione di portafoglio dalle azioni ai bond. In forte calo anche il petrolio, che ha perso oltre il 4% a circa 76 dollari al barile (il Brent). Si è trattato di un movimento di mercato evidente ieri anche se già in queste settimane gli indici avevano dato l’impressione di muoversi in quella direzione. Tra i grandi gestori, non da ieri, ci si interroga sullo stato di salute dell’economia globale. Il ciclo economico negli Stati Uniti è in espansione ormai da 10 anni. Quanto ancora potrà correre il cavallo dopo una simile cavalcata? Le quotazioni ai massimi storici di Wall Street sono giustificate dai fondamentali? Queste sono le domande che si fanno gli investitori che oggi si chiedono se valga ancora la pena puntare ancora sul mercato azionario (con la prospettiva sempre più probabile di un rallentamento dell’economia) o se sia meglio puntare, ad esempio, sul rischio zero dei titoli di Stato americani i cui rendimenti, a lungo compressi per via della politica espansiva della Fed, stanno tornando a livelli interessanti (il Treasury a 10 anni sta oltre il 3% da un mese).
Ed è esattamente una rotazione da azioni a bond che è andata in scena ieri in una giornata che ha visto, sul segmento azionario, perdere terreno soprattutto sui comparti più gettonati. Uno su tutti la tecnologia. Un settore che ha fatto da traino al mercato azionario americano (in 10 anni il Nasdaq ha guadagnato il 170%) e su cui ieri si sono concentrate le vendite. Sia in Europa,dove l’indice settoriale ha perso oltre il 4 per cento. Sia a Wall Street dove ieri è andato in scena un vero e proprio “sell-off” sulla tecnologia con l’indice Nasdaq che è arrivato a perdere oltre il 2 per cento. Il ritorno della volatilità sui listini Usa, fotografato dall’impennata dell’indice Vix, ha influenzato l’andamento degli scambi in Europa. I listini continentali, già sotto pressione in mattinata sulla scia dei forti ribassi registrati in Asia (il Nikkei giapponese ha perso il 2,67% e l’indice cinese Csi 300 ha chiuso in calo del 2,7%) hanno così messo a segno pesanti ribassi chiudendo sui minimi da due anni. Le vendite hanno colpito soprattutto le piazze di Francoforte (-2,17%) e Parigi (-1,69%) mentre Milano si è fermata a -0,86 per cento.
Bene i bond (Italia esclusa)
Come accennato le vendite sull’azionario hanno fatto da contraltare a forti acquisti sull’obbligazionario. Ieri i rendimenti erano in calo su tutti i maggiori bond governativi. A partire dai Treasury americani. Anche in Europa c’è stato un calo generalizzato di cui in mattinata hanno beneficiato anche i BTp il cui rendimento è sceso dal 3,51 al 3,42% con lo spread sotto i 300 punti base. Ma è stato un trend di breve durata. Con la bocciatura Ue e l’apertura di Wall Street sono tornate le vendite e lo spread ha chiuso gli scambi a quota 316 punti.
La scure di Moody’s
Come accennato, dopo il declassamento dell’Italia da parte di Moody’s ieri è arrivato anche lo scontato aggiustamento del rating di 12 istituzioni finanziarie e di 6 aziende. Si tratta di una mossa scontata, legata proprio al fatto che se lo Stato perde affidabilità creditizia di conseguenza la perdono anche le istituzioni più legate alle sorti dello Stato. Così Moody’s ha aggiornato il rating (in molti casi tagliandolo o riducendo l’outlook) di banche e assicurazioni come Intesa, Mediobanca, Bnl, Cariparma o Unipol Sai, di istituzioni pubbliche come la Cdp e Invitalia e di aziende come Eni, Poste, Hera, Italgas, Snam e Terna. UniCredit si è vista abbassare solo l’outlook, mentre per Generali rating confermati.