Il declassamento e le mosse Bce Tempi duri per il rischio Italia
Il downgrade penalizza l’Italia nelle operazioni di rifinanziamento
Il declassamento dell’Italia alla Baa3 di Moody’s, con relativo effetto domino sul rating delle banche italiane, ha consolidato l’alto livello di haircut praticato dalla Bce sul collaterale made-in-Italy utilizzato nelle operazioni di rifinanziamento, che è molto più penalizzante (x3x6 volte) rispetto ad altri bond con rating dalla tripla alla singola “A”. Ma il rischio Italia deve prepararsi a tempi duri anche su altri fronti collegati alla politica monetaria convenzionale e non della Bce.
Da questo mese fino a dicembre il QE è stato ridotto a 15 miliardi mensili totali di acquisti netti (lontano ormai il picco degli 80 miliardi); dal prossimo gennaio Bce/Banca d’Italia si limiterà a reinvestire il capitale dei titoli di Stato italiani acquistati con il QE, scaduti e rimborsati. E prima o poi l’anno prossimo la Bce dovrà praticare un taglio sul reinvestimento dei titoli italiani, dovuto alla nuova chiave capitale dell’Italia scesa dal 17,49% al 17% (senza tener conto della redistribuzione della quota della Grecia) ricalcolata dal gennaio 2019 sul Pil italiano calato negli ultimi cinque anni rispetto al Pil dell’Eurozona. Non da ultimo, dal giugno 2019 qualcosa come 400 miliardi di TLTRO avranno vita residua sotto un anno e le banche italiane (che sul totale di 734,531 miliardi di TLTRO ne avrebbero presi 238,865 miliardi) dovranno alleggerirsi, a meno che la Bce non proponga una nuova TLTRO. Verso la fine del 2019, se il copione della normalizzazione verrà rispettato, i tassi guida della Bce (deposit facilities e main rate) verranno rialzati per la prima volta in sette anni. E tutto questo, al netto dell’andamento dello spread tra BTp e Bund.
Il rischio-Italia infatti ha ripreso ad allontanarsi dalla rating “A”: Moody’s ha appena declassato l’Italia alla Baa3, questo venerdì è atteso il verdetto di S&P’s che come minimo potrebbe modificare l’outlook da stabile a negativo, considerato il declassamento delle aspettative. Fitch ha già tagliato l’outlook da stabile a negativo lo scorso agosto, mentre DBRS ha tolto l’ultima singola “A” all’Italia nel gennaio 2017. La Bce, che altro non può fare ma utilizzare i rating per calcolare l’haircut del collaterale, continua dunque ad applicare ai titoli italiani emessi dallo Stato, dalle banche e alle cartolarizzazioni covered bond il livello Step 3 equivalente alla “BBB” rispetto allo Step1-2 che spazia dalla AAA alla A: così un titolo di Stato italiano con vita residua di 10 anni ha un haircut dell’11,5% contro il 3% di un bond governativo con la A, le obbligazioni bancarie 36% contro 12,50% e il covered bond 26% contro il 4,5 per cento.
á@isa_bufacchi
FRANCOFORTE