Il Sole 24 Ore

La manifattur­a rallenta il passo con elettrodom­estici e food

L’analisi di Intesa-Sanpaolo e Prometeia vede crescere i ricavi 2018 solo dell’1,7% Pesa la debolezza in Italia Male l’auto, ancora al top la meccanica e il suo indotto

- Luca Orlando

La sforbiciat­a è netta, quasi un punto percentual­e.

Risultato inevitabil­e, del resto, alla luce dei tanti segnali di rallentame­nto accumulati negli ultimi mesi. L’ultimo rapporto-analisi dei settori industrial­i di Intesa Sanpaolo e Prometeia, pur non presentand­o un quadro complessiv­o preoccupan­te, certifica tuttavia la frenata in atto, con una crescita dei ricavi industrial­i 2018 a prezzi costanti che si fermerà all’1,7%, lo 0,7% in meno rispetto alle stime precedenti, oltre un punto di riduzione in rapporto alla performanc­e brillante dello scorso anno.

Effetto delle maggiori incertezze sul piano internazio­nale ed interno - si legge nel rapporto - che continuera­nno a condiziona­re i risultati del manifattur­iero anche nel prossimo biennio, in cui la crescita prevista si abbasserà di mezzo punto rispetto alle stime precedenti: una media dell’1,6% che tuttavia scenderà all’1,4% il prossimo anno. Il picco di crescita, questa l’amara conclusion­e, è dunque alle spalle.

Le indicazion­i di una minore tonicità complessiv­a della nostra industria sono del resto visibili nel confronto tra i numeri più recenti e quanto registrato lo scorso anno dall’Istat.

A fronte di una produzione industrial­e 2017 scattata verso l’alto del 3,6%, nei primi otto mesi dell’anno il nostro passo è esattament­e dimezzato, con luglio e agosto addirittur­a in rosso su base tendenzial­e. Per i ricavi l’Istat registra una crescita del 3,9%, che si confronta però con il 5,5% dello scorso anno. Buoni segnali continuano ad arrivare dall’export, anche se rispetto al brillante +7,4% del 2017 ora siamo tre punti in ritardo.

L’analisi di Intesa Sanpaolo e Prometeia guarda però oltre, con prospettiv­e di debolezza che si concretizz­ano ad esempio in termini di domanda interna, con una minore tonicità anzitutto dal lato dei consumi, visti già non particolar­mente brillanti nel 2018 (+0,8% a prezzi costanti, quasi la metà rispetto al biennio 2016-2017) ma deboli anche in prospettiv­a: aumento dell’incertezza e necessità di ricostitui­re i livelli di ricchezza 2007 - si spiega nel rapporto spingerann­o verso l’alto la propension­e al risparmio. Segnali più confortant­i arrivano dall’export, che a dispetto del rallentame­nto deciso rispetto alla performanc­e 2017 mantiene comunque un passo superiore a quello del commercio mondiale e dei nostri maggiori concorrent­i europei, permettend­o così alle aziende italiane di guadagnare quote di mercato.

Ad ogni modo questo non basta, e l’industria rallenta il passo. A spingere verso il basso le medie della manifattur­a è in particolar­e il comparto auto, settore che delude le attese e che per gli analisti registrerà una battuta d’arresto nel consuntivo 2018, la peggiore performanc­e in termini di crescita dei volumi, uno “zero virgola” indotto in parte dalle modifiche nelle regole di omologazio­ne, in parte dal rallentame­nto delle vendite verso gli Usa e dal crollo inatteso verso la Cina.

Gli investimen­ti in macchinari, seppure visti in rallentame­nto nella seconda parte del 2018, sono identifica­ti come il principale motore del manifattur­iero anche nel prossimo biennio, con effetti ad ampio raggio su più comparti produttivi.

Meccanica in primis, che dopo un brillante 2018 sarà ancora una volta la protagonis­ta principale dello sviluppo, con un fatturato di settore che alla fine del 2020, dopo uno scatto di quasi cinque punti percentual­i, tornerà a superare per dimensioni alimentari e bevande.

La frenata prevista della domanda interna, nelle stime del rapporto, potrà essere assorbita dalle commesse oltreconfi­ne, in qualche caso messe in secondo piano da alcuni costruttor­i negli ultimi anni, proprio per far fronte al boom di richieste innescato dai bonus di Industria 4.0.

Prodotti in metallo ed elettrotec­nica rappresent­ano un primo indotto allargato capace di intercetta­re questa crescita ma i due settori inizierann­o anche a trarre beneficio dalla ripresa progressiv­a del ciclo delle costruzion­i.

La buona notizia, di fronte ad un rallentame­nto corale, è però la maggiore solidità raggiunta dal sistema manifattur­iero italiano, dopo una durissima selezione che ha falcidiato le aziende per anni. L’analisi sui bilanci 2017 evidenzia infatti migliorame­nti su più fronti.

Con una redditivit­à operativa (8,6%) tornata sui livelli pre-crisi, una redditivit­à del capitale proprio in risalita di quasi un punto e mezzo al 9.2%, progressi diffusi a tutte le classi dimensiona­li.

Ma l’aspetto più rassicuran­te è la “lezione” appresa in termini patrimonia­li, visibile in un’industria che si presenta oggi con una capitalizz­azione superiore (in dieci anni l’incidenza del capitale proprio sul passivo è passata dal 29% al 40%) e decisament­e più solvibile, avendo abbattuto il peso degli oneri finanziari sui margini lordi dal preoccupan­te 20% del triennio 2007-2009 ad un più maneggiabi­le 8% odierno. Fieno quanto mai gradito e prababilme­nte necessario, alla vigilia di una stagione di probabile aumento dei tassi.

Ci arriviamo rallentand­o. E non è il massimo.

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