Comuni, dopo il bando periferie rilancio sugli investimenti
La riforma del pareggio, 250 milioni alle Province e rinegoziazione dei mutui
L’accordo sul Bando periferie che prova a superare lo stop imposto dal Milleproroghe è solo l’antipasto. Ora il piatto forte è la manovra, che ai sindaci riuniti da ieri a Rimini nella 35esima Assemblea nazionale Anci offre una speranza e una preoccupazione. La prima è nella riforma del pareggio di bilancio chiamata a sbloccare in modo strutturale l’utilizzo degli «avanzi di amministrazione», cioè i “risparmi” degli anni precedenti bloccati dai vincoli di finanza pubblica. Il timore è legato invece agli effetti della «pace fiscale» sui bilanci locali, dove in particolare si nasconde gran parte dei vecchi crediti fino a mille euro stralciati in automatico (valgono fino a 4 miliardi di euro; si veda il servizio a pagina 27).
«Quella sul bando Periferie non è stata una battaglia dei sindaci, ma per i diritti dei nostri cittadini», ha scandito il presidente dell’Anci Antonio Decaro agli amministratori riuniti a Rimini, dove domani è atteso anche il premier Giuseppe Conte. E dove a concentrare l’attenzione sarà la manovra con il suo ricco capitolo dedicato agli enti locali e al rilancio dei loro investimenti.
Le bozze circolate ieri, prima di tutto, confermano la riforma del pareggio di bilancio. Come anticipato su queste pagine nelle scorse settimane, scompaiono i vincoli che fin qui hanno bloccato l’utilizzo degli avanzi, perché dall’anno prossimo si applicheranno solo le regole previste dalla riforma del 2011 (Dlgs 118). Tradotto, significa che il risultato di amministrazione viene calcolato fra le entrate che rilevano per il rispetto di finanza pubblica, e di conseguenza il suo utilizzo non incide negativamente sul saldo finale, che deve essere «non negativo». Anche gli enti in disavanzo potranno applicare le quote «vincolate, accantonate e destinate» del risultato di amministrazione, per un importo non superiore a quello del disavanzo da recuperare nel primo anno.
La riforma cancella una giungla di adempimenti che hanno impegnato fin qui amministratori e revisori dei conti: il controllo sul pareggio sarà unico, con la certificazione che ogni anno viene allegata al rendiconto. Il resto dei controlli sarà garantito dagli invii obbligatori dei numeri alla Banca dati della Pa (Bdap).
Nelle bozze, oltre al fondo investimenti e alla cabina di regia di supporto alla progettazione (si veda pagina 3), arriva anche la traduzione in legge dell’intesa con le regioni su 4,2 miliardi di investimenti in cinque anni, 250 milioni all’anno in più alle Province, la rinegoziazione dei vecchi mutui Cdp trasferiti al Mef e la possibilità di ottenere un’anticipazione finanziaria con la richiesta di avviare il pre-dissesto, senza la necessità di attendere il via libera della Corte dei conti.