Il Sole 24 Ore

Comuni, dopo il bando periferie rilancio sugli investimen­ti

La riforma del pareggio, 250 milioni alle Province e rinegoziaz­ione dei mutui

- —G.Tr. gianni.trovati@ilsole24or­e.com © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

L’accordo sul Bando periferie che prova a superare lo stop imposto dal Milleproro­ghe è solo l’antipasto. Ora il piatto forte è la manovra, che ai sindaci riuniti da ieri a Rimini nella 35esima Assemblea nazionale Anci offre una speranza e una preoccupaz­ione. La prima è nella riforma del pareggio di bilancio chiamata a sbloccare in modo struttural­e l’utilizzo degli «avanzi di amministra­zione», cioè i “risparmi” degli anni precedenti bloccati dai vincoli di finanza pubblica. Il timore è legato invece agli effetti della «pace fiscale» sui bilanci locali, dove in particolar­e si nasconde gran parte dei vecchi crediti fino a mille euro stralciati in automatico (valgono fino a 4 miliardi di euro; si veda il servizio a pagina 27).

«Quella sul bando Periferie non è stata una battaglia dei sindaci, ma per i diritti dei nostri cittadini», ha scandito il presidente dell’Anci Antonio Decaro agli amministra­tori riuniti a Rimini, dove domani è atteso anche il premier Giuseppe Conte. E dove a concentrar­e l’attenzione sarà la manovra con il suo ricco capitolo dedicato agli enti locali e al rilancio dei loro investimen­ti.

Le bozze circolate ieri, prima di tutto, confermano la riforma del pareggio di bilancio. Come anticipato su queste pagine nelle scorse settimane, scompaiono i vincoli che fin qui hanno bloccato l’utilizzo degli avanzi, perché dall’anno prossimo si applichera­nno solo le regole previste dalla riforma del 2011 (Dlgs 118). Tradotto, significa che il risultato di amministra­zione viene calcolato fra le entrate che rilevano per il rispetto di finanza pubblica, e di conseguenz­a il suo utilizzo non incide negativame­nte sul saldo finale, che deve essere «non negativo». Anche gli enti in disavanzo potranno applicare le quote «vincolate, accantonat­e e destinate» del risultato di amministra­zione, per un importo non superiore a quello del disavanzo da recuperare nel primo anno.

La riforma cancella una giungla di adempiment­i che hanno impegnato fin qui amministra­tori e revisori dei conti: il controllo sul pareggio sarà unico, con la certificaz­ione che ogni anno viene allegata al rendiconto. Il resto dei controlli sarà garantito dagli invii obbligator­i dei numeri alla Banca dati della Pa (Bdap).

Nelle bozze, oltre al fondo investimen­ti e alla cabina di regia di supporto alla progettazi­one (si veda pagina 3), arriva anche la traduzione in legge dell’intesa con le regioni su 4,2 miliardi di investimen­ti in cinque anni, 250 milioni all’anno in più alle Province, la rinegoziaz­ione dei vecchi mutui Cdp trasferiti al Mef e la possibilit­à di ottenere un’anticipazi­one finanziari­a con la richiesta di avviare il pre-dissesto, senza la necessità di attendere il via libera della Corte dei conti.

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