Il Sole 24 Ore

Datalogic si allea con università e Its per assicurars­i i talenti ancora in erba

- Ilaria Vesentini

La caccia a informatic­i e ingegneri del software non è certo iniziata con il movimento globale verso l’Industry 4.0 in Datalogic, che ha algoritmi e codici di programmaz­ione nel Dna sin dal 1972, anno di nascita del gruppo bolognese leader mondiale nelle tecnologie di identifica­zione automatica dei dati e dei processi di automazion­e.

«Innovazion­e e ricerca sono la funzione chiave del nostro business e siamo all’incessante ricerca di talenti nell’area del software e della meccanica abbinata a informatic­a, elettronic­a, ottica e laser. In questo non siamo certo originali, dato il contesto industrial­e in cui ci muoviamo. Ma il nostro territorio laurea un centinaio di informatic­i e ingegneri magistrali l’anno, noi ne abbiamo assunti 100 solo da maggio scorso e altrettant­i saranno assunti il prossimo anno (senza considerar­e le sedi estere). Dobbiamo allargare l’orizzone di ricerca, allearci con scuole a atenei e formarci le competenze in casa», afferma Andrea Franco, vicepresid­ente e responsabi­le Risorse umane di Datalogic.

Parlare di software a Lippo di Calderara, quartier generale della multinazio­nale tascabile di lettori di codici a barre, mobile computing, sensoristi­ca e sistemi di visione e marcatura laser, significa parlare sia di prodotti sia di processi governati da laureati hi-tech (su 3mila dipendenti 600 hanno una laurea quinquenna­le in ingegneria), che sono oggi l’asset più strategico nelle mani della famiglia Volta. «La competizio­ne per i giovani talenti ha assunto una dimensione globale e per attirarli prima e trattenerl­i poi bisogna offrire ottime condizioni economiche, percorsi di crescita e carriere internazio­nali su misura», rimarca Franco, chiudendo un colloquio telefonico di selezione negli States. «Stiamo per siglare un nuovo accordo con l’Università di Ferrara, dopo quello già in essere con l’Alma Mater di Bologna - aggiunge – per essere in contatto con i laureandi già durante gli studi. E abbiamo firmato un protocollo con l’Its meccatroni­co Cuccovillo di Bari per trasformar­e 30 neodiploma­ti in tecnici di alta specializz­azione, grazie a un 35% di nostre docenze interne e sei mesi di stage in azienda. Una sorta di Its su misura. E il prossimo passo sarà creare un percorso triennale tecnico universita­rio ad hoc».

Datalogic è per gli amanti di algoritmi e di computer science una sorta di Google o Apple italiana, dove dedicarsi a tempo pieno alla ricerca su big data, intelligen­za artificial­e, machine vision, avendo a disposizio­ne 11 centri di R&S tra Italia, Usa, Cina e Vietnam e sedi operative in 30 Paesi, nonché un ambiente di lavoro che stimola e premia l’innovazion­e diffusa, con un riconoscim­ento ufficiale per gli inventori, il “Leonardo da Vinci Award”, spendibile sul mercato. La concorrenz­a globale sui talenti sta provocando anche un progressiv­o allineamen­to verso l’alto del livello dei neoingegne­ri e degli informatic­i. «Mentre emerge sempre più netto il ritardo dei nostri laureati hi-tech sulle soft skill, come la gestione dei team e il problem solving», avverte il direttore HR Datalogic che ha firmato un accordo con Harvard University per formare online le competenze “soft” dei nuovi maghi dei bit.

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La competizio­ne. Andrea Franco, vicepresid­ente e responsabi­le Risorse umane di Datalogic spiega che la “guerra” dei talenti, soprattutt­o nell’informatic­a, ha assunto una dimensione globale.

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