In Zucchetti un nuovo ingresso al giorno per sostenere la crescita
Oggi tocca a Noemi, 22 anni, in arrivo dall’hinterland milanese. Ieri invece è arrivato Nicola, 35enne di Torino. L’assegnazione di badge e scrivanie ai neo-assunti è ormai diventata attività di routine, in Zucchetti da tempo non fa più notizia. Da ormai tre anni, per ogni giornata lavorativa, in media si registra un nuovo ingresso nel gruppo, arrivato a superare la soglia delle 4mila unità.
In nove mesi sono già stati 200 i nuovi ingressi ma la “fame” di competenze non è affatto esaurita, con ricerche che spaziano da web designer a sistemisti Linux; da software developer a programmatori. «Al momento abbiamo 120 posizioni aperte - ci racconta Cristina Zucchetti, presidente della holding e responsabile delle risorse umane - che come molte aziende fatichiamo a trovare. Del resto, in Italia vi sarebbe spazio per 60mila addetti all’anno solo nell’area informatica ma il nostro sistema scolastico ne produce purtroppo molti meno». Per ovviare a queste difficoltà il gruppo, età media 36 anni, per il 44% donne, ha deciso di agire anche direttamente, avviando un’Accademia interna che eroga cinque settimane di formazione a potenziali candidati, mentre in parallelo allarga il raggio delle proprie ricerche anche ben oltre la Lombardia, con incursioni sempre più frequenti anche nelle università del Sud. «Non ci sono altre strade - aggiunge perché diversamente non saremmo in grado di assecondare il nostro sviluppo». Rilevante, in effetti.
Dire che il passaggio generazionale dal fondatore Domenico ai suoi figli qui abbia funzionato è un eufemismo, espressione inadeguata per raccontare ciò che è accaduto dal 2008. Periodo in cui dipendenti e fatturato (466 milioni) del gruppo lodigiano sono più che raddoppiati, grazie ad un mix di crescita organica e acquisizioni, che nel 2018 accelerano in modo esponenziale. Partita 40 anni fa nei software per le dichiarazioni dei redditi, Zucchetti si è progressivamente allargata ad altri prodotti, dai pacchetti per la gestione delle risorse umane (7 milioni di cedolini al mese) agli applicativi gestionali o logistici, per sbarcare ora anche nel mondo del cloud e di internet delle cose.
Il motore della crescita? Una rapida occhiata al bilancio della spa, che presenta un patrimonio netto superiore ai pur robusti ricavi, offre già una prima importante spiegazione. «In 40 anni - racconta il presidente Alessandro Zucchetti - non abbiamo mai distribuito un dividendo alla famiglia. Abbiamo scelto di reinvestire tutto rafforzando il business e rinnovando i prodotti: crediamo nell’azienda e di conseguenza la ricchezza prodotta resta qui». Dalla sala riunioni dell’ultimo piano del nuovo quartier generale del gruppo, dieci milioni di investimento per l’edificio più alto di Lodi, si ha già una prima percezione fisica dell’utilizzo delle risorse. Ma è solo la punta dell’iceberg, per un gruppo che impegna oltre un migliaio di persone nelle sviluppo di nuovi prodotti e che vede come principale vincolo alla crescita proprio la capacità di trovare personale in misura adeguata, esperti di software e programmatori che possano affrontare le crescenti richieste del mercato. Ma anche per un gruppo abituato alle crescite a doppia cifra il 2018 rappresenta un’eccezione, con una raffica di acquisizioni che spinge il perimetro dei ricavi verso quota 600 milioni di euro. «Ne abbiamo già realizzate una dozzina - aggiunge Alessandro - e credo che entro fine anno arriveremo a 20 operazioni».
Investimenti in Italia per entrare in nuovi settori contigui (ad esempio i software per gli hotel) ma anche all’estero, che al momento vale circa un quinto dei ricavi del gruppo. Impegno di oltre 100 milioni di euro che ha convinto la proprietà a sfruttare la stagione d’oro dei tassi di interesse per ricorrere infine al debito bancario. «Per noi in effetti è una novità assoluta - aggiunge Alessandro - perché fino allo scorso anno quella posta di bilancio era pari a zero. Ma in effetti da tempo gli istituti ci “corteggiavano” e le condizioni ci sono parse interessanti». Redditività delle vendite stabilmente a doppia cifra (37 milioni di utile lo scorso anno) e robusti flussi di cassa consentono di gestire i nuovi impegni, confermando la strategia stand alone. «Banche d’affari e private equity? Sì, devo dire che in passato ci cercavano spesso - conclude Alessandro - ma ora credo abbiano desistito, sanno che non vendiamo. Noi proseguiamo così, con l’obiettivo di continuare a crescere. Anni fa ipotizzavo come target di lungo termine un miliardo di euro di ricavi e pareva un pensiero strano». Ora, in effetti, non tanto, a patto di continuare a trovare il personale necessario.
Nell’area informatica vi sarebbe spazio per 60mila addetti all’anno, ma la scuola ne produce molti meno