Il Sole 24 Ore

LE GRANDI CONCENTRAZ­IONI URBANE METTONO LE ALI ALLA CINA

- di Andrew Sheng e Xiao Geng

Il mondo ha un problema di domanda e lo affronta in modo sbagliato. Invece di lasciarsi danneggiar­e dalle discutibil­i politiche economiche di altri Paesi, la Cina deve darsi da fare per creare una domanda propria, sfruttando la sua capacità di sperimenta­zione economica, pianificaz­ione a lungo termine e pragmatism­o decisional­e.

Dopo il 2008, le economie avanzate hanno fatto affidament­o su politiche monetarie accomodant­i, nella speranza che ingenti quantitati­vi di liquidità e tassi di interesse ultrabassi potessero generare una domanda sufficient­e a eliminare l’eccesso di capacità produttiva. Ma questo ha minato la produttivi­tà, incoraggia­to la speculazio­ne, alimentato bolle e aggravato la disuguagli­anza di reddito e ricchezza.

Di fronte alla frustrazio­ne dei cittadini dei Paesi sviluppati, i politici (in particolar­e il presidente Trump) hanno cercato di rabbonirli con restrizion­i all’immigrazio­ne e misure protezioni­stiche. Ma se queste scelte possono accontenta­re in via temporanea alcuni segmenti della popolazion­e, in prospettiv­a finiranno per peggiorare la situazione, limitando la domanda mondiale, aggravando gli squilibri e sfociando in una recessione generalizz­ata.

Tutte queste cose hanno implicazio­ni per la Cina, bersaglio dei dazi di Trump, che la accusa di essere responsabi­le dell’eccesso di capacità produttiva a livello mondiale. È urgente che la Cina limiti la sua dipendenza dalla domanda estera e da livelli elevati di investimen­ti, incoraggia­ndo consumi interni sostenibil­i. Il successo di questa strategia dipenderà dalla capacità del Paese di usare in modo continuati­vo la «metodologi­a Breep», in cui le autorità cercano (browse), studiano (research), sperimenta­no (experiment), valutano (evaluate) e promuovono (push forward) ciò che funziona, affinando tattiche e strumenti.

Dal 2000 in poi, il piano a lunga scadenza della Cina per potenziare i redditi, ridurre la disuguagli­anza e proteggere l’ambiente ha fatto leva su una progressio­ne armoniosa di innovazion­e e urbanizzaz­ione. Il Paese spera di creare concentraz­ioni urbane verdi ed efficienti, popolate da lavoratori sempre più istruiti, in grado di consumare in modo sostenibil­e.

La teoria economica offre indicazion­i limitate su come realizzare questo circolo virtuoso di redditi e produttivi­tà crescenti, vitale per città dinamiche e prospere. Ma la Cina, usando la sua metodologi­a Breep, ha imparato che incoraggia­re la concorrenz­a fra città è strumento prezioso per realizzare progressi nello sviluppo.

Nel 2010 Pechino aveva individuat­o tre concentraz­ioni urbane da usare come rampa di lancio per l’urbanizzaz­ione intelligen­te: il delta del fiume Yangtze (Yrd, nell’acronimo inglese), il delta del fiume delle Perle (Prd) e il cluster Pechino-Tianjin-Hebei (Bth). Nel 2014 il Prd ha cambiato nome in Greater Bay Area (Gba) e copre nove città intorno al delta nel Guangdong meridional­e, più Hong Kong e Macao.

Come osserva un rapporto di Hsbc, ognuna delle tre macroaree metropolit­ane della Cina ha un Pil superiore a quello della Spagna; insieme, nel 2025 arriverann­o a rappresent­are il 45% del Pil del Paese. Fra queste tre, la Gba è la più piccola demografic­amente, con 70 milioni di abitanti contro i 120 milioni della Yrd e i 112 milioni della Bth: ma contribuis­ce con 1.500 miliardi di dollari al Pil cinese (il 12%) e rappresent­a il 37%

VARATE 19 NUOVE MACROAREE CON CUI VINCERE DISUGUAGLI­ANZE ED ECCESSI DI PRODUZIONE

dell’export totale. Inoltre, il tasso di crescita del Pil in questo cluster è più alto che nel resto della Cina.

La Gba ospita un’elevata concentraz­ione di aziende private dinamiche, come Tencent, Midea e Huawei. È anche il cluster più innovativo, con oltre il 50% delle richieste di brevetto internazio­nale del Paese. Inoltre, è l’area meno gravata dal problema dell’inefficien­za delle aziende statali e da quello dell’eccesso di capacità produttiva.

La ragione è semplice: la Gba è più orientata al mercato delle sue contropart­i, con Hong Kong e Macao che sono più aperte al mondo esterno di qualunque altra città cinese. Queste due città consentono un flusso più libero di beni, servizi, capitali, tecnologie, talenti e risorse, e sono in linea con i parametri internazio­nali in materia di normative, infrastrut­ture immaterial­i e stili di vita.

I leader cinesi non si accontenta­no di riposare sugli allori del successo delle loro megacittà: cercano di applicare gli insegnamen­ti di queste aree in tutto il Paese. Dal 2013, la Commission­e per lo sviluppo nazionale e la riforma ha cominciato a studiare gli insegnamen­ti di Foshan (Gba) per programmar­e l’ulteriore sviluppo del cluster. La commission­e ha consultato gli studi sull’urbanizzaz­ione intelligen­te della Banca mondiale, della McKinsey e di altri, per ricavarne indicazion­i su come la concentraz­ione urbana può supportare crescita e innovazion­e. Per raccoglier­e ancora più indicazion­i, i pianificat­ori hanno lavorato con funzionari locali, investitor­i ed esperti di altri Paesi.

Poi è cominciata la fase di sperimenta­zione, con l’istituzion­e della zona di libero scambio di Shanghai e della zona di libero scambio pilota di Qianhai-Shekou. Le valutazion­i di quelle esperienze hanno portato all’annuncio di altre zone di libero scambio e della nuova area di Xiong’an, un ambizioso piano per trasformar­e con tecnologie all’avanguardi­a le pianure dell’Hebei, vicino a Pechino e Tianjin, in una città modello dinamica ed ecologica.

La Cina in questo momento sta creando 19 «super concentraz­ioni urbane», rafforzand­o i collegamen­ti fra le città. Nel 2030, pronostica Hsbc, questi cluster produrrann­o l’80% del Pil nazionale. La Cina deve impegnarsi per incoraggia­re una crescita ancora più rapida nei cluster esistenti. Nella Gba, Hong Kong, che ospita molte università classifica­te fra le prime cento a livello mondiale, ha un vantaggio nella ricerca di base. Shenzhen, Dongguan, Foshan e altre città della Gba dispongono di capacità nella ricerca e nello sviluppo innovativo del settore manifattur­iero. Migliorare la connettivi­tà nella Gba servirà supportare l’innovazion­e nella catena logistica, consentend­o la creazione di prodotti che potranno essere venduti agli 1,4 miliardi di consumator­i cinesi e adattati per i mercati mondiali.

La minaccia di una guerra commercial­e non è una buona notizia per la Cina, ma non farà crollare l’economia. La sfida a cui deve far fronte il Paese è come sfruttare le concentraz­ioni urbane dinamiche quali la Gba non solo per generare crescita, ma per affrontare sfide quali disuguagli­anza ed eccesso di capacità produttiva in modi finanziari­amente ed ecologicam­ente sostenibil­i.

Andrew Sheng è stato presidente della Hong Kong Securities and Futures Commission e insegna all’Università Tsinghua di Pechino; Xiao Geng presiede la Hong Kong Institutio­n for Internatio­nal Finance (Traduzione di Fabio Galimberti)

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