Reply, target 50% di ricavi esteri con la leva del M&A
La società, con le acquisizioni che affiancano il principale sviluppo organico, vuole espandersi oltreconfine Rischio-Italia: per il gruppo la crescita domestica prosegue e la domanda hi-tech è slegata dalla volatilità del Pil
Aumentare l’internazionalizzazione del business, essenzialmente con la crescita organica ma anche attraverso l’M&A. È una delle strategie di Reply a sostegno della sua attività. Il gruppo tecnologico, di cui la “Lettera al risparmiatore” ha incontrato i vertici, alla fine del primo semestre del 2018 era caratterizzato dalla seguente ripartizione geografica dei ricavi: la “Regione 1”, dove l’Italia recita il ruolo da protagonista, incide per il 69,1%; la “regione 2”, appannaggio soprattutto della Germania, pesa invece il 18,5%; la “Regione 3” infine (essenzialmente Gran Bretagna e Paesi di lingua francofona) genera il 12,2% del fatturato (lo 0,2% rimanente è da ricondursi a Breed Reply, l’incubatore IoT).
La rilevanza del Belpaese
Orbene: analizzando più in particolare la rilevanza dei singoli Stati, ci si accorge che il mercato domestico pesa per oltre il 60% sui ricavi di Reply. Si tratta di una percentuale che, da un lato, è calata rispetto a qualche anno fa; ma dall’altro, in seguito al continuo positivo andamento del business in Italia, rimane molto importante. Al che può realizzarsi il seguente ragionamento. I conti di Reply al 30/6/2018 sono stati contraddistinti da ricavi e redditività in rialzo. Il fatturato consolidato è stato pari a 498,1 milioni in aumento del 12,8% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. L’utile operativo, dal canto suo, è salito del 9%.
A fronte del descritto andamento può, però, sottolinearsi una possibile problematicità: per l’appunto l’elevata esposizione di Reply al mercato domestico. I recenti sviluppi economico-politici hanno acceso il faro sul cosiddetto rischio-Italia. Una situazione che, se peggiorasse, potrebbe incidere, ad esempio, sulla congiuntura e quindi impattare il business anche di Reply.
La società, pure consapevole della situazione, fa professione di ottimismo. In primis il gruppo sottolinea che, a tutt’oggi, l’attività domestica prosegue sulla strada della crescita. Inoltre spiega sempre l’azienda, al di là del contesto politico, le imprese, se vogliono continuare a competere, devono investire nella digitalizzazione. Il che crea domanda per consulenza e servizi da parte di gruppi come Reply. Infine la società ricorda che, da prassi, il 20% o 30% delle singole commesse viene dato all’esterno a realtà terze. Un meccanismo che crea un cuscinetto difensivo nell’eventuale ipotesi di rallentamento delle richieste da parte della clientela.
Ciò detto Reply, ribadendo di non vedere attualmente alcun serio problema, sottolinea di volere incrementare la sua presenza all’estero. L’obiettivo, nel medio periodo, è arrivare a generare il 50% del fatturato oltreconfine. Si tratta di una strategia che avviene, analogamente al business domestico dove l’M&A non è contemplato, soprattutto in via organica. Seppure l’accelerazione è prevista anche grazie alle acquisizioni.
L’attività di M&A
Già, le acquisizioni. La società, nell’aprile scorso, ha assunto il controllo della statunitense Valorem, azienda attiva nei servizi a valore aggiunto del cloud computing. Più di recente, poi, ha realizzato lo shopping di Cspi in Germania dove, peraltro, non è da escludersi l’ipotesi di ulteriori mosse. Al di là delle singole operazioni l’approccio all’M&A da parte di Reply segue alcune linee guida. I target potenziali sono piccole realtà, costituite da team di 100-200 persone con ricavi tra 1030 milioni di euro. Inoltre in linea di massima, salvo eccezioni finalizzate a non lasciarsi scappare un’importante occasione, vengono esclusi i turnaround. Poi: i settori in cui maggiormente si analizzano i dossier, da un lato, sono quelli delle tecnologie tradizionali dei grandi vendor (dal cloud computing all’intelligenza artificiale fino all’IoT); e, dall’altro, riguardano comparti innovativi quali, ad esempio, le interfacce per la realtà virtuale o aumentata. Infine, con riferimento alle zone geografiche, Reply indica di guardare con più attenzione agli Stati Uniti, alla Germania e ai Paesi Ue di lingua francofona. Un po’ più di prudenza, invece, viene risposta rispetto alla Gran Bretagna.
In un simile contesto il risparmiatore sottolinea un aspetto: il rischio d’esecuzione. Si tratta di una problematica insita nelle attività di M&A che, ad esempio, può impattare la marginalità dell’acquirente. Una preoccupazione per Reply? Il gruppo risponde negativamente. La società, ribadendo che la sua espansione è essenzialmente organica, sottolinea che le singole operazioni sono di piccole dimensioni. Quindi, anche grazie alla sua struttura organizzativa a “rete”, da una parte l’eventuale problema sarebbe circoscritto al settore in oggetto; e, dall’altra, non impatterebbe in maniera significativa il bilancio consolidato. Inoltre, dice Reply, il track record nell’M&A mostra la sua capacità nell’integrare con efficacia le nuove realtà. Realtà, peraltro, rispetto alle quali è ben vero che il gruppo hi-tech acquisisce subito la maggioranza qualificata per le assemblee straordinarie. Ma, allo stesso tempo, spesso conferma il management della società acquisenda per agevolarne l’integrazione.
Lo sviluppo del business
Fin qui alcune considerazioni rispetto all’espansione estera e all’M&A. Quali però le attività su cui la società punta con maggiore forza?
La risposta richiede di ricordare l’oggetto sociale del gruppo. Su questo fronte Reply divide il business in tre aree: la prima sono le cosiddette “Tecnologie”. Queste ricomprendono l’attività di “System integrator”, in particolare con i software dei grandi produttori hi-tech. Ci sono poi le “Applicazioni”. Cioè, in linea di massima, le soluzioni verticali per le aziende. La terza area, infine, è costituita dai “Processi”. Qui è ricondotta la consulenza. Ebbene: al 30 giugno scorso le “Tecnologie” valevano il 56,1% dei ricavi; le “Applicazioni”, dal canto loro, pesano per il 33,2% i “Processi” il 10,7%. Rispetto a 12 mesi prima si nota l’incremento dell’incidenza delle “Tecnologie”, vale a dire del “System integrator”. Una dinamica che prosegue? La risposta è articolata. In linea di massima il progressivo, ma lento, aumento del peso sul fatturato delle “Tecnologie” è plausibile. Ciononostante Reply ribadisce che, più o meno, la tripartizione rimarrà ai livelli esistenti. Il key driver del settore è la domanda di tecnologie da parte delle imprese. Un andamento che innesca la richiesta di servizi e soluzioni trasversali a tutte le aree di business.
L’azienda sviluppa soluzioni su attività di frontiera come l’intelligenza artificiale o la realtà aumentata
Le tecnologie
Quel business che, all’interno del trend di fondo della digitalizzazione dell’economia, è tra le altre cose focalizzato sull’ Industria 4.0 (anche con software di proprietà ad esempio nella logistica). Oltre a quest’impegno c’è poi il focus su ulteriori aree: dal cloud computing all’intelligenza artificiale fino alle nuove interfacce (realtà virtuale e aumentata) la blockchain, la cyber security e l’Internet delle cose. Insomma: il gruppo è attivo su molteplici fronti dell’innovazione tecnologica.
Sennonché esistono anche problematiche. Una di queste è che nell’importante settore del cloud computing i grandi vendor tendono a proporre prodotti standardizzati. Un’evoluzione che, per alcuni esperti, ha quale conseguenza il limitare l’attività dei system integrator, compresa Reply. La società non condivide l’obiezione. Il gruppo, pure confermando il fenomeno, sottolinea che i servizi e le applicazioni legati alla “nuvola informatica” sono tantissimi e in continua evoluzione. Le imprese hanno bisogno di un soggetto terzo in grado di conoscerle e adeguarle alle loro esigenze. Reply, quindi, sottolinea di non vedere alcun particolare problema rispetto al tema in oggetto.
Al di là di ciò quali le prospettive del gruppo sul 2018? La società, dopo il positivo primo semestre dell’anno, indica di essere ottimista sull’intero esercizio in corso.