Chi attenta al mondo ideale? Un attore!
Ritorna, ed è una festa, un grande fumettista e illustratore italiano assente dalle librerie da almeno trent’anni. Faceva parte dello storico gruppo di Valvoline (con Mattotti, Burns, Igort che hanno tenuto a disegnare per il suo nuovo album tre immaginiomaggio accortamente inserite da Carpinteri dentro la storia che narra) e ha scritto e disegnato uno dei “classici” del genere, Polsi sottili, che meriterebbe una nuova edizione se già qualcuno non ci ha pensato.
Ritorna con una storia degna della sua fantasia surreale e aguzza, inventando una Atlantide sottomarina ma non troppo, di persone gentili e di tartarughe sapienti, un’ideale mondo delle origini sovrastato però da un’umanità che lo ignora ma non è ignorata. Al punto che l’attore più celebre e amato di Aquatlantic ha un enorme successo irridendo il mondo di sopra, la sua (la nostra) orrida volgarità. Fino a quando non aderisce troppo al personaggio e diventa come quello, ne assume idee e modi provocando parecchi guai e mettendo in forse la pace di Aquatlantic. Ci penseranno le tartarughe sapienti a rimettere le cose a posto, anche se con lo scotto, per loro, di ritrovarsi infastidite da un eccesso di calcare.
Carpinteri è un cultore ed erede delle avanguardie storiche italiane e russe, dei grandi pittori del futurismo, e muove con fredda sapienza linee e colori sì da fare di ogni grande tavola una sorta di quadro ricco e complesso, ma più freddo che caldo, più mosso che fermo, acido e spettacolare, giallo verde blu arancione, e più irritante che accattivante, aderente all’idea di spettacolo che Ettore Patria, l’attore megalomane al centro della vicenda, finisce per incarnare. Quanti sono i disegnatori in grado di inventare un mondo, un proprio mondo, partendo dai “classici” novecenteschi del ramo, e muovendosi tra incubo e sogno, tra utopia e distopia? Si spera soltanto che Carpinteri in questi troppi anni di silenzio (di lontananza dal fumetto ma non dall’invenzione grafica) abbia ancora altre storie da offrirci, elaborate nel silenzio del suo studio romano, a confronto con le sue esperienze e le sue fantasie e, beninteso, con quelle dei maestri a cui si è sempre ispirato.