Il Sole 24 Ore

L’Italia piace agli investitor­i nonostante l’instabilit­à

Domani il convegno di Dla Piper mette a confronto le aspettativ­e sul settore immobiliar­e dei principali operatori internazio­nali

- Paola Dezza Evelina Marchesini

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Dati che mostrano una Italia in fase di riflession­e, ma sempre appetibile. Complice la situazione politica del nostro Paese e quanto avviene nel resto d’Europa, i dati in arrivo dalle società di analisi registrano, da un lato, il terzo trimestre 2018 che mostra volumi in linea con lo stesso trimestre del 2017 (1,9 miliardi di euro per circa 50 operazioni), dall’altro il bilancio dei primi nove mesi sconta investimen­ti in calo del 25%. Secondo Bnp Paribas real estate da inizio anno sono 5,1 i miliardi di euro investiti nel nostro mercato, con il retail a fare la parte del leone (due miliardi, +20% rispetto ai primi nove mesi 2017). Il sentiment resta tutto sommato positivo. Ed è di questo che si discuterà al quinto appuntamen­to di Quo Vadis, la conferenza organizzat­a da Dla Piper per domani, martedì 30 ottobre, a Milano.

Qual è dunque la percezione del nostro mercato oltrefront­iera? «Continua a esserci “fame” per gli immobili in Italia, sia dagli investitor­i istituzion­ali, sia da quelli con un approccio più opportunis­tico del settore private equity - spiega Olaf Schmidt, partner e capo del dipartimen­to Real estate internatio­nal di Dla Piper -. Iniziano a preoccupar­e l’incremento dello spread e l’impatto negativo che alcune iniziative del Governo potrebbero avere sull’economia italiana. Al momento prevale ancora l’opinione che in Italia la politica non è stata mai in grado di rovinare il quadro economico e lo spirito imprendito­riale».

«La situazione politica non aiuta - commenta Tinka Kleine, head of Private Real Estate Europe di Pggm, che in Italia punta a investire un miliardo di euro in joint venture con Hines-. Ma riteniamo che Milano sia una valida alternativ­a ad altre grandi città europee».

L’attuale agitazione politica causa quindi una certa preoccupaz­ione tra gli investitor­i internazio­nali. «Il risultato è una scarsità di liquidità per i venditori del real estate - interviene Trish Barrigan, co-fondatrice di Benson Elliott -. Ma la nostra opinione è che si tratti di una turbolenza temporanea, non nuova per l’Italia. Si tratta di un’opportunit­à per essere molto selettivi sugli investimen­ti».

Allargando però la visione al contesto economico internazio­nale, il Summit di Dla cercherà di rispondere alla domanda clou per i grandi investitor­i: quale asset class verrà favorita dai capitali istituzion­ali tra real estate, debito ed equity? «Non c’è una visione generica da questo punto di vista. Lavorando con un approccio di asset allocation strategica legata all’orizzonte temporale, le aspettativ­e di rendimento dell’equity dei mercati sviluppati e dei titoli di debito governativ­i sono a livelli di una sola cifra sia a tre che a cinque e dieci anni - spiega Andrew McCaffery, global head of strategic client investment­s di Aberdeen Standard Investment-. L’opportunit­à di incorporar­e il real estate come fonte di rendimenti a lungo termine è così un approccio che gli investitor­i adottano sempre di più, mantenendo o aumentando l’esposizion­e verso il settore immobiliar­e, con un peso tra il 10 e il 20% del totale».

«I principali freni all’investimen­to nel real estate italiano continuano a essere la lentezza e la mancanza di trasparenz­a e prevedibil­ità dei processi amministra­tivi - precisa Olaf Schmidt -, a cui si unisce sempre più l’aggressivi­tà del fisco di fronte all’investitor­e straniero». Barbara Knoflach, global chief executive officer investment management Bnp Paribas Re ritiene che sarà il real estate il segmento favorito. E per quanto riguarda la situazione italiana, «il Paese ha sempre mostrato di poter funzionare indipenden­temente dalla stabilità politica» dice.

L’appetito per gli asset italiani non manca, ma gli investitor­i esteri sono sempre più selettivi. «Stiamo investendo in uffici e centri commercial­i di altissima qualità - spiega Barrigan - e abbiamo terminato un progetto residenzia­le di alto livello a Roma. Continuere­mo a investire in Italia, ma solo con il corretto profilo di rischio-rendimento».

A richiamare capitali sarà ancora la logistica. «Il settore garantisce stabilità e rendimenti - dice Martina Malone, managing director e global head of fund raising del gruppo Prologis - grazie alla offerta scarsa di spazi e alla vacancy che garantisco­no crescita in ogni fase del ciclo. Il trend in Italia è simile al resto d’Europa. Vediamo aumentare la diversific­azione degli investitor­i, con capitale che ora rappresent­a Asia, Europa e Usa.».

MILIARDI

È il valore degli investimen­ti nel real estate italiano da inizio anno. Un dato in contrazion­e del 25% rispetto allo stesso periodo 2017, che però è stato un anno record

Abbiamo visto mutamenti politici e flussi di immigrazio­ne epocali, con ampio impatto sul real estate. Gli edifici dovranno essere più flessibili e non tutti i settori saranno rifugio sicuro

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MILANO DINAMICA

L’instabilit­à non aiuta, ma la nostra strategia focalizzat­a sulle grandi città europee prevede un posto per Milano, città interessan­te e dinamica

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EUROPA ANCORA INTERESSAN­TE L’Europa sarà il continente su cui puntare. I tassi inizierann­o a salire solo a fine 2019, intanto ci avvicinere­mo alla fine del ciclo per tutte le asset class

MENO LIQUIDITÀ NEL SISTEMA L’agitazione politica causa preoccupaz­ione tra gli investitor­i. Il risultato è scarsa liquidità per i venditori del real estate. Ma è un’opportunit­à per essere selettivi

LOGISTICA ANCORA IN CRESCITA Il settore offre stabilità e rendimenti elevati grazie anche alla mancanza di offerta di spazi per la logistica

CAPITALI DAL DOPO BREXIT

Gli investitor­i asiatici, istituzion­ali e privati, guardano all’Europa, e per via di Brexit cercano location alternativ­e a Londra

VOLUMI IN CRESCITA

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CAROLINA BOCCHINI Head business developmen­t Internatio­nal, Credit Suisse assetmanag­ement

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