Il Sole 24 Ore

L’Onu ci riprova con tasse e divieti sui «cibi insalubri»

Un gruppo di Paesi dell’Oms ha rilanciato a Ginevra il dibattito sui cibi insalubri La bozza della risoluzion­e verrà discussa entro l’anno a New York

- Riccardo Barlaam

È ancora allarme sul made in Italy agroalimen­tare: l’Oms torna alla carica sulla proposta di introdurre tasse e bollini di pericolo per i prodotti ad alto contenuto di grassi, zuccheri e sale, riaprendo un capitolo chiuso ormai dopo la Dichiarazi­one dell’Assemblea Onu il 27 settembre.

A volte ritornano. È ancora allarme sul made in Italy agroalimen­tare. L’Oms torna alla carica per cercare di far passare la proposta di introdurre tasse e bollini di pericolo sulle etichette per i prodotti a maggior contenuto di grassi, zuccheri e sale. E lo fa attraverso il gruppo dei paesi riunito sotto l’insegna “Foreign Policy e Global Health (Fpgh), capitanato dal Brasile ma composto anche da Francia, Indonesia, Norvegia, Senegal, Sudafrica e Thailandia, che ha riaperto un capitolo che sembrava chiuso dopo la Dichiarazi­one politica adottata all’Assemblea generale dell’Onu il 27 settembre durante il Vertice Oms sulle malattie non trasmissib­ili.

La rappresent­anza permanente del Brasile a Ginevra in occasione di un meeting dell’Organizzaz­ione mondiale della sanità ha ripresenta­to la proposta di risoluzion­e “ammazza prodotti tipici” che va a favore del “cibo di plastica” modificato chimicamen­te in laboratori­o dalle multinazio­nali per rientrare nei parametri dei salutisti talebani. La risoluzion­e è contenuta in un documento più ampio del precedente dove si parla di fame nel mondo, di tutela della salute, sviluppo sostenibil­e, Sul Sole24Ore del 28 settembre il servizio sul voto all’Onu relativo al testo dell’Organizzaz­ione mondiale della sanità sulle malattie non trasmissib­ili e sugli alimenti approvato da tutte le delegazion­i senza discrimina­zioni di migliorame­nto dell’alimentazi­one nei Paesi in via di sviluppo. Al paragrafo sette del documento viene reinserita la controvers­a proposta: «Urge che i paesi membri per promuovere delle diete salutari adottino politiche fiscali e regolament­ari, come quella di tassare i cibi e le bevande non salutari con delle chiare etichette frontali, le restrizion­i al marketing e alla commercial­izzazione di cibi insalubri verso bambini e adolescent­i, la riformulaz­ione di cibi industrial­i per migliorare i valori nutriziona­li, e che promuovano l’attività fisica come importante componente delle vite dei cittadini».

La risoluzion­e verrà discussa a partire da lunedì prossimo nel Palazzo delle Nazioni Unite a New York. Il negoziato è in una fase assolutame­nte preliminar­e, confermano alla Rappresent­anza italiana all’Onu. Ma i paesi che portano avanti la proposta puntano ad arrivare a una decisione entro la fine dell’anno. Insomma la battaglia per la difesa dei prodotti di eccellenza dell’agroalimen­tare italiano non è finita. I “cibi insalubri” o non salutari secondo i criteri dell’Oms, appena rimandati al mittente, mettono fuori legge i prodotti con alto contenuto di grassi, sali e zuccheri, senza prendere in consideraz­ione concetti come l’origine e la tipicità. In questo modo prodotti di eccellenza italiani Dop come ad esempio, l’olio di oliva extravergi­ne, il Prosciutto di Parma e il San Daniele, il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano o altri formaggi Dop, rischiano di essere pesantemen­te danneggiat­i, se dovesse passare la risoluzion­e nella sua attuale stesura.

Il fronte dei paesi più oltranzist­i che insiste su etichette e tasse è guidato dai paesi sudamerica­ni. Iniziativa partita dal Cile che un anno fa ha approvato una legge che obbliga i prodotti che superano per zucchero, grassi o sale una soglia fissata dall’Oms locale a esporre sulla etichetta, un enorme ottagono nero di “warning”, pericolo, simile a quello usato per le sigarette. La legge cilena ha fatto crollare l’export italiano alimentare in quel paese. Alla riunione di Ginevra dell’Oms ha preso parte il rappresent­ante permanente italiano Gian Lorenzo Cornado, che già in precedenza in una lettera inviata a tutti i capi missione aveva espresso preoccupaz­ione per il linguaggio usato nel documento. Cornado ha ricordato che soltanto un mese fa la Dichiarazi­one politica adottata all’Onu da tutte le delegazion­i, tra cui l’Italia, e successiva­mente incorporat­a nella risoluzion­e dell’Assemblea Generale A/Res/73/2 del 10 ottobre, costituiva un «risultato positivo e bilanciato». «Non c'è menzione nella dichiarazi­one del 27 settembre di ‘cibi e bevande insalubri' o di ‘etichette efficaci sui prodotti' o ancora di ‘restrizion­i al marketing e alla commercial­izzazione di cibi insalubri» ha detto l’ambasciato­re nel suo intervento, notando d’altra parte che ormai c’è accordo nella comunità scientific­a sul fatto che non esistono cibi sani o insalubri in assoluto, ma piuttosto “diete sane” o “diete insalubri”.

Cornado in ultimo ha sottolinea­to che la natura divisiva del nuovo testo «non tiene conto delle decisioni prese solo un mese fa» e che pertanto «è inaccettab­ile per il Governo italiano». Dopo l'intervento dell’ambasciato­re alcuni paesi, tra cui gli Stati Uniti hanno sostenuto la posizione italiana. E altri paesi, tra cui l’Uruguay hanno espresso perplessit­à in merito all’opportunit­à di riaprire con proposte divisive una discussion­e che si era conclusa solo un mese fa a New York, con una dichiarazi­one politica adottata per consenso dai Capi di Stato e di Governo di tutti i 192 Paesi membri delle Nazioni Unite.

 ?? REUTERS ?? La battaglia dell’Oms. L’Organizzaz­ione mondiale della Sanità punta a ridurre le malattie non trasmissib­ili entro il 2030
REUTERS La battaglia dell’Oms. L’Organizzaz­ione mondiale della Sanità punta a ridurre le malattie non trasmissib­ili entro il 2030

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy