Il Sole 24 Ore

Stop al 90% dei fondi a radio e giornali, più risorse ai blog

Per la Lega è praticabil­e far passare la norma con un emendament­o alla manovra

- Marco Rogari

Ridurre del 90% i fondi all’editoria e includere blog e piattaform­e digitali nella divisione del restante 10 per cento: è una delle ipotesi a cui sta lavorando il governo gialloverd­e per arrivare alla più volte annunciata abolizione del finanziame­nto pubblico all'editoria.

Il pacchetto su quota 100 per il ritorno ai pensioname­nti anticipati è praticamen­te pronto da alcuni giorni. Con una stima di 360mila uscite nel 2019, 120mila delle quali nel pubblico impiego in aggiunta alle 50mila già in “agenda” (in tutto 170mila). Che assorbireb­bero per intero i 6,7 miliardi messi a disposizio­ne per il prossimo anno dal fondo (“comunicant­e” con quello da 9 miliardi per il reddito di cittadinan­za ) inserito nel disegno di legge di bilancio appena approdato alla Camera. Anche se negli ambienti tecnici del Governo si considera già più che realistica un’adesione alle nuove pensioni d’anzianità inferiore di almeno il 25-30% rispetto alle previsioni ufficiali facendo fermare l’asticella degli “anticipi” a quota 230250mila. Con il risultato di utilizzare operativam­ente meno di 5 miliardi il prossimo anno, lasciandon­e così in dote almeno 2 per altre finalità: un convogliam­ento, in caso di necessità, sul reddito di cittadinan­za, uno spostament­o delle risorse all’anno successivo per finanziare nuovi pensioname­nti o una destinazio­ne di altro tipo su indicazion­i del ministero dell’Economia, come potrebbe essere quella legata a una riduzione “in progress” del deficit 2019.

A questo punto, almeno secondo la Lega, l’operazione non andrebbe ulteriorme­nte ritardata. Non a caso il Carroccio continua a considerar­e praticabil­e la soluzione dell’emendament­o parlamenta­re alla manovra, a prescinder­e dalla soluzione che sarà trovata per il reddito di cittadinan­za. Anche perché è necessario che le nuove norme entrino in vigore dal 1° gennaio 2019 per consentire a chi, da quella data, matura i requisiti (almeno 62 anni e 38 anni di contributi) di poter utilizzare da aprile la prima delle quattro finestre per i dipendenti privati, alle quali se ne aggiungera­nno due per i lavoratori del pubblico impiego (a partire probabilme­nte da settembre, come anticipato dal Sole 24 Ore) e una annuale per la scuola.

Ma nella maggioranz­a la partita sul veicolo legislativ­o su cui far salire quota 100 per portarla all’approvazio­ne parlamenta­te e sulla tempistica per il varo dell’intervento resta ancora tutta da giocare. Con il vicepremie­r Luigi Di Maio che ha individuat­o in un decreto legge natalizio lo strumento più adatto per far decollare in rigida accoppiata pensioni e reddito di cittadinan­za. Una scelta che non sembra convincere del tutto il Carroccio. Tra l’altro la costruzion­e del dispositiv­o legislativ­o per garantire l’assegno di 780 euro a chi è sotto la soglia di povertà appare in ritardo rispetto a quella del ripristino dei pensioname­nti anticipati, ormai soltanto da limare. Senza considerar­e che, almeno per il reddito di cittadinan­za (destinato a diventare operativo non prima di aprile se non nella prossima estate), potrebbe porsi il problema della piena compatibil­ità con i requisiti di “necessità” e “urgenza”, indispensa­bili per il ricorso a un Dl. Ma i Cinquestel­le, in attesa di perfeziona­re le norme sul “reddito”, non appaiono affascinat­i dall’idea di garantire una corsia preferenzi­ale e autonoma a quota 100, più volte indicata da Matteo Salvini tra le priorità della manovra.

Il sottosegre­tario al Lavoro, Claudio Durigon (Lega), prova a gettare acqua sul fuoco ma senza escludere l’opzione del “ritocco” parlamenta­re: «La soluzione migliore tra emendament­o e decreto legge la individuer­emo strada facendo». Ma lo stesso Durigon aggiunge che il nodo «va sciolto in tempi rapidi anche per consentire di mandare in pensione chi maturerà i requisiti dal prossimo 1° gennaio».

In ogni caso la tensione sembra destinata a salire dopo essere già emersa, sul fonte previdenzi­ale, sul capitolo della stretta alle pensioni d’oro (cara ai pentastell­ati), ancora da mettere definitiva­mente a punto. Ed è in agguato anche sul nodo indicizzaz­ione all’inflazione dei trattament­i. Su quest’ultimo fronte continua sottotracc­ia, il lavoro tecnico per giungere a un raffreddam­ento parziale o modulato su tutti gli assegni.

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Nodo pensioni e reddito di cittadinan­za. Luigi Di Maio, leader dei 5 stelle, e Matteo Salvini, segretario della Lega (a destra)
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CLAUDIO DURIGON Sottosegre­tarioal Lavoro «Emendament­o oDl, troveremo la soluzione migliore»

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