Spending review soft da 2 miliardi nel 2019
Sui ministeri stretta da 440 milioni. Per le coperture tagli totali di 9,8 miliardi
Una spending review soft. Con un contributo diretto dei ministeri per il 2019 di meno di 440 milioni. Che salgono a poco più di 660 considerando anche la compressione su questo terreno delle uscite in conto capitale (-222 milioni). È quella che emerge dalle tabelle e dagli allegati al disegno di legge di bilancio trasmesso dal Governo alla Camera. Anche se va ricordato che proprio i dicasteri sono stati chiamati in causa per altri 800 milioni a puntellare le coperture del decreto fiscale. Complessivamente, come si afferma nella relazione inviata dal Governo in Parlamento, per le coperture della manovra vengono recuperati circa 2 miliardi «dalla riduzione delle dotazioni di bilancio dei ministeri, per effetto della revisione della spesa, dalla riduzione delle spese militari e da quelle per la gestione dell'immigrazione» (circa 1,4 miliardi nel 2019 e 1,6 dal 2020) e «dalla riprogrammazione di alcuni trasferimenti del bilancio dello Stato» (circa 600 milioni).
Una nuova fase di spending review , dunque, un po’ al di sotto degli obiettivi indicati nelle scorse settimane dal Governo gialloverde. In tutto per garantire le risorse “autonome” necessarie a coprire, insieme ai 21,8 miliardi di deficit, il Ddl di bilancio, dal lato della spesa vengono recuperati 9,8 miliardi: 4,8 dalle uscite correnti e 4,9 miliardi da quelle in conto capitale, chiamate solitamente a spingere gli investimenti. Risparmi che non compensano però le maggiori uscite previste dalla manovra espansiva messa a punto dal Governo che contiene misure con ricadute per 19,5 miliardi per le uscite correnti e per 10,1 miliardi su quelle in conti capitale.
Il costo per le casse dello Stato degli interventi proposti è di 21 miliardi, quasi in linea con il ricorso al deficit deciso dall’esecutivo per far quadrare i conti della manovra. E ad assorbire la fetta maggiore di spesa sono due delle promesse bandiera di M5S e Lega nella campagna elettorale: quota 100 per le pensioni, alla quale vengono destinati 6,7 miliardi il prossimo anno e 7 miliardi l’anno nel biennio successivo e il reddito di cittadinanza sul quale vengono convogliati 9 miliardi nel 2019 (e negli anni seguenti), oltre 2 dei quali recuperati dai finanziamenti per il Reddito d’inclusione (Rei). Ma nella lista delle spese ci sono anche per il prossimo anno gli 1,1 miliardi per il rinnovo del contratto degli statali (0,7 per vacanza contrattuale e perequazione), i 230 milioni per le assunzioni nella Pa e il rifinanziamento dei fondi per le non autosufficienze (100), per la famiglia (100 milioni e per le politiche sociali (120 milioni). Il tutto provoca uno sbilanciamento sul fronte della spesa di 19,8 miliardi in termini di maggiori uscite, a partire da quelle correnti (+14,6 miliardi).
I pensionamenti effettivi si fermerebbero a 230mila, facendo scendere la spesa 2019 da 6,7 miliardi a 5
Per Di Maio un decreto legge natalizio è lo strumento per far decollare pensioni e reddito di cittadinanza