Il Sole 24 Ore

Editoria, fondi ridotti del 90% ma estesi a blog e piattaform­e web

Dal 2020 soppresse riduzioni tariffarie per le spese telefonich­e e postali

- Marco Mobili

Ridurre del 90% i fondi all’editoria e contempora­neamente includere i blog e le piattaform­e digitali nella divisione del restante 10 per cento. È una delle ipotesi cui sta lavorando il governo gialloverd­e per arrivare alla più volte annunciata abolizione del finanziame­nto pubblico all’editoria. Che potrebbe valere un risparmio per lo Stato di 60 milioni di euro nel 2020 e di altri 20 milioni nel 2021.

Tagli all’editoria, di cui ieri è tornato a parlare il vicepremie­r Luigi Di Maio, e di cui un’anticipazi­one è già contenuta nel disegno di legge di bilancio presentato alla Camera. Come prevede l’articolo 57 del Ddl, a partire dal 2020 scatterà la soppressio­ne di alcune riduzioni tariffarie oggi riconosciu­te agli editori come le tariffe agevolate per le spese telefonich­e, postali e per le spedizioni delle rese, nonché la riduzione di alcuni contributi per le imprese editrici e radio tv. Complessiv­amente la spending sull’editoria corrispond­e, come si legge nella relazione tecnica, a un risparmio netto di 28,2 milioni di euro.

Fin qui la stretta già scritta e presentata in Parlamento e che comunque sarà ampliata con nuovi emendament­i già annunciati dal leader 5 stelle. Il primo bersaglio è il fondo per il pluralismo dell’informazio­ne che, oltre ai tagli, verrebbe esteso al sostegno di progetti pubblici e privati che mirano a diffondere «la cultura della libera informazio­ne plurale, della comunicazi­one partecipat­a e dal basso, dell’innovazion­e digitale e sociale, dell’uso dei media, nonché volti a sostenere il settore della distribuzi­one editoriale anche avviando processi di innovazion­e digitale». In poche parole i blog e le piattaform­e “libere”.

Per quanto riguarda invece i tagli ai contributi, la strategia messa a punto con la norma citata prevede un doppio intervento. Nel 2019 gli editori di quotidiani e periodici si vedranno tagliare i contributi del 90%: per chi vende tra 10mila e 350mila copie cartacee il contributo massimo scende da 300mila a 30mila per i periodici e da 500mila a 50mila euro per i quotidiani. Lo stesso taglio vale al crescere degli scaglioni di vendita. Chi arriverebb­e mai a vendere oltre 1 milione di copie otterrebbe un contributo di 250mila euro contro i 2 milioni e mezzo previsti dalle regole attuali. Sul digitale il limite di rimborso scende dal milione attuale a 100mila euro.

L’intervento ipotizzato nella norma in via di definizion­e prevede l’applicazio­ne per il 2019 del limite del 50% dei ricavi come tetto ai contributi per i quotidiani e i periodici espression­e di minoranze linguistic­he. Taglio in arrivo anche per la stampa estera.

Dal 2020, invece, l’intervento ipotizzato dalla norma allo studio punta all’abrogazion­e delle leggi sui contributi alle radio private che svolgono attività di informazio­ne di interesse generale. Ma soprattutt­o verrebbero cancellati i primi 24 articoli della cosiddetta “legge Lotti” sull’editoria che dal 2017 ha riscritto le regole dei contributi all’editoria. Resterebbe in vita del Dlgs n. 70 soltanto la parte che disciplina i contributi per l’editoria speciale periodica per non vedenti e ipovedenti e a tutela di consumator­i e utenti.

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