Kevin Spacey in esilio con 100 milioni di patrimonio
«Meno cose sapete di me, più è facile che vi convinciate che sono il personaggio che interpreto sullo schermo». Così parlò Kevin Spacey nel 1997, fresco vincitore del primo dei due premi Oscar che ha in bacheca. All’epoca, in tutta probabilità, neanche si sarebbe immaginato che un giorno avrebbe dovuto trasformare la sua rinomata riservatezza fuori dal set in un valico protettivo, una trincea, una specie di Fort Alamo all’interno della quale provare a resistere alla curiosità talvolta morbosa dell’opinione pubblica, subito pronta ad accanirsi sull’(anti)eroe in disgrazia, l’idolo caduto, la stella di Hollywood che si eclissa. L’uomo che ha dato il volto allo spregiudicato Frank Underwood è infatti in esilio, da qualche parte tra la California e i Caraibi (le fonti divergono, a riguardo). Un esilio volontario, quello nel quale ha dovuto rifugiarsi dopo essere stato travolto dall’uragano del movimento #MeToo con accuse di molestie sessuali a ripetizione, ma pur sempre esilio. Esilio dorato, d’accordo: le stime fanno riferimento a un patrimonio personale da 100 milioni di dollari, accumulato in 32 anni di carriera per 84 interpretazioni. Fortuna vuole che, poco prima dello scandalo, abbia venduto la sua sontuosa villa losangelina in stile Tudor a 11 milioni di dollari, acquistata 20 anni prima per una cifra non troppo distante dai 2,1 milioni. Soltanto uno degli innumerevoli giochi immobiliari condotti in questi anni dal vecchio Kevin. Che, come Underwood, sa bene che il potere e il mercato immobiliare si somigliano. Contano tre cose: location, location, location.