Il Sole 24 Ore

Con lo stop dopo il primo grado saltano 30mila prescrizio­ni

Il totale dei procedimen­ti estinti dal fattore tempo nel 2016 è stato di 145mila In appello Roma, Torino, Napoli e Venezia totalizzan­o il 50% degli azzerament­i

- Giovanni Negri

Per il penalista Alberto Alessandri, la proposta M5S è puro «populismo giudiziari­o, a rischio di incostituz­ionalità».

Si inasprisce lo scontro sulla prescrizio­ne dopo la presentazi­one dell’emendament­o dei relatori 5 Stelle al disegno di legge anticorruz­ione con il blocco dei termini dopo il giudizio di primo grado. Perché il vicepremie­r Luigi Di Maio insiste, affermando che «lo stop alla prescrizio­ne deve entrare nel decreto “spazza corrotti” perché l'emendament­o del ministro Bonafede è in linea con il contratto di Governo. È la norma contro i furbi». E poi: «In questo Paese i più grandi furbetti del quartierin­o, i furbetti politici, si sono salvati dai processi grazie alla prescrizio­ne, non la povera gente. Tra loro Licio Gelli». E sulle frizioni con la Lega, Di Maio minimizza: «Magari ci sono dei problemi interni alla Lega, non lo so e non mi interessa».

Lunedì l’esame di ammissibil­ità sull’emendament­o, a rischio di bocciatura, ma con un possibile effetto domino visto che potrebbe trascinare con sé anche l’altra proposta, pure eterogenea rispetto alla materia del disegno di legge, non ancora depositata, sulla stretta nel penale tributario.

Intanto è possibile già fare qualche stima sull’impatto che avrebbe l’applicazio­ne della riforma ipotizzata. Stando agli ultimi dati ufficiali disponibil­i del ministero della Giustizia, risalenti al 2016, il congelamen­to del decorso della prescrizio­ne dopo la sentenza di primo grado avrebbe impedito l’estinzione di 26.926 procedimen­ti. Tante sono infatti le prescrizio­ni maturate in appello e in Cassazione. Una quota non certo maggiorita­ria rispetto al totale che è stato di 145.637, in aumento rispetto alle 126.865 del 2015.

Allargando lo sguardo ad anni ancora più risalenti, emerge che le prescrizio­ni erano 219.146 nel 2004 e sono poi andate costanteme­nte calando fino al minimo del 2012, con 113.057; tuttavia negli ultimi anni il numero è tornato a salire. Per quanto riguarda invece i reati maggiormen­te soggetti a prescrizio­ne, almeno sul piano puramente quantitati­vo e non in percentual­e, i dati (a campione) sulla fase antecedent­e il giudizio vede in testa le irregolari­tà edilizie, l’omesso versamento delle ritenute, la guida sotto effetto dell’alcol o senza patente e le truffe. In dibattimen­to, davanti al tribunale ordinario, le prescrizio­ni sono state 31.271 nel 2015 e 31.201 nel 2016.

Molto diversa poi la scomposizi­one, per ufficio giudiziari­o, dei dati. Dove, se si volesse intervenir­e, come la proposta in quota 5 Stelle intende fare, sulle prescrizio­ni successive al primo grado, si potrebbe pensare di dotare di più risorse le Corti d’appello di Roma, Napoli, Torino e Venezia. Da soli infatti questi quattro uffici contabiliz­zano il 50% del totale delle prescrizio­ni maturate nel secondo grado.

I numeri poi confermano il fatto che la maggior parte delle prescrizio­ni si verifica nella fase delle indagini preliminar­i o perché il pm viene a conoscere troppo tardi la notizia del reato o perché è lo stesso ufficio del pubblico ministero a selezionar­e i procedimen­ti stessi, temperando in questo modo nei fatti quell’obbligator­ietà dell’azione penale architrave del nostro ordinament­o giuridico.

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