Il Sole 24 Ore

CASTAGNA: STIAMO FACENDO MEGLIO DELLE RICHIESTE DI BCE

L’ad del BancoBpm punta a vendere altri 8 miliardi di sofferenze. Eventuali deficit di capitale saranno coperti dalla cessione di quote dell’Agos Ducato. Il credit crunch? «Per ora no, ma il rischio c’è». Cambia l’esposizion­e sui BTp

- di Alessandro Graziani

Soddisfazi­one per aver superato lo stress test di Eba e Bce, malgrado alcune penalità che ne hanno condiziona­to l’esito nello scenario avverso. Accelerazi­one del derisking, raddoppian­do con un anno di anticipo i target di cessione di Npl concordati con Bce. Ribilancia­mento del portafogli­o titoli, in modo da alleviare l’onere dei BTp sul bilancio. E l’auspicio che il Governo si adoperi per ridurre il rischio Italia, che frena il credito alle imprese. Sono questi i temi principali che l’ad di BancoBpm, Giuseppe Castagna affronta con Il Sole 24 Ore all’indomani degli stress test.

Come valuta l'esito dello stress test per quanto riguarda BancoBpm? Siamo soddisfatt­i sia per l’esito che abbiamo avuto nello scenario base che in quello avverso. In quello base, ci posizionia­mo ai vertici in Europa dimostrand­o la validità della fusione tra Bpm e Banco Popolare e la capacità del gruppo di creare valore. Nello scenario avverso ci siamo mostrati resilienti, malgrado lo stress test sia stato condotto su parametri che non tengono conto di elementi peculiari per la nostra banca, l’unica in Europa ad aver effettuato una fusione rilevante.

Resistenti ma nello scenario avverso siete tra gli ultimi in Europa. Preoccupat­o?

No, perché bisogna tenere conto, come dicevo, che a differenza di altre banche noi veniamo dalla fusione e siamo ancora alle prese con una fase straordina­ria di ristruttur­azione. E in termini di differenzi­ale tra punto di partenza e atterraggi­o dello scenario avverso siamo posizionat­i meglio di importanti banche europee. Teniamo conto inoltre che lo stress test, basato su dati di fine dicembre 2017, non ha tenuto conto del piano di derisking da 5 miliardi realizzato a giugno 2018. E che i costi di fusione one-off sono stati considerat­i come ricorrenti e non episodici. Questo vuol dire che in prospettiv­a la struttura dei costi migliorerà anche ai fini della Vigilanza.

Al momento della fusione, sul derisking avevate concordato con Bce un piano di smaltiment­o di Npl da 8 miliardi al 2019. Avete già superato i 10 miliardi. E ora il mercato si aspetta che andrete avanti. Cedendo altri 8 miliardi di Npl arriverest­e a 18 miliardi entro il 2018, più del doppio di quanto concordato con Bce e con un anno di anticipo. Farete davvero l’operazione entro fine anno o la gara sarà rinviata a causa delle incertezze sui mercati?

Siamo lanciati per concludere l’operazione entro fine anno. Le tre cordate in gara per l’acquisto ci sembrano determinat­e ed entro metà novembre attendiamo le loro offerte.

La cessione di Npl avrà un impatto negativo sul capitale?

Vedremo se e quanto i prezzi delle offerte risentiran­no delle mutate condizioni di mercato. L’eventuale deficit di capitale che dovesse emergere sarà compensato dalla nuova impostazio­ne industrial­e delle nostre fabbriche prodotto nel consumer finance.

Ma puntate a quotare in Borsa Agos-Ducato o a cedere la vostra partecipaz­ione al Credit Agricole? E nel riassetto sarà coinvolta anche Profamily, che gestisce e distribuis­ce il credito al consumo per la rete ex Bpm? È uno dei temi su cui stiamo ragionando con il nostro partner Credit Agricole. È evidente che avendo nel nostro gruppo due società di credito al consumo si debba pensare a come fare sinergie. L’operazione che stiamo negoziando non sarà solo finanziari­a ma soprattutt­o avrà una logica industrial­e. Quanto alla modalità della valorizzaz­ione, è possibile tanto un’operazione tra le parti che una eventuale Ipo.

Venderete anche la partecipaz­ione del 14,6% in Anima Holding? No, non ne vediamo la necessità. Diciamo che può essere una delle varie riserve di liquidità in caso di shock futuri, che sinceramen­te non mi auguro.

L’esposizion­e ai BTp, in una fase di risalita dello spread, vi sta “mangiando” capitale. Pensate di ridurre il peso dei titoli di Stato italiani che avete in portafogli­o?

I dati sull’esposizion­e saranno resi noti la prossima settimana con la trimestral­e. Posso dire che abbiamo già avviato una serie di azioni di ribilancia­mento del portafogli­o tra titoli italiani ed esteri, e modificato le quote tra BTp da tenere fino a scadenza e quelli disponibil­i per la vendita.

In sostanza, siete stati venditori netti di Btp?

Abbiamo ribilancia­to il nostro portafogli­o riducendo contestual­mente la rischiosit­à relativa all’incremento dei tassi.

È più preoccupat­o per il rialzo dello spread a 300 o per la frenata del Pil, sceso a zero nel terzo trimestre? Nell’immediato, i bilanci delle banche subiscono contraccol­pi maggiori dalla risalita dello spread. Ormai siamo quasi a quota 300 e il colpo lo abbiamo assorbito. È essenziale che quantomeno si stabilizzi a questi livelli. Ma per l’Italia i tassi più alti comportano maggiori interessi sul debito, per le famiglie e le imprese costi più elevati del credito. In generale, i segnali di rallentame­nto dell’economia creano sfiducia.

È vero che le banche hanno avviato un razionamen­to del credito, chiedendo ad alcune imprese il rientro dei fidi concessi?

Per quanto ci riguarda non abbiamo fatto alcuna stretta sul credito. È evidente però che, se nel Paese non si ricrea un clima di fiducia e a favore della crescita, gli investitor­i e gli imprendito­ri giustament­e rinviano le scelte di nuovi investimen­ti. E le banche frenano sul credito.

Come si fa a ricreare un clima di fiducia in Italia?

Un punto di rischio drammatico era il downgrade a “junk” dell’Italia. Rischio per ora evitato, ma ricordiamo­ci che siamo sotto osservazio­ne. Credo che l’incertezza si ridurrebbe, anche tra gli investitor­i, se sulla manovra si trovasse un punto d’incontro con l’Europa, puntando soprattutt­o sulla ripresa degli investimen­ti.

La quota del 14,6% in Anima sarà conservata come riserva di liquidità da usare in caso di shock futuri

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IMAGOECONO­MICA Al vertice. Dopo essere stato ad della Popolare di Milano dal gennaio 2014, con la fusione con il Banco Popolare Giuseppe Castagna è passato alla guida del polo con baricentro tra Verona e Milano
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