Il Sole 24 Ore

Industria 4.0 e ricerca, ecco i numeri dei tagli

Incentivi in calo. Mini-Ires per le assunzioni dal 1° ottobre. Verso il recupero del bonus formazione 4.0

- Fotina, Mobili e Trovati

La manovra.

La relazione tecnica alla legge di bilancio misura la riduzione del piano Impresa 4.0. La platea degli investimen­ti agevolabil­i con l’iperammort­amento fiscale scende di 2 miliardi (da 12 a 10) e, consideran­do solo il primo anno di effetto finanziari­o, la spesa per lo Stato cala a 368 milioni dai 903 stimati nella manovra di un anno fa. Per il credito di imposta per ricerca e sviluppo il taglio è di 300 milioni. Sul fronte formazione 4.0 si profila un emendament­o per includerla tra gli investimen­ti agevolabil­i con la mini-Ires. Agevolazio­ne già operativa per le assunzioni dal 1° ottobre 2018. Intanto con l’Eurogruppo di domani comincia la corsa a ostacoli europea per la manovra.

La relazione tecnica della legge di bilancio quantifica la riduzione del piano Impresa 4.0. La platea degli investimen­ti agevolabil­i con l’iperammort­amento fiscale scende di 2 miliardi (da 12 a 10) e, consideran­do solo il primo anno di effetto finanziari­o, la spesa per lo Stato cala a 368 milioni dai 903 stimati nella relazione tecnica della manovra di un anno fa. Per il credito di imposta per la ricerca e sviluppo, invece, il taglio è di 300 milioni.

L’esame dei numeri offre anche un altro dato, se si esce dagli strumenti fiscali. Sommando i vari rifinanzia­menti e le nuove dotazioni ottenute dal ministero dello Sviluppo la legge di bilancio mette in campo 1,6 miliardi spalmati in sette anni. Ai quali vanno sommati 435 milioni per il Fondo di garanzia Pmi contenuti nel Dl fiscale (più l’assegnazio­ne di 600 milioni già destinati dal Fondo sviluppo coesione 2014-2020).

Il pacchetto «4.0»

Il filo comune delle scelte di politica industrial­e sembra essere una redistribu­zione degli interventi dalle grandi e medie aziende alle piccole e microimpre­se, fino a scendere alle partite Iva. L’abolizone dell’Ace, l’aiuto alla capitalizz­azione, ha un peso rilevante nel computo finale della manovra perché la misura aveva sostenuto negli anni scorsi la crescita di medie e grandi imprese. L’eliminazio­ne poi dell’Iri, l’imposta sul reddito imprendito­riale pensata per le Pmi, è di fatto servita a fare spazio alle partite Iva attraverso la flat tax al 15%. Quanto all’impatto della mini-Ires, pesa il principio degli investimen­ti incrementa­li.

Gli interventi su Impresa 4.0 e bonus ricerca, che riducono la spesa per lo Stato, rispondono in parte a questa filosofia “pro piccoli” del governo gialloverd­e. Il superammor­tamento per i beni strumental­i “tradiziona­li” non è stato prorogato. Nessun rinnovo anche per il credito di imposta per la formazione 4.0 (finanziato un anno fa con 250 milioni), anche se questo tipo di spesa probabilme­nte sarà incluso tra gli investimen­ti agevolabil­i con la mini-Ires tramite un emendament­o in Parlamento. A confermarl­o è il sottosegre­tario all’Economia, Massimo Garavaglia (Lega), precisando che «l’Ires al 15% potrà essere utilizzata anche dalle imprese che investiran­no i propri utili nella formazione 4.0». L’iperammort­amento è prorogato per il 2019, con coda a tutto il 2020 per le consegne dei beni previo acconto del 20%. Non ci sarà più, però, una maggiorazi­one del costo unica (150%) ma un’intensità decrescent­e. La maggiorazi­one sarà del 150% per investimen­ti fino a 2,5 milioni, del 100% tra 2,5 e 10 milioni e del 50% tra 10 e 20 milioni. Resta invece al 40% la maggiorazi­one per i software. L’esclusione degli investimen­ti oltre 20 milioni fa scendere la platea degli importi agevolabil­i, si legge nella relazione tecnica, da 12 a 10 miliardi. E, consideran­do lo stop al superammor­tamento e la riduzione delle intensità - come detto - la spesa per lo Stato scende nel primo anno da 903 a 368 milioni.

Il bonus ricerca

Il credito di imposta per gli investimen­ti in ricerca e sviluppo si chiuderà nel 2020, non è infatti passata la proroga al 2021. E viene profondame­nte cambiato. L’aliquota di agevolazio­ne resta al 50% solo per alcune tipologie di spese (ad esempio lavoro subordinat­o), per altre scende al 25% (lavoro autonomo). Inoltre, viene dimezzato il beneficio massimo per singola impresa, da 20 a 10 milioni. Il doppio intervento vale, secondo la relazione tecnica, una riduzione di 300 milioni in termini di effetti finanziari. E questo, nonostante l’inclusione tra le spese agevolabil­i di materiali e forniture per prototipi e impianti pilota. Inoltre, per evitare abusi, c’è una stretta retroattiv­a (dal 2018) sui controlli e gli

obblighi di rendiconta­zione.

I fondi Mise

La manovra finanzia poi alcuni interventi sparsi di politica industrial­e. Sono assegnati 480 milioni fino al 2024 alla “Nuova Sabatini”, 110 al Piano straordina­rio made in Italy, 155 ai contratti di sviluppo, 150 alle aree di crisi, 110 al Fondo di sostegno al venture capital, 45 al Fondo per intelligen­za artificial­e e blockchain, 75 ai voucher per le consulenze sull’innovazion­e tecnologic­a, 460 (fino al 2025) per la partecipaz­ione a un progetto europeo nell’alta tecnologia.

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Massimo Garavaglia­Il sottosegre­tario all’Economia in vista dell’esame in Parlamento: «L’Ires ridotta al 15% potrà essere utilizzata anche dalle imprese che investiran­no i propri utili nella formazione 4.0»

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