BB Biotech riordina il portafoglio: più mid cap e cure genetiche
Il fondo chiuso scommette sulle medie capitalizzazioni e le società che usano la tecnologia basata sull’Rna In ottobre calo del Nasdaq biotech index, ma secondo la società i fondamentali del settore rimangono positivi
BB Biotech, il fondo chiuso attivo nel settore delle biotecnologie, riposiziona il portafoglio. Certo, si tratta di mosse in continuità con la sua strategia d’investimento di mediolungo periodo. E però la società, di cui la “Lettera al risparmiatore” ha incontrato i vertici del management team, va realizzando la riorganizzazione delle partecipazioni. Tra le scelte c’è la volontà di esporsi maggiormente al settore delle cure genetiche. Un focus riguarda le aziende che sviluppano farmaci basati sull’Rna (Acido ribonucleico). Vale a dire, detto in maniera assolutamente semplificata, quelle tecnologie che, sfruttando ad esempio l’Rna messaggero, possono impedire (o limitare) la produzione di proteine dannose all’organismo umano.
Così tra le aziende attive nel settore BB Biotech ha acquisito una partecipazione nella società non quotata Moderna Therapeutics. Di più. Sempre legate all’Rna, devono ricordarsi le operazioni su Ionis Pharmaceuticals, Akcea, Alnylam e Wave Life Science.
Ma non è solamente questione di soluzioni di frontiera. Nel portafoglio di BB Biotech assumono sempre maggiore peso le piccole e medie capitalizzazioni. Tanto che partecipazioni storiche (quali quelle in Celgene, Gilead e Novo Nordisk) potrebbero in un futuro prossimo uscire dal portafoglio. A ben vedere la dinamica descritta è conseguenza della strategia d’investimento di BB Biotech. Quest’ultima, oltre alla diversificazione e alla ricerca di un ritorno di medio/lungo periodo, tende a ridurre l’esposizione su aziende mature. Cioè: società che, nei fatti, hanno rallentato i tassi di crescita. Di conseguenza si guarda a realtà più giovani e di minori dimensioni. In tal senso, al 30 settembre 2018, da un lato aziende con capitalizzazioni tra 500 milioni e 1 miliardo di dollari “coprono” il 6,6% degli investimenti; e, dall’altro, il 27,9% del portafoglio è appannaggio di market cap tra 1 e 5 miliardi. Quelle, invece, dai 5 ai 30 miliardi incidono per il 39,3% mentre le large cap (oltre 30 miliardi) valgono il 25,9%. Insomma: le big del settore ci sono ma le small e le mid accrescono la loro l’importanza.
Il calo del comparto
Sennonché, al di là dei cambiamenti rispetto alle partecipazioni, va ricordato che in ottobre il settore delle biotecnologie ha subito un forte calo. Il Nasdaq biotechnology index, da inizio anno, è poco sopra la parità. Fino al 30 settembre scorso, però, guadagnava oltre il 12%. Un rialzo in parte cancellato proprio nel mese appena concluso. A fronte di una simile dinamica appare difficile guardare ai titoli del settore con ottimismo. BB Biotech non condivide la considerazione. La società dapprima ricorda che il calo non ha riguardato solo le biotecnologie, bensì ha coinvolto l’intero mercato. Il che significa che non c’è stato uno specifico problema del settore. Certo: le elezioni del “mid term” negli Usa, esse stesse causa della volatilità a Wall Street, sono rilevanti. L’eventuale vittoria dei democratici, spiega BB Biotech, viene considerata dal settore del pharma non positivamente. Al di là di ciò però, aggiunge sempre il fondo chiuso, quello che è rilevante, soprattutto nell’investimento di lungo periodo, sono i fondamentali. Ebbene, afferma BB Biotech, questi sono positivi.
Le approvazioni di nuovi farmaci biotech (47 nel 2017) lo scorso anno sono state circa la metà rispetto alle domande presentate. Un livello che dovrebbe replicarsi nel 2018. Inoltre, afferma la società d’investimento, le tecnologie più rilevanti e innovative nel settore farmaceutico sono ormai in larga parte di proprietà di imprese biotech. Di conseguenza le potenzialità del comparto sono molto interessanti. Ciò detto, tuttavia, può obiettarsi che tra le cause delle recenti difficoltà dei titoli di Wall Street, compresi i tecnologici, è da annoverarsi la guerra commerciale contro la Cina voluta da Washington. Una situazione che può direttamente impattare lo stesso biotech. La società non condivide il timore. In primis perché l’attività di ricerca e sviluppo nel biotech è essenzialmente localizzata negli Stati Uniti. E, poi, perché i mercati di riferimento sono l’America o l’Europa. La Cina, conclude BB Biotech, non recita un ruolo rilevante (almeno ad oggi).
Dinamiche di portafoglio
Fin qui alcune considerazioni sul settore biotecnologico e le strategie d’investimento. Uno sguardo, però, va dato anche alle performance del fondo chiuso. Il rendimento in euro dell’azione della società, nei primi nove mesi dell’anno, è stato del 18,4% a fronte del rialzo del Net asset value (valore intrinseco del portafoglio) del 7,5%. Questo contesto, inevitabilmente, ha comportato la quotazione a premio del titolo azionario. Al 30 settembre 2019 la media annuale era di un premio dell’8% e, seppure con valori percentuali differenti, la situazione ad oggi è rimasta la medesima. Il fondo chiuso, nella relazione agli ultimi dati trimestrali (dove viene indicato un utile sui primi nove mesi di 172 milioni di franchi svizzeri), sottolinea che la domanda di azioni BB Biotech è cresciuta anche a causa dell’inserimento del titolo negli indici Smin e Spi.
A fronte di un simile contesto, tuttavia, può esprimersi il seguente dubbio: il premio del titolo sul Nav potrebbe essere l’indizio di un andamento non così positivo delle partecipazioni e di un portafoglio non così efficiente. Il fondo chiuso rigetta l’obiezione. Il premio, viene spiegato, è soprattutto l’effetto della maggiore domanda degli investitori del titolo di BB Biotech. Una richiesta che, tra le altre cose, segnala l “apprezzamento” per la strategia d’investimento. Il riconoscimento, dice sempre la società, si basa sul suo track record che, dal 1993 ad oggi, consiste in un ritorno medio annuo netto in dollari del portafoglio poco sopra il 15%. Vale a dire, indica la sempre BB Biotech, una performance di tutto rispetto. In conclusione quindi, ragionando sempre in termini di medio-lungo periodo, il premio tra titolo e Nav, secondo BB Biotech, descrive soprattutto le potenzialità di crescita dei titoli in portafoglio non ancora riconosciute dal mercato.
I settori clinici
Ciò detto quali sono i settori clinici cui il fondo guarda con maggiore interesse? Un focus importante è quello sulle cosiddette Orphan Drugs, vale a dire le medicine che potenzialmente sono utili a curare le malattie rare (27,4% del peso nel portafoglio al 30 settembre 2018). Poi è primario il comparto dell’oncologia (29,4%) e della neurologia (19,1%). Senza dimenticare, infine, le malattie metaboliche e cardiovascolari.
A fronte di ciò quali, allora, le prospettive per fine 2018? BB Biotech, nonostante i fattori di instabilità quali le imminenti elezioni di midterm negli Usa, fa professione di ottimismo. Soprattutto perché, viene ribadito, nell’ottica di investimento di medio-lungo periodo i fondamentali di settore sono buoni.