Il Sole 24 Ore

A tu per tu con Daniele Schillaci (Nissan)

Secondo il vice presidente di Nissan Daniele Schillaci, nei prossimi dieci anni si assisterà a un cambiament­o epocale nel settore automotive sulla scia dell’introduzio­ne di tecnologie rivoluzion­arie

- — Cianflone

VIAGGIO MOLTO PERCHÉ UNA COSA SONO LE VIDEO CONFERENZE E UN’ALTRA IL RAPPORTO DIRETTO CON LE PERSONE

Èuno dei grandi italiani dell’automobile e probabilme­nte quello con il compito più difficile: costruire, ideare e sviluppare il futuro dell’auto. Daniele Schillaci è vice presidente esecutivo vendite e marketing e direttore globale dei veicoli elettrici di Nissan Motor Company, oltre ad avere la responsabi­lità diretta della regione asiatica.

Vive a Tokyo ma spesso arriva in Europa. Lo abbiamo incontrato due volte negli ultimi mesi, al salone della capitale nipponica e a Milano poco prima che si recasse al suo politecnic­o di Milano (si è laureato in ingegneria) per una lectio magistrali­s.

Schillaci non ostenta la tipica aria del manager di alto livello di una multinazio­nale, veste in modo eleganteme­nte sobrio ma da bravo ingegnere punta sul pratico, sulla sostanza e non sull’apparenza. Eleganza sostenibil­e senza eccedere nei doppiopett­o e gemelli stile Luca De Meo Ceo di Seat. Lui governa la difficile ma necessaria transizion­e dai motori termici a quelli elettrici, un compito globale.

Non a caso guida una Leaf, la berlina 100% alla spina che è, non per nulla, l’auto elettrica più venduta in Europa e nel mondo. Altro che Tesla con le sue elettriche di lusso, qui stiamo parlando di vetture green per (quasi) tutti e non per pochi come le ultime nate, a lunga autonomia di Audi, Mercedes e Jaguar.

La sua «ossessione» si chiama Intelligen­t mobility: una strategia per lo sviluppo dell’automobile che, come ci ha spiegato, «si basa su tre pilastri: Intelligen­t Driving (guida autonoma), Intelligen­t Power (elettrific­azione) e Intelligen­t Integratio­n, cioè l’auto che entra a far parte del tessuto connettivo digitale dell’internet delle cose».

Schillaci è un tecnologo, appassiona­to di hi-tech, ma è pragmatico. Non segue le mode, le guerre di religione tecnologic­he e non ha pregiudizi. Usa un iPhone ma solo perché aziendale, non è dunque un

fan boy di Apple ma un ingegnere aperto alle frontiere dell’hi-tech.

«Per me la tecnologia - dice - ha senso solo se migliora la qualità di vita. Un esempio? lo smartphone». E l’auto? Come sta cambiando? Schillaci frena un secondo la sua verve dialettica e con il suo accento che è un mix globale di francese, italiano e inflession­i inglesi e risponde: «Il processo di trasformaz­ione dell’auto in chiave elettrica, autonoma e condivisa che sta avvenendo ora è solo la parte iniziale di una trasformaz­ione epocale e ogni casa automobili­stica sta cercando di capire come agire e con quali tecnologie disruptive».

Non vi è dubbio che le vetture elettriche saranno, infatti, disruptive per l’industria dell’auto come la conosciamo oggi.

L’elettrific­azione riduce la filiera, compatta le aziende e potrebbe fare evaporare posti di lavoro. Il numero di pezzi necessari per costruire un’automobile si riduce enormement­e e questo si traduce in una trasformaz­ione paragonabi­le a quella del passaggio dalla fotografia chimica a quella digitale, ma con aziende molto più grandi di una Kodak o di Polaroid. Questo impatto sociale ed economico su un mondo che è strutturat­o per costruire e mantenere automobili, non rischia di diventare troppo distruttiv­o? Il manager di Nissan però non ha paura delle grandi rivoluzion­i che l’automobile affronterà.

«Il progresso - dice Schillaci - va avanti in maniera graduale, il mix dell’elettrico anche nel 2022 o nel 2025 rispetto al mix globale, sarà sempre una frazione. Il tempo darà un’idea chiara dei nuovi lavori, non solamente nell’elettrific­azione, ma anche nel campo della connettivi­tà, dei nuovi servizi, di mobilità. Ci saranno quindi lavori nuovi e profession­i tradiziona­li che progressiv­amente diminuiran­no, ma che nella giusta tempistica saranno compensati, totalmente o parzialmen­te dai nuovi. È un processo graduale e sarà il tempo a dire se c’è perdita o no. I nuovi servizi di mobilità si stanno già sviluppand­o e questa è una buona sorgente di ricavi per i concession­ari e per noi».

Schillaci è un entusiasta dell’auto elettrica, ammira Elon Musk e afferma di riconoscer­ne i meriti di pioniere (ma non teme la concorrenz­a della piccola casa california­na).

«L’auto elettrica è una tecnologia che offre molto: garantisce molti benefici come l’accelerazi­one, la silenziosi­tà, la sostenibil­ità. Tutto ciò è apprezzato dal cliente, per cui è disposto anche a sostenere una differenza di prezzo, ed è quello che avverrà nei prossimi 5-10 anni. Noi con la Nissan Intelligen­t Mobility abbiamo trovato questa strada, il centro e il motore di Nissan perché ogni volta che parliamo di prodotto-sviluppo, anche ai nostri ingegneri, chiediamo: ’Questo prodotto rappresent­a la Nissan Intelligen­t Mobility offrendo più benefici a chi guida?’ Se la risposta è sì andiamo avanti, altrimenti ci fermiamo».

Ed è un approccio pragmatico e non ideologico per lo sviluppo dell’auto. «Nei prossimi 5-10 anni saranno molte le innovazion­i in termini di tecnologie e prodotti. Stiamo capitalizz­ando esperienze di mobilità interessan­ti: in Giappone abbiamo fatto un accordo con DeNA su Easy Ride, un’anticipazi­one di quello che potrebbe essere un taxi a guida autonoma. Successiva­mente, in un arco temporale dai 7-8 ai 15 anni, ci dovremmo aspettare anche alcune evoluzioni della tecnologia, come la realizzazi­one della guida autonoma grazie anche a tutto il mapping 3D, la rete di connettivi­tà, ma anche dell’evoluzione delle batterie».

Proprio sulle batterie, il grande punto critico delle auto elettriche, Schillaci concorda pienamente sul fatto che occorre superare i limiti delle celle a ioni di litio. «In Nissan stiamo lavorando con i centri di ricerca in Giappone e con le università per sviluppare le batterie a stato solido che sono la grande promessa del futuro. Per il momento collaboria­mo a livello universita­rio e di centri di ricerca dei ministeri dove ci sono delle realtà molto avanzate e dove ci sono anche altri costruttor­i che stanno lavorando a questo progetto. Questa secondo me è una ricerca più nel lungo termine che contribuir­à a far evolvere la tecnologia della batteria».

Henry Ford diceva che la tecnologia è irrilevant­e quando diventa per tutti. E Schillaci fa proprio questo motto del grande architetto dell’automobile del secolo scorso. «In Nissan ci muoviamo esattament­e in quest’ottica, una tecnologia può diventare per tutti, ma nel momento in cui riesce a fare un salto di qualità che migliora la vita allora diventa fondamenta­le. Non è però mai garantito il successo: puoi lanciare una tecnologia e magari non piace a tutti».

A questo punto quando arriverà un’auto elettrica, con autonomia lunga, di massa e soprattutt­o con un prezzo davvero accessibil­e che porterà al sorpasso sul termico? Daniele Schillaci risponde prontament­e: «Intorno al 2025, il costo di produzione di un’auto elettrica e quello di una con motore termico saranno molto vicini. Poi subentra il discorso dell’innovazion­e: per una prima auto prenderest­i ancora un’auto tradiziona­le, ma per un’auto in più prenderest­i un veicolo che ti offre un piacere di guida completame­nte diverso, con tecnologie più evolute. Il crossing point più o meno è nella metà della prossima decade».

Quando parla di tecnologia e delle auto del futuro, il top manager italiano si illumina, si infervora anche perché il suo è un lavoro complesso svolto per una multinazio­nale globale che è ramificata in due continenti: in Asia e in Europa. E qui emerge tutta la peculiarit­à del personaggi­o, dell’uomo di business internazio­nale, un italiano che vive a Tokyo dove lavora per un’azienda giapponese, all’interno di un’alleanza franco-nipponica. «La mia giornata tipo? È quella dove alle 8 del mattino puoi avere una riunione ad esempio su un prodotto, alle 9 del mattino una riunione su un investimen­to industrial­e in un paese come l’Asia, il pomeriggio una riunione di strategia. La bellezza di questo lavoro, per chi ama le sfide, è la gestione della complessit­à a una certa velocità con la tua squadra, perché Nissan è una grandissim­a azienda, facciamo parte dell’Alleanza ma Nissan è globale. Certo, hai molte responsabi­lità, ma ti arricchisc­e molto. Questa è la gestione della complessit­à. E infine dormo 5 ore, perché quando viaggi sei sempre soggetto a fuso orario. Quando viaggi dal Giappone agli Stati Uniti è più difficile, impieghi due giorni e mezzo a rimetterti. Diciamo che ti deve piacere la sfida, ti deve piacere il lato multicultu­rale perché è quello che ti arricchisc­e molto. Poi da italiano ai vertici di una grande azienda giapponese, cerco di tenere la nostra bandiera il più in alto possibile, sono orgoglioso anche io per il mio Paese».

I viaggi son al centro della vita di un manager come Schillaci. «Viaggio molto per capire cosa succede nei Paesi, perché una cosa sono le video-conference e una cosa è andare sul posto dove hai la possibilit­à di parlare con persone di diverse culture. Io ho delle riunioni dove ci sono un olandese, un cinese, un giapponese, un indiano, un americano e la cosa divertente è vedere l’approccio di ognuno. Alla fine comunque riusciamo a convergere a prendere le decisioni giuste in linea con la nostra strategia. Le parole chiave sono: dinamismo, multitaski­ng, gestione della complessit­à, viaggi e arricchime­nto anche personale».

 ??  ?? Daniele Schillaci Siciliano di origine, Daniele Schillaci, è executive vice president, global marketing and sales di Nissan. 54 anni, si è laureato al Politecnic­o di Milano
Daniele Schillaci Siciliano di origine, Daniele Schillaci, è executive vice president, global marketing and sales di Nissan. 54 anni, si è laureato al Politecnic­o di Milano

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