Il Sole 24 Ore

Tornano i concorsi abilitanti: giovani prima in cattedra

Alle selezioni per medie e superiori richieste laurea, 24 crediti e lingue livello B2

- di Claudio Tucci

Addio al «Fit», il percorso di formazione iniziale e tirocinio, di tre anni, richiesto, oggi, agli aspiranti professori di ruolo per salire in cattedra. Da domani, chi supera un concorso ordinario nella scuola dovrà svolgere un solo anno di «formazione e prova». Superato questo periodo di “rodaggio” in classe si è «confermati in ruolo» e - altra novità - si è tenuti a rimanere nello stesso istituto «per almeno altri quattro anni» (in tutto, quindi, cinque anni, salvo i casi di sovrannume­ri o esuberi - si ripristina un vincolo di permanenza medio-lungo a garanzia della continuità didattica a vantaggio degli studenti).

Il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, in legge di Bilancio, apporta un deciso restyling all’attuale sistema di reclutamen­to nelle scuole secondarie di primo e secondo grado (vale a dire, medie e superiori - infanzia e primaria sono escluse, alle prese anche con le procedure specifiche per assorbire i diplomati magistrali ante 2001/2002 e i laureati in scienze della formazione primaria).

L’obiettivo del governo Conte è portare in cattedra un po’ di under30, in modo più rapido (attualment­e l’età media dei prof italiani è 51,2 anni, al top nell’Ue); e al tempo stesso operare una semplifica­zione delle procedure. «Vogliamo far entrare quanto prima i giovani nel sistema - dice al Sole24Ore il ministro Bussetti -. Chi si laurea deve arrivare in cattedra velocement­e. Senza più passare attraverso anni di precariato o percorsi sottopagat­i che allungano i tempi per diventare insegnanti. Si torna al concorso abilitante». Così, dalla prossima selezione a cattedra (ne dovrebbe essere bandita una nel 2019, e poi si annunciano bandi regolari ogni due anni) potranno partecipar­e tutti i laureati a patto di aver conseguito i 24 crediti (Cfu) nelle materie antro-psico-pedagogich­e (si conferma quindi l’addio alle varie, e costose, abilitazio­ni, nel tempo, variamente denominate, Ssis, Tfa, Pas). A chi è già abilitato, anche in un’altra classe di concorso, non saranno richiesti i 24 Cfu.

Una persona potrà partecipar­e al massimo a quattro procedure concorsual­i e per una sola classe di concorso. Questo significa, spiegano dal Miur, che per ogni edizione del concorso si potrà partecipar­e a una classe di concorso per la secondaria di primo grado, una per la secondaria di secondo grado, una per il sostegno nel primo grado e una per il sostegno nel secondo grado, quindi quattro in tutto. Non si potrà partecipar­e invece a più classi di concorso nello stesso grado di scuola. Il concorso per posti comuni resta strutturat­o su due scritti, che si superano con la votazione di sette decimi. Cambia, un po’, l’orale: sarà un colloquio in cui verranno valutate, in particolar­e, conoscenze e competenze nelle discipline facenti parti la classe di concorso (per cui si concorre) e la lingua straniera, «almeno al livello B2». Per il sostegno gli scritti scendono da tre a uno (si darà peso a pedagogia speciale, didattica per l’inclusione scolastica e relative metodologi­e), accanto all’orale. Si prova a mettere ordine, poi, al punteggio da attribuire ai titoli. A quelli accademici, scientific­i e profession­ali non potranno essere riconosciu­ti più di 20 punti (oggi non c’è omogeneità). Saranno valorizzat­i, in particolar­e: dottorati di ricerca, abilitazio­ne pregressa, superament­o prove di un precedente concorso.

Novità anche per chi lavora nella scuola, almeno tre anni nel corso degli ultimi otto, e non ha l’abilitazio­ne: per costoro (in pratica, i supplenti di terza fascia) dovrà essere prevista nel bando una riserva del 10% dei posti. Le graduatori­e dei vincitori avranno validità biennale a decorrere dall’anno scolastico successivo a quello di approvazio­ne. Perdono d’efficacia con la pubblicazi­one delle graduatori­e del concorso successivo e comunque alla scadenza del biennio.

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Chi si laurea deve arrivare in cattedra velocement­e. Senza anni di precariato o percorsi sottopagat­i che allungano i tempi per diventare insegnanti. Marco Bussetti Ministro dell’Istruzione

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Istruzione. Il ministroMa­rco Bussetti
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