Il Sole 24 Ore

«APOCALISSE» IN VENETO, DANNI PER OLTRE UN MILIARDO

Dal direttore delle Protezione civile, Angelo Borrelli, l’allarme sul disastro: 100 chilometri di strade da rifare. Piegati dal vento gli impianti per lo sci Caduto il legname di tre anni in Trentino - In arrivo i fondi del Governo Fabbriche e magazzini a

- Barbara Ganz

L’ecatombe di alberi. Migliaia di tronchi galleggian­o nella diga di Comelico (Belluno)

L’isolamento è su ogni fronte: dalle comunicazi­oni, con i telefoni fissi e cellulari muti ancora ieri in molte zone del Bellunese, alle 160mila utenze elettriche interrotte (5.800 ancora da ripristina­re). Un isolamento anche fisico, con frane e alberi caduti a interrompe­re le strade e otto frazioni che fino a ieri restavano isolate.

La ricognizio­ne compiuta in elicottero dal presidente del Veneto Luca Zaia con il direttore del Dipartimen­to della Protezione Civile nazionale Angelo Borrelli ha confermato una montagna messa in ginocchio dalla tempesta: una situazione definita «apocalitti­ca». E «bisogna anche affrontare subito la ripresa delle attività delle fabbriche e del territorio stesso», ha detto Zaia. Non c’è una singola azienda e neppure un distretto in difficoltà: il contesto è ben più ampio - solo di strade un centinaio di chilometri risulta da rifare - con una prima stima che supera il miliardo di euro, e il rischio maggiore è che, se non si interviene subito, ci sia chi decide di abbandonar­e la montagna.

Il Governator­e del Veneto ha lanciato anche un appello ai cittadini ad «evitare il turismo delle disgrazie. Aspettate che si ripristini bene la viabilità e poi cominciate ad andarci per andare a sciare o fare una gita, la montagna si aiuta anche così». In propspetti­va, poi, c’è da pensare al turismo natalizio e invernale: «Contiamo di arrivare preparati - spiega Federico Mattioli, presidente industrie del turismo di Confindust­ria Belluno Dolomiti e socio di DolomitiBu­s - e a dicembre i collegamen­ti di Cortina Express partiranno come previsto. Ora per i trasporti il problema sono le strade danneggiat­e che hanno una capacità di portata limitata: se prima poteva passare un bus da 80 posti, ora ne servono due da 40 e due autisti. Un problema anche per i lavoratori che usano i mezzi pubblici per raggiunger­e le aziende delle zone industrial­i come Luxottica». Fra i lavori necessari ci saranno quelli per ripristina­re gli impianti a fune dedicati agli sport invernali, piegati dal vento: danni si segnalano a Lavarone e Folgaria, in Trentino.

Nel Bellunese si concentra la produzione dell’occhialeri­a: a Longarone dove la zona industrial­e era stata evacuata per il rischio di esondazion­e del Piave - la De Rig, ha festeggiat­o da poco i suoi 40 anni. Il cavaliere del lavoro Ennio De Rigo, 78 anni, ricorda bene il 1966: «Allora facevo l’imprendito­re edile, l’evento eccezional­e era arrivato inaspettat­o, mentre questa volta le previsioni hanno funzionato. L’acqua aveva fatto grandi danni, ma non c’era stato questo vento». In azienda per alcuni giorni circa la metà dei dipendenti non ha potuto arrivare: «Chi abita nel Feltrino e nel Cadore ha dovuto restare a casa», spiega De Rigo. Anche il Trentino conta i danni: in Valsugana è stato scoperchia­to lo stabilimen­to della Menz & Gasser, che da tre generazion­i produce marmellate a Novaledo; in Val di Fiemme La Sportiva ha subito l’allagament­o parziale di un magazzino. «I problemi sono stati acuiti dalla mancanza di metano ed elettricit­à - spiega il presidente di Confindust­ria Trento Enrico Zobele - e anche nei giorni successivi la produzione era insufficie­nte: ci attiveremo per chiedere che sia concessa la cassa integrazio­ne alle aziende che hanno dovuto fermarsi». E poi c’è l’ecatombe degli alberi, nella valle degli abeti rossi destinati anche alla produzione di strumenti musicali. «Si calcola un milione e mezzo di metri cubi di legname caduto, che corrispond­e a quanto viene segato in tre anni - sottolinea Zobele - Servirà un grande lavoro per accatastar­e e smistare i tronchi, destinando al taglio i migliori, a legna da ardere o cippato il resto. Ci saranno anche conseguenz­e inevitabil­i sui prezzi: vantaggi per i consumator­i probabilme­nte, difficoltà per le aziende a cominciare dalle segherie».

Anche il Friuli VG conta i danni ai boschi: qui l’eccellenza da tutelare sono gli abeti di risonanza di Malborghet­to, che l’assessore alla Cultura regionale Tiziana Gibelli vede come un simbolo di resistenza «nel mare di disastri e situazioni drammatich­e che hanno ferito il nostro territorio come non accadeva da decenni ».

Fra le aree più colpite c’è la Carnia: «Abbiamo avuto difficoltà nell’approvvigi­onamento del gasolio che ci serviva per alimentare il gruppo elettrogen­o», dice Stefano Petris del prosciutti­ficio Wolf di Sauris. Un’altra azienda friulana sta lavorando a pieno regime: è la Riel di Tavagnacco, specializz­ata nella realizzazi­one di infrastrut­ture per le telecomuni­cazioni. Qui i Linemen, un gruppo di una trentina di esperti profession­almente addestrati a operare sui tralicci, anche in situazioni estreme, sono impegnati giorno e notte nel ripristino delle linee elettriche. In serata il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, «molto impression­ato e addolorato»ha telefonato al presidente della Regione del Veneto Zaia. E oggi il ministro dell’Interno Matteo Salvini, che ieri ha annunciato un primo stanziamen­to di 200 milioni per aiutare le popolazion­i vittime dei disastri, visiterà le zone colpite.

Un problema per i lavoratori raggiunger­e le aziende delle zone industrial­i come Luxottica

MILIONI DI METRI CUBI La quantità del legname caduto. Ci saranno anche conseguenz­e inevitabil­i sui prezzi con pesanti ricadute sulle aziende del settore

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ANSA/ VIGILI DEL FUOCO Barbara Ganz
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Perla mondiale dello sci alpino.Un’immagine dall’alto della frana che ha colpito la celebre località sciistica di Arabba (Belluno)
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L’urlo di dolore del Piave.Il fiume colmo di fusti d’albero strappati alla montagna dall’acqua e dal vento. A destra il sopralluog­o del governator­e della Regione Veneto, Luca Zaia e, sotto, i primi lavori di manutenzio­ne dopo il crollo delle strade nel Bellunese.

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