Manovra sul filo Domani nuovo round all’Eurogruppo
Tria e Conte puntano su un disavanzo effettivo sotto al 2,4% e sulla crescita anti-debito. Salvini frena sulle tensioni, ma resta la polemica su reddito di cittadinanza e giustizia
Con l’Eurogruppo di domani comincia la corsa a ostacoli europea per la manovra. Corsa che proseguirà con le stime economiche dell’8 novembre, la riunione della Commissione il 21, che ufficializzerà i giudizi sui bilanci degli Stati, e l’Eurogruppo del 3 dicembre. In un percorso che, salvo improbabili cambi di rotta, viaggia verso la procedura d’infrazione per debito eccessivo (si veda Il Sole 24 Ore del 31 ottobre). Questa prospettiva non alimenta per ora ripensamenti nel governo, dove il vicepremier Salvini spegne le tensioni con gli alleati sul reddito di cittadinanza: «Nessuna polemica - spiega -, con M5S stiamo lavorando bene». Ma nel Carroccio non si spengono i dubbi sul reddito pentastellato («non c’è un problema nel governo ma la cornice della misura va ancora definita - ragiona il sottosegretario alle Infrastrutture Armando Siri - perché così c’è una frattura tra Nord e Sud del Paese»), e se ne accendono di nuovi sull’emendamento M5S che blocca la prescrizione dopo il primo grado (si veda l’articolo a fianco).
Ma il primo appuntamento è quello a Bruxelles, dove si parlerà di Unione bancaria ego vernanc eU e,m ala manovrai tali anasaràl’ os servata speciale. Non è ancora deciso se sul tema ci sarà una dichiarazione formale, come ipotizzato da alcuni ministri dei Paesi del Nord. La linea concordata dal ministro Tria e dal premier Conte resta ancorata al tentativo di spiegare le ragioni della «deviazione» sul deficit. Senza forzare i toni e sottolineando i fattori che potrebbero fermare il disavanzo effettivo sotto al 2,4%; con la possibilità di attestarsi vicini al 2% con il freno ad alcune spese e alle ricadute fiscali della crescita. È un equilibrio difficile sul piano domestico, dopo che S al vini ha annunciato perl ’8 dicembre la manifestazione a Roma per «mandare un mega selfie a Juncker ». Ma è almeno altrettanto incerto sul fronte europeo. Proprio la crescita 2019 all’ 1,5%è una delle cifre bersagliatedalle critiche U e. E il timore diffuso a Bruxelles è che il disavanzo italiano possa correre più vicino al 2,7% previsto da Standard & Poor’s che al 2,5% indicato da Moody’s. Le tabelle di Tria proveranno ad argomentare il contrario: il deficit al 2,4% è calcolato su una crescita tendenziale allo 0,9%, mentre il governo punta più in alto con effetti positivi sulle entrate. E le spese su pensioni e reddito potrebbero fermarsi sotto il tetto messo a bilancio.
Argomenti come questi faticano a farsi strada. Le valutazioni, spiegano da Bruxelles, si concentrano sugli obiettivi dichiarati sul presupposto che si punti a raggiungerli. Nella legge di bilancio c’è un monitoraggio quadrimestrale sulle spese per reddito e pensioni, e un passaggio che timidamente ipotizza la possibilità di non blindare per le due misure tutti i 13,5 miliardi di fondi in più, dirottandone una parte ad altri impieghi. Ma non c’è una clausola esplicita su eventuali correttivi automatici alla spesa, peraltro difficile da concepire. Ma non sono dettagli tecnici e zerovirgola a decidere le sorti di un confronto soprattutto politico. Alla «deviazione senza precedenti» contestata dalla Ue il governo risponde con l’esigenza di rianimare una crescita in frenata netta. E con il fatto che l’obiettivo di riduzione sostanziale del peso del debito sul Pil, che per Bruxelles è una «vulnerabilità cruciale» tale da preoccupare l’Eurozona, è stato mancato negli ultimi anni in cui la finanza pubblica ha seguito la strada tracciata dagli accordi (faticosi) con la commissione. Gli stessi argomenti saranno al centro delle due risposte che Roma deve elaborare entro il 13 novembre alle richieste Ue sui «fattori rilevanti» per il mancato rispetto degli obiettivi di debito e sulla modifica del programma di bilancio. Modifica che non ci sarà, ribadiscono dal governo, dove si sta valutando se anticipare all’8 la risposta o, in alternativa, di sfruttate tutto il tempo concesso da Bruxelles. Roma punta a far valere la “solidità” italiana misurata dal ventennale avanzo primario, dall’attivo delle partite correnti e dalle dimensioni del risparmio privato. Nel tentativo difficile di trovare sponde in uno scenario che oggi non offre alleati in Europa.
‘‘ Non c’è un problema nel governo sul reddito di cittadinanza, ma la cornice della misura va definita perché così c’è una frattura tra Nord e Sud del Paese Armando Siri Sottosegretario alle Infrastrutture (Lega)