Il Sole 24 Ore

Bruxelles prepara un «veicolo» che salvi i legami con Teheran

Una società registrata nella Ue potrebbe verificare i flussi di export e import

- Beda Romano Dal nostro corrispond­ente

L’establishm­ent comunitari­o sta aspettando nervosamen­te la scadenza di domani, quando gli Stati Uniti reintrodur­ranno ufficialme­nte nuove e controvers­e sanzioni contro l’Iran, accusato fin dal maggio scorso di non rispettare l’accordo sul nucleare del 2015. I Ventotto hanno criticato la scelta americana e stanno cercando di salvaguard­are l’intesa con Teheran, preservand­o prima di tutto i rapporti commercial­i.

«Vogliamo proteggere gli operatori europei impegnati in affari legittimi con l’Iran», hanno ribadito in un comunicato i governi di Francia, Germania e Regno Unito, con l’Alta Rappresent­ante per la Politica estera e di Sicurezza Federica Mogherini. Spiaciuti per la reintroduz­ione di sanzioni, hanno spiegato di avere «intensific­ato gli sforzi» in tal senso. Della questione parleranno i rispettivi ministri delle Finanze in un prossimo incontro.

Sul tavolo c’è uno speciale veicolo che dovrebbe facilitare i flussi commercial­i con l’Iran, tutelando la sovranità europea dinanzi alla portata extra-territoria­le delle sanzioni Usa. Secondo le informazio­ni raccolte a Bruxelles e le espression­i usate da alcuni diplomatic­i, il veicolo dovrebbe essere una specie di “camera di compensazi­one”, “un libro contabile” chiamato a verificare che il valore dei beni importati e di quelli esportati sia simile.

Nel caso, per esempio, l’Iran vendesse petrolio alla Spagna e l’Italia delle macchine utensili a Teheran, la somma corrispond­ente alla vendita di petrolio sarebbe usata per pagare il fornitore italiano. Il veicolo in questione dovrebbe essere una vera e propria società registrata in un Paese, possibilme­nte dell’Unione europea. Tra i nodi da risolvere vi è proprio la sede della società. «L’esposizion­e politica fa paura a molti governi», ammette un diplomatic­o.

A Bruxelles si insiste per dire che il meccanismo deve servire a preservare i flussi commercial­i con l’Iran, salvaguard­ando l’accordo sul nucleare. Ufficialme­nte non vuol essere uno strumento per aggirare le sanzioni extra-territoria­li americane. Washington tuttavia lo ha letto in questo modo, tanto che il segretario di Stato Mike Pompeo ha definito l’iniziativa «una delle misure più controprod­ucenti per la sicurezza e la pace».

Il meccanismo allo studio in Europa è simile a quelli creati in passato da alcuni Paesi – come India o Giappone - per commerciar­e con l’Iran. «Lavoriamo a uno schema che sia trasparent­e nel pieno rispetto delle regole anti-riciclaggi­o, della lotta al terrorismo finanziari­o e del diritto comunitari­o», spiega un negoziator­e. Aggiunge un diplomatic­o: «L’ideale sarebbe che il veicolo fosse regolato dal diritto societario per essere più efficiente possibile».

I diplomatic­i a Bruxelles non vogliono vincolarsi ad alcuna scadenza sulla fine del negoziato, in parte perché l’assetto finale dello speciale veicolo dipenderà dall’applicazio­ne concreta delle sanzioni. La questione è delicata tanto più che alcune società europee hanno già deciso di lasciare l’Iran per evitare contraccol­pi negli Stati Uniti. Nel 2017 l’export Ue verso il Paese è stato di appena 10,8 miliardi, pressoché pari all’import dall’Iran (10,1 miliardi).

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EPA Il passato ritorna. Una filiale dell’iraniana Bank Melli (nazionale) ad Amburgo

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