Maroni: «Basta con la politica Ora penso ai Millennials»
A Torino tappa del forum itinerante per i giovani
Una vita spesa per la Lega (allora Nord), 3 volte ministro, un mandato da presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, 63 anni, oggi si “reinventa” interprete dei Millennials, i giovani nati tra il 1980 e il 2000, e fonda il Millennials Ambassadors Forum, un forum permanente itinerante la cui prima tappa sarà Torino, il 7 novembre. Cofondatori gli imprenditori Luisa Todini e Giordano Fatali.
Maroni, perché si interessa dei giovani oggi?
Sono coloro che governeranno il mondo, e hanno caratteristiche particolari che di solito non si conoscono e ai quali dunque la politica fa fatica a dare risposte, con conseguenti fenomeni come la fuga dei cervelli, e che anche le imprese hanno bisogno di interpretare. Con un forum permanente, a cui parteciperanno centinai di giovani selezionati, mettiamo in contatto i due mondi, creando un'opportunità.
Quali caratteristiche ignora la politica?
Prima di tutto la velocità con cui si approcciano alle cose. Per esempio ho tre figli che mi dicono che non usano più facebook perché è strumento superato. A noi “vecchi” sembra addirittura il futuro della comunicazione. E poi è soprattutto nel mondo del lavoro che ci sorprendono: non vogliono un posto fisso ma un ambiente stimolante. E invece il nostro governo fa un Decreto Dignità che sembra guardare al passato, e stupisce che a farlo sia proprio un Millennial come loro. Ai ragazzi della lotta al precariato non interessa niente.
Non crede che dipenda anche dal livello di istruzione e di stabilità economica delle loro famiglie?
Certo non si può generalizzare, ma per loro il valore aggiunto è essere formati e soddisfatti. Certo, vogliono essere loro a scegliere di andarsene e non subirlo. Ma il concetto di precariato è delle generazioni precedenti. Per loro contano le opportunità.
E come farà ad aiutarli?
Al Forum parteciperanno grandi aziende, ognuna lo farà con un progetto e questa è un'opportunità concreta. Il prossimo anno saremo a Milano. Ogni anno mostreremo un report e analisi utili.
In concreto, dove sbaglia il governo e cosa propone di fare in alternativa?
Sarebbe meglio parlare di un Decreto Felicità e non Dignità. Che poi è quello che con un po' di ingenuità dicono i ragazzi. In fondo il diritto alla ricerca della felicità - intesa come opportunità, merito, possibilità di fare progetti innovativi -è stabilito nella Carta costituzionale americana su ispirazioni di un italiano, Filippo Mazzei, a cui intitoleremo un premio.
Concretamente cosa dovrebbe fare il governo che non fa?
Attirare capitali dall'estero con regimi fiscali agevolati, proporre incentivi per la meritocrazia, mettere mano all'alternanza scuola-lavoro e non proporre assistenzialismo seguendo la logica del consenso. Questo governo non capisce i giovani.
Non è sempre stato così anche in passato?
E' così, ma oggi rispetto al passato non ci sono categorie politiche e ideologie di rifermento. Ci sono esigenze inascoltate e il rischio è non capire affatto.
Lei fino a ieri è stato governatore dentro uno di questi partiti che oggi vede vecchi. Quando ha capito tutto questo?
La consapevolezza è arrivata negli ultimi tempi. Ho riflettuto su alcune cose, come ad esempio il fatto che Ibm, che ha firmato un accordo col governo Renzi per realizzare in Italia un centro di ricerca medica avanzata, è ancora lì che aspetta per via delle lungaggini del governo che non sblocca le carte. Troppo lenti per i giovani!
Lei è critico con il suo partito o con il Movimento 5 Stelle?
Io sostengo Salvini e quello che fa lo fa bene, la delusione è Di Maio. E tuttavia non credo sia possibile staccare la spina a questo governo sapendo che non ci sono alternative.
Lei cosa fa? Torna in politica? No, ormai sono vecchio, solo in Italia ci sono i politici di professione che durano fino a 80 anni.
Il decreto Dignità guarda al passato. Ai ragazzi della lotta al precariato non interessa niente.
Roberto Maroni EX GOVERNATORE LOMBARDIA