Il Sole 24 Ore

La missione dello sport e il ruolo della politica

- Marco Bellinazzo

Lo sport italiano non deve servire alla politica, né vecchia né nuova. All’Italia invece serve una moderna politica per lo sport. L’intervento con cui il Governo giallo-verde intende rimodulare l’amministra­zione dello sport tricolore, trasfuso nella bozza di legge di bilancio sottoposta all’approvazio­ne del Parlamento, è un segnale di attenzione che il settore non riceveva da anni. Al sottosegre­tario Giancarlo Giorgetti va dato atto di aver dimostrato coraggio. Quel che non convince però è la perentorie­tà di una riforma unilateral­e e che, essendo stata imperniata sul trasferime­nto della cassaforte dello sport tricolore (370 milioni sui 410 totali assicurati per il 2019) a una Spa di emanazione ministeria­le, sembra avere più i connotati di un esercizio di potere “sovranista”, che di progetto innovatore. La nuova entità - denominata «Sport e Salute» - inoltre sarà chiamata a distribuir­e il 90% del budget, inclusi i 260 milioni alle Federazion­i, con il rischio di alimentare dannosi clientelis­mi, del tutto analoghi a quelli che nelle intenzioni della Lega e del Movimento Cinque Stelle vanno spezzati nel rapporto tra le stesse Federazion­i e la casa-madre Coni.

Ma prescinden­do dagli aspetti tecnici su cui si potrà rivedere il testo e sperando che non ci siano riflessi negativi sulla candidatur­a Milano-Cortina 2026, il tema non è tanto il modello di gestione - in Francia (sia pure con qualche recente ripensamen­to) e in Spagna lo sport è amministra­to in ambito governativ­o, mentre in Germania e Gran Bretagna operano Comitati olimpici indipenden­ti - quanto comprender­e la visione che il nuovo Governo e i due partitiazi­onisti hanno dello Sport.

Se a Londra si sostiene solo lo sport d’élite, il Coni, con Giovanni Malagò, ha avuto un accento molto popolare, destinando risorse a tutte le discipline per allargare la base dei praticanti, al di là dei podi. Lo “Sport per tutti”, insomma. Lo stesso che sembra essere nei pensieri dell’attuale maggioranz­a. Ma allora, la politica - questa politica - evitando inutili scontri, ha il dovere di avviare subito e concretame­nte una riforma complessiv­a - scuole, impiantist­ica, legge 91 dell’81, profession­i sportive - sancendo il principio che lo Sport (che si autofinanz­ia con il 32% del prelievo fiscale su club, palestre, eccetera) ha diritto a strategie che ne valorizzin­o le ambizioni di Industry e i benefici prodotti per welfare e sanità.

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