Il Sole 24 Ore

La crisi dello spirito americano

È quella che, secondo Allen Frances, impersona Trump: inneggia alla grandezza della nazione ma agisce in modo opposto a quel che serve

- Massimo Teodori

Nega il global warming, incoraggia l’inquinamen­to, demonizza l’Islam, calpesta i diritti civili

Negli Stati Uniti le elezioni di mid term servono anche per tracciare un bilancio di come ha governato il Presidente eletto due anni prima. Se è positivo, il suo partito contiene le perdite che di solito si registrano nelle elezioni di mezzo; se negativo, la seconda parte del mandato presidenzi­ale ne esce indebolita e l’esecutivo diviene una cosiddetta “anatra zoppa”. Martedì, 6 novembre, anche Donald Trump sarà sottoposto al giudizio degli elettori chiamati alle urne per scegliere tra una miriade di candidati locali, statali e federali, repubblica­ni o democratic­i.

Quest’anno la prova elettorale si presenta come un bivio decisivo perché se si risolverà in un altro successo repubblica­no, significhe­rà che l’ascesa alla Casa Bianca di un personaggi­o così anomalo non è stata una semplice parentesi; se invece il partito del Presidente perderà la maggioranz­a in almeno una Camera, vorrà dire che, accanto alle inchieste giudiziari­e, in Congresso si metterà in moto la procedura per la rimozione.

In centinaia di libri, migliaia di giornali e trasmissio­ni televisive è stato sollevato l’interrogat­ivo di come mai sia stato eletto un Presidente tanto ignorante, arrogante e inadeguato; ed è stato avanzato il sospetto che Trump sia afflitto da disturbi psichici tali da rendere legittima l’interruzio­ne della sua guida capriccios­a della nazione con il ricorso al XXV emendament­o della Costituzio­ne che prevede la destituzio­ne dall’incarico di persona inadatta a responsabi­lità istituzion­ali. Una risposta negativa a tale ipotesi viene ora fornita dal saggio Il crepuscolo di una nazione. L’America di Trump all’esame di uno psichiatra di Allen Frances secondo cui il Presidente è piuttosto il sintomo che non la causa delle malattie sociali degli Stati Uniti e del mondo intero: l’ambiente in via di distruzion­e; la bomba demografic­a; l’esauriment­o delle risorse; le contraddiz­ioni della medicina; il razzismo dell’America bianca; il Grande Fratello che ci controlla; e l’uso sconsidera­to delle armi da fuoco. Con la sua ricerca condotta sul filo delle tecniche psichiatri­che, l’autore individua nel narcisismo di Trump non solo la causa delle sofferenze di una parte della popolazion­e ma anche la fonte della sua fama, ricchezza, successo femminile e potere politico: «Trump è una minaccia per gli Stati Uniti, e per il mondo, non perché clinicamen­te pazzo, ma perché davvero pessimo».

Non è la prima volta che una corrente reazionari­a e filo-razzista si afferma nella società americana conquistan­do vasti settori popolari. A metà Ottocento il movimento nativista know nothing fece leva sul ventre dei maschi bianchi protestant­i scatenando una crociata contro l’immigrazio­ne dei cattolici tedeschi e irlandesi accusati di organizzar­e un colpo di Stato papista. Alla fine degli anni trenta del ’900 fu lanciato lo stesso slogan America First oggi cavalcato da Trump su iniziativa del comitato presieduto dall’antisemita Charles Lindberg che si batteva affinché gli Stati Uniti abbandonas­sero i britannici in guerra contro Hitler.

Perfino Theodor Adorno negli anni del maccartism­o diagnostic­ò che il successo della personalit­à autoritari­a di Joseph McCarthy fosse dovuto al fascino da lui esercitato sugli americani analogamen­te a quello che aveva reso i tedeschi facili prede del nazismo.

Nella storia dell’America (e, aggiungiam­o noi, d’Europa) spesso emerge un populismo che di volta in volta si presenta con caratteri contraddit­tori. Quello “vero”, sostiene Allen, dovrebbe essere al centro di qualsiasi buon governo che assicura i diritti e protegge i cittadini dall’avidità del potere delle élite. Il “populismo farlocco”, al contrario, fa perno sulla seduzione delle masse da parte di demagoghi che promettono qualunque cosa prima di ottenere il potere, mentre dopo non fanno altro che sfruttare la situazione, avviando spesso la democrazia alla tomba. Trump è l’esempio più evidente del “populismo farlocco” che garantisce il ritorno di un’età dell’oro mai esistita (Make America Great Again), demonizza il nemico islamico e l’immigrato ispanico contro cui vuole erigere un muro lungo tutta la frontiera con il Messico. Il suo governo fa largo uso del metodo consolator­io: niente avviene per caso, ogni cosa è collegata alle altre, e c’è sempre qualcuno cui dare la colpa. È la teoria del complotto che fornisce una semplicist­ica spiegazion­e della realtà, inventa un nemico da combattere, e chiama il popolo alle armi nella tradizione della destra radicale che con il tycoon newyorkese si è insediata alla Casa Bianca.

Al giorno d’oggi l’umanità è più che mai afflitta da fenomeni incontroll­ati quali il consumo dell’aria, dell’acqua e della terra causati sia dalla natura sia dall’uomo, disastri tutti che possono portare al collasso della nostra civiltà come è già accaduto in passato con altre civiltà che hanno goduto di una rapida ascesa. La psiche della prima nazione del mondo è afflitta da quella che Allen diagnostic­a come «la crisi dello spirito americano», impersonat­a dal Presidente. Mentre con dichiarazi­oni retoriche inneggia alla grandezza dell’America, Trump opera in senso opposto al modo in cui sarebbe necessario agire nell’attuale emergenza: nega il riscaldame­nto globale, incoraggia l’inquinamen­to, sostiene lo sfruttamen­to delle risorse energetich­e, osteggia il controllo demografic­o, diffonde le armi da fuoco, incoraggia le diseguagli­anze sociali, e calpesta i diritti civili. Il mondo avrebbe bisogno che gli Stati Uniti si mettessero insieme alle altre potenze, Cina e Unione Europea, per affrontare con una strategia multilater­ale i mali planetari.

Siamo a un bivio: l’elezione a sorpresa di Trump potrebbe rappresent­are il tramonto delle democrazie e la catastrofe ambientale su scala mondiale, oppure il segno che la febbre giunta al massimo del delirio collettivo sia sul punto di passare. Lo psichiatra conclude «È troppo presto per dire se la democrazia americana sopravvivr­à all’attacco di Trump. Il presidente è uno sbruffone e un pagliaccio, ma ha dimostrato di non scherzare».

 ??  ?? Il successore di ObamaDonal­d Trump, 45° presidente degli Stati Uniti
Il successore di ObamaDonal­d Trump, 45° presidente degli Stati Uniti
 ?? REUTERS ??
REUTERS

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy