Bocelli, record di vendite e di affari
Exploit storico per l’artista toscano che con l’album «Sì» ha conquistato il primo posto in Usa e Regno Unito In 25 anni di carriera ha venduto 85 milioni di dischi e in Italia ha attività che spaziano dal turismo al commercio
In testa alle classifiche americane e inglesi con l’ultimo disco «Sì», un livello di successo mai raggiunto prima da un cantante italiano. Andrea Bocelli, 25 anni di carriera e 85 milioni di dischi venduti, non è però solo una star internazionale della musica lirica e pop. Al suo attivo - secondo il portale americano Celebrity Net Worth - il cantante ha un patrimonio valutato in oltre 40 milioni di dollari. A Bocelli fanno riferimento tredici soggetti imprenditoriali (dieci controllati e tre collegati). Oltre alle attività legate alla musica, l’«azienda» Bocelli opera nell’immobiliare, nel turismo e nel sociale con l’omonima Fondazione.
Come lui nessuno mai. Un intero angolo di Times Square, cuore del Theater District newyorchese, ricoperto dalle gigantografie di Andrea Bocelli, il tenore prestato al pop più importante della sua generazione. L’occasione è il lancio di Sì, sua ultima fatica discografica uscita lo scorso 26 ottobre.
Un album subito diventato un pezzo di storia: a una settimana dalla pubblicazione è infatti primo sia nella Billboard 200, la classifica statunitense, che nella Official Chart britannica. Traguardi mai tagliati prima da nessun italiano, a celebrazione della parabola di un artista che, in 25 anni di carriera, ha venduto qualcosa come 85 milioni di dischi, impresso la propria stella sulla Walk of Fame e cantato davanti a 75mila spettatori al Central Park.
In sostanza, una particolarissima “multinazionale” del bel canto, con il portale americano Celebrity Net Worth che stima in 40 milioni di dollari il suo patrimonio. La musica è ovviamente il “core business” del talentuoso interprete di Con te partirò, cui si aggiunge tutta un’altra serie di attività. Secondo le informazioni immediatamente reperibili nella banca dati Cerved, sono 13 i soggetti imprenditoriali riconducibili ad Andrea Bocelli (10 controllate e 3 collegate), a partire da una holding denominata Anchise.
Al di sotto di essa, troviamo attività che spaziano dall’immobiliare al commercio, passando per la gestione di stabilimenti balneari. Ruolo centrale nelle aziende di famiglia lo hanno la moglie del tenore, Veronica Berti, e il fratello Alberto. Il tutto per attività dal giro d’affari complessivo – sempre sommando le cifre reperibili sul sistema Cerved e riferite al 2016 per le aziende controllate e collegate – superiore ai 4,5 milioni. Gran parte di questi ricavi sono riconducibili ad Almud Edizioni Musicali Srl che, nel 2016, ha realizzato 2,3 milioni di fatturato con 385mila euro di perdite.
Ma il tenore toscano, che quest’anno ha spento le 60 candeline, è anche molto attivo nel sociale e dal 2011 gestisce le proprie iniziative benefiche attraverso la Andrea Bocelli Foundation, una fondazione che nel 2017 ha raccolto proventi per circa 6 milioni ed erogato più di 4 milioni in progetti di sostegno che hanno raggiunto una platea di oltre 650mila beneficiari in giro per il mondo.
A ogni modo, sul fronte squisitamente musicale, come funziona il “modello Bocelli”? «In Italia – risponde Filippo Sugar, presidente di Sugar Music, principale casa discografica indipendente del mercato nazionale – noi di Sugar coeditiamo insieme con Almud le produzioni di Andrea. A livello internazionale, Sugar opera in partnership con Decca, etichetta nobile quando si parla musica classica», stessa label di Luciano Pavarotti, oggi parte del gruppo Universal, prima major del mercato globale della musica, controllata dalla Vivendi di Vincent Bolloré. «Il lavoro per arrivare al successo di Sì – sottolinea Sugar – è stato condiviso nel corso degli ultimi tre anni. L’idea era tornare a un disco di inediti di Bocelli che fosse in sintonia con l’epoca dello streaming».
Da qui la produzione affidata a un grande vecchio del music biz come Bob Ezrin, antica conoscenza di gente del calibro di Lou Reed e Pink Floyd, e le collaborazioni con le nuove stelle Ed Sheeran e Dua Lipa. Una miscela perfetta per rendere ancora più contemporaneo l’«Italian sounding» del bel canto, cui si è accompagnato una campagna promozionale degna delle grandi stelle della musica internazionale «il cui investimento – racconta Sugar – è difficile da stimare ma stiamo parlando di qualche milione di dollari». A questo hanno collaborato il nuovo manager americano Scott Rodger della Maverick Management, un signore che gestisce Paul McCartney, e il suo socio Guy Oseary, il cui roster comprende Madonna e U2.
Da fine novembre si va in tour nelle grandi arene americane, Madison Square Garden compreso. Perché Andrea Bocelli è il più italiano tra gli artisti italiani, in quanto a sintonia con la storia musicale del Bel Paese. Ma è anche il meno italiano, in quanto a capacità di internazionalizzare. Quanto all’Italia, per ora deve accontentarsi della sesta posizione in classifica.