Sistemi operativi, Android e iOS alla sfida della app economy
Al via a San Francisco la conferenza degli sviluppatori di Samsung con le novità dell’assistente vocale Bixby e dello smartphone pieghevole
Android o iOS? Quando li si mette di fronte all’aut aut, alcuni sviluppatori si rifugiano nella più diplomatica delle risposte: dipende. Un gioco di proporzioni fra quantità (Android) e qualità (iOS) che si riverbera anche in uno dei primi terreni di scontro commerciale fra i due: la cosiddetta app economy, l’economia delle applicazioni che vengono scaricate e utilizzate quotidianamente da miliardi di utenti.
Android o iOS? Quando li si mette di fronte all’aut aut, alcuni sviluppatori si rifugiano nella più diplomatica delle risposte: dipende. Siamo alla Samsung developer conference di San Francisco (Stati Uniti), la conferenza degli sviluppatori di uno dei colossi fedeli al sistema di casa Google. Fra gli annunci più attesi ci sono l’arrivo di uno smartphone pieghevole (anche se dovrebbe comparire solo fra le mani di un relatore, di sfuggita) e il potenziamento dell'assistente virtuale Bixby. Visto il contesto, tutto farebbe pensare a una devozione assoluta al “robottino”. Ma la scelta non è così semplice. Un conto è quello che si realizza sotto al cappello di un produttore enorme, in questo caso Samsung. Un conto quello che si può ottenere dal circuito dell’economia delle app, saltando senza imbarazzi tra i due linguaggi di programmazione. In fondo si parla di due sistemi operativi complementari fra loro, se non altro per la distribuzione delle quote di mercato e la capacità di monopolizzare l’attenzione su di sé, come se non esistessero rivali. E in effetti non esistono. Android era installato sull’88% degli smartphone venduti nel secondo trimestre 2018 e fa funzionare colossi della telefonia come la stessa Samsung, Huawei e Xiaomi. IOS si accontenta del 12%, ma gode della fama – meritata - di garantire ricavi più sostanziosi ai developer che si specializzano sul suo linguaggio.
Un gioco di proporzioni fra quantità (Android) e qualità (iOS) che si riverbera anche in uno dei primi terreni di scontro commerciale fra i due: la cosiddetta app economy, l’economia delle applicazioni che vengono scaricate e utilizzate quotidianamente da miliardi di utenti. Un’industria che si aggira su valori di trilioni di dollari, senza essere neppure percepita come tale da una larga quota dei suoi clienti. App Annie, una società di ricerca, stima che il settore possa mobilitare un giro d’affari da 6.300 miliardi di dollari entro il 2021. Una cifra pari a tre volte il prodotto interno lordo italiano, cumulata fra gli acquisti diretti di app (i soldi spesi dagli utenti per comprare un servizio) e altre forme di monetizzazione, dalle inserzioni pubblicitarie al commercio elettronico. In Giappone, uno dei mercati più fertili su scala mondiale, la spesa media per utente si aggirava nel 2016 intorno ai 14 dollari. Nel 2021, sempre secondo App Annie, si potrebbero sfiorare tranquillamente i 18,5 dollari.
In teoria la competizione per accaparrarsi il mercato sarebbe aperta fra oltre 300 app store diversi. Nei fatti la sfida si riduce ancora una volta allo scontro frontale fra Google Play di Android (3,6 milioni di app) e App store di Apple (2 milioni di prodotti iOS), costringendo utenti finali e sviluppatori a una prima scelta di campo. Per un consumatore medio, i criteri di selezione sono abbastanza immediati. Il sistema operativo migliore è quello che offre le app più efficienti, e le app più efficienti sono quelle che incorporano alcuni prerequisiti: funzionare bene, costare poco o non costare affatto. Se dobbiamo esercitarci con il francese su Babbel o prenotare una corsa su Mytaxi, ci interessa solo che la app faccia il suo dovere. Per uno sviluppatore, ovviamente, la questione è più sottile.
Scegliere l’ambiente più adatto fra Android e iOS significa posizionarsi su una delle due vetrine, determinando i profitti che possono essere realizzati. A favore della prima giocano i numeri complessivi, se si considera che il solo 2017 ha visto il debutto di 1,5 milioni di nuove app su Google Play. A favore della seconda un fattore che si fa fatica a trascurare, quando si investe sulla prossima release: il sistema operativo di Apple fa guadagnare di più. Come spiega Matteo Danieli, fondatore della startup Bending Spoons (si legga l’intervista a fianco, ndr), sviluppare su iOS offre in media ricavi cinque volti superiori a quelli che si possono ottenere su Android, grazie all’incrocio favorevole fra la maggiore propensione di spesa dei clienti e alcune agevolazioni tecniche, come l’abitudine degli utenti ad agganciare il proprio account a una carta di credito. Il risultato finanziario è che l’App store mette a segno ricavi lordi pari a circa il doppio di quelli di Google Play, 12 miliardi contro 6,2 miliardi. Entrate a parte, Danieli sostiene che iOS può scalzare la concorrente per la qualità del suo ambiente. Le tecnologie offerte dal colosso di Cupertino, dice, sono «le uniche che permettano di raggiungere lo standard di qualità a cui ambiamo».
A leggere i dati, la diagnosi sembrerebbe semplice: Android prodotto di massa, iOS sistema di èlite. Peccato che pure qui i segnali siano contrastanti, rivelando un trend più articolato del dualismo “di classe” fra i sistemi operativi. Ad esempio i dati di Gartner, società di consulenza strategica nell’It, mostrano flussi importanti di sviluppatori da iOS ad Android. Una app inaugurata nell’ambiente Apple viene riproposta e aggiornata in versione Android. Lo stesso non si può dire del processo contrario: quando un prodotto nasce su Android tende a rimanere su Android, senza tentare il salto nel perimetro della concorrenza. Forse è questione di numeri o del gap tecnico fra i due sistemi. Ma di sicuro gioca un ruolo l’urgenza di cercare guadagni sulla piattaforma che espone a miliardi, non milioni di clienti. Google Play ha tutto l’interesse a intensificare il fenomeno della “trasmigrazione” di app e sviluppatori nel suo negozio principale. In un fenomeno che cresce a ritmi ossessivi, l’importante è intercettare i due fattori che attraggono verso l’uno o l’altro ambiente: l’attenzione degli utenti e i benefici economici dei developer. Secondo Statista, portale di analisi dei dati, si arriverà a oltre 350 miliardi di app scaricate entro il 2021. Se non offri qualcosa in più, è difficile sopravvivere.