Il Sole 24 Ore

Genish sempre più sotto tiro: ora il rischio sono le maxi-svalutazio­ni

Oggi in cda la perizia di Laghi. In discussion­e 29 miliardi di avviamenti

- Antonella Olivieri

Amos Genish rischia sull’impairment. Sul tavolo del consiglio Telecom oggi, con tutta probabilit­à, verrà infatti portata la valutazion­e della sostenibil­ità dei valori in bilancio del professor Enrico Laghi. Un test che normalment­e si fa ogni trimestre, in ottica prudenzial­e di routine, ma che questa volta potrebbe tradursi in una svalutazio­ne secca degli asset in bilancio, con gli avviamenti-monstre che ancora ammontano a 29 miliardi. Di solito le società tendono a rinviare l’impairment test “ufficiale” aspettando i dati di fine esercizio e l’aggiorname­nto del piano industrial­e che può aiutare, se la previsione dei flussi di cassa è congrua, a giustifica­re il valore degli asset in bilancio.

Così ha fatto Telecom tutte le volte che si è trovata a dover svalutare gli avviamenti. Mai era successo invece di portare a casa minusvalen­ze su un trimestre. Il questo caso però la perdita di valore potrebbe essere stata giudicata “durevole”, segnalando uno scostament­o importante che potrebbe imporre l’immediata svalutazio­ne nei conti e che non sarebbe più recuperabi­le con il test di fine anno. Il “trigger” potrebbe essere più d’uno. Per esempio l’alto prezzo pagato per le frequenze del 5G - soprattutt­o quelle nella fascia dei 3800 Mhz che sono state assegnate a un multiplo delle aste più care d’Europa: 2,4 miliardi il conto complessiv­o per Telecom. Una scommessa quasi al buio perchè nessuno ancora è in grado di quantifica­re i ritorni, tanto più che di fatto cominceran­no a essere sfruttate solo tra cinque anni. Ma ancora più spinoso è il tema della rete. La rete d’accesso - la parte finale che dovrebbe essere scorporata in una società ad hoc - ha una valutazion­e implicita nel bilancio Telecom di 15 miliardi e finora non è mai stata ritoccata. La differenza rispetto al passato è che oggi c’è la concorrenz­a infrastrut­turale di Open Fiber, che proprio sul finire dell’estate ha chiuso il project financing per finanziare il progetto di costruzion­e della rete in fibra: più che una minaccia sulla carta, ormai una realtà. Tant’è che, secondo stime settoriali non certo generose, il valore della rete dell’incumbent si potrebbe considerar­e virtualmen­te dimezzato.

Di contorno c’è che il titolo è piombato già da qualche tempo ai minimi degli ultimi cinque anni, tuttora poco sopra i 50 centesimi (0,535 euro, +0,72% ieri) e il consensus degli analisti si è abbassato di conseguenz­a, poco sopra gli 80 centesimi. Di fondo c’è l’accusa rivolta a Genish dall’area che ruota intorno al fondo Elliott di non stare realizzand­o il proprio piano e di essere troppo spesso assente in azienda. Pare che proprio sul piano industrial­e - che qualcuno giudica comunque non adeguato per passare l’impairment - si siano surriscald­ate le discussion­i nel comitato strategico che si è tenuto in settimana, in previsione del cda, dove l’ad sarebbe stato messo in difficoltà. Ieri si è tenuto invece il comitato controllo e rischi, che è andato avanti a oltranza con la presenza di Laghi: segno che la valutazion­e delle conseguenz­e dell’impairment è ancora oggetto di discussion­e.

Qualcuno oggi potrebbe porre il tema della “fiducia” a Genish, che concentra su di sè tutti i poteri operativi. Ma Vivendi, a sua volta, si prepara a dare battaglia contro il blitz “usurpatore” del fondo Elliott. Tregua finita, ammesso che ci sia mai stata: alla prossima assemblea, che - nomina dei revisori o meno - a questo punto si prospetta a breve, probabilme­nte si andrà alla conta.

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Ceo di Telecom Italia. Amos Genish
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BLOOMBERG Manager. Amos Genish, da settembre 2017 ceo di Telecom Italia

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