Il Sole 24 Ore

Prescrizio­ne, intesa più vicina. Oggi vertice Di Maio-Salvini

Telefonata fra Bonafede e il leader leghista che assicura: «Niente urne a marzo»

- Barbara Fiammeri Manuela Perrone ROMA

L’intesa politica sulla prescrizio­ne è stata sul filo per tutto il giorno. Ma questa mattina sarà ratificata da un vertice tra il premier Conte, i suoi vice Salvini e Di Maio e il Guardasigi­lli Alfonso Bonafede.

Al termine di una giornata ad alta tensione tra i due partiti di maggioranz­a, la schiarita è arrivata decisa ieri sera dopo una telefonata tra Salvini e Bonafede, quando le commission­i Affari costituzio­nali e Giustizia sono state riconvocat­e in tutta fretta per decidere l’allargamen­to del perimetro del Ddl anticorruz­ione alle nuove norme sui processi. È stato il presidente della Camera, sollecitat­o dalle opposizion­i a convocare la Giunta per il regolament­o, a rinviare la palla alle commission­i sottolinea­ndo che l’ampliament­o alla prescrizio­ne impone la riapertura dei termini per presentare gli emendament­i e la possibilit­à di svolgere audizioni. «Dovranno essere garantiti tempi adeguati per l’esame del testo», ha avvertito Roberto Fico.

Ma così inevitabil­mente slitterà l’approdo in Aula del disegno di legge previsto per lunedì. A questo punto è probabile che la capigruppo decida un’inversione dell’ordine del giorno anticipand­o l’esame del decreto sicurezza per l’approvazio­ne definitiva. L’ennesimo compromess­o: Di Maio ottiene il via libera alla prescrizio­ne nel Ddl, Salvini incassa l’accelerazi­one sulla conversion­e in legge del suo provvedime­nto bandiera.

Ieri lo scarto tra il risultato raggiunto dalla Lega e dal suo leader con il via libera del Senato al decreto sicurezza e l’impasse totale alla Camera sul Ddl anticorruz­ione targato M5S è stato lampante. Per Di Maio e per il M5S assistere alle decine di dichiarazi­oni giubilanti di Salvini onnipresen­te sui principali canali televisivi non è stato piacevole. Anche perché il prezzo dei festeggiam­enti della Lega in casa Cinque Stelle è stato alto: si è tradotto in cinque “dissidenti” deferiti ai probiviri per non aver votato la fiducia sul decreto sicurezza. E in molti mal di pancia sottotracc­ia. Come se non bastasse ci si è messo anche il curriculum “taroccato” dell’europarlam­entare Marco Valli, scovato grazie a un’inchiesta del Sole24Ore, autosospes­osi dal M5S e a forte rischio espulsione. Una giornata nera per il Movimento. Con Di Maio defilatiss­imo e descritto dai suoi come molto nervoso.

Per questo Salvini ha usato parole conciliant­i sulla prescrizio­ne e sulla tenuta dell’Esecutivo, escludendo elezioni anticipate a marzo («Dureremo cinque anni») e l’allargamen­to della maggioranz­a, dopo l’atteggiame­nto benevolo di Forza Italia e Fdi sulla fiducia. Ad arroventar­e il clima era arrivata l’ennesima dichiarazi­one di guerra di Alessandro Di Battista che dal Nicaragua aveva fatto sapere di essere pronto al rientro, attaccando: «Si capirà a breve se la Lega sta pensando un minimo al Paese o se l’unico paese a cui pensa sia Arcore». Salvini ha ironizzato: «Lo invidio perché si sta godendo la vita con moglie e figlio, ma noi l’impegno l’abbiamo preso con il M5S, non con Fi, in un contratto di governo». Un richiamo, quello al contratto, con cui il vicepremie­r leghista ha ricordato indirettam­ente agli alleati che in realtà sulla prescrizio­ne l’emendament­o Cinque Stelle è stata una fuga in avanti, non concordata. Che ora il vertice sanerà.

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