Prescrizione, intesa più vicina. Oggi vertice Di Maio-Salvini
Telefonata fra Bonafede e il leader leghista che assicura: «Niente urne a marzo»
L’intesa politica sulla prescrizione è stata sul filo per tutto il giorno. Ma questa mattina sarà ratificata da un vertice tra il premier Conte, i suoi vice Salvini e Di Maio e il Guardasigilli Alfonso Bonafede.
Al termine di una giornata ad alta tensione tra i due partiti di maggioranza, la schiarita è arrivata decisa ieri sera dopo una telefonata tra Salvini e Bonafede, quando le commissioni Affari costituzionali e Giustizia sono state riconvocate in tutta fretta per decidere l’allargamento del perimetro del Ddl anticorruzione alle nuove norme sui processi. È stato il presidente della Camera, sollecitato dalle opposizioni a convocare la Giunta per il regolamento, a rinviare la palla alle commissioni sottolineando che l’ampliamento alla prescrizione impone la riapertura dei termini per presentare gli emendamenti e la possibilità di svolgere audizioni. «Dovranno essere garantiti tempi adeguati per l’esame del testo», ha avvertito Roberto Fico.
Ma così inevitabilmente slitterà l’approdo in Aula del disegno di legge previsto per lunedì. A questo punto è probabile che la capigruppo decida un’inversione dell’ordine del giorno anticipando l’esame del decreto sicurezza per l’approvazione definitiva. L’ennesimo compromesso: Di Maio ottiene il via libera alla prescrizione nel Ddl, Salvini incassa l’accelerazione sulla conversione in legge del suo provvedimento bandiera.
Ieri lo scarto tra il risultato raggiunto dalla Lega e dal suo leader con il via libera del Senato al decreto sicurezza e l’impasse totale alla Camera sul Ddl anticorruzione targato M5S è stato lampante. Per Di Maio e per il M5S assistere alle decine di dichiarazioni giubilanti di Salvini onnipresente sui principali canali televisivi non è stato piacevole. Anche perché il prezzo dei festeggiamenti della Lega in casa Cinque Stelle è stato alto: si è tradotto in cinque “dissidenti” deferiti ai probiviri per non aver votato la fiducia sul decreto sicurezza. E in molti mal di pancia sottotraccia. Come se non bastasse ci si è messo anche il curriculum “taroccato” dell’europarlamentare Marco Valli, scovato grazie a un’inchiesta del Sole24Ore, autosospesosi dal M5S e a forte rischio espulsione. Una giornata nera per il Movimento. Con Di Maio defilatissimo e descritto dai suoi come molto nervoso.
Per questo Salvini ha usato parole concilianti sulla prescrizione e sulla tenuta dell’Esecutivo, escludendo elezioni anticipate a marzo («Dureremo cinque anni») e l’allargamento della maggioranza, dopo l’atteggiamento benevolo di Forza Italia e Fdi sulla fiducia. Ad arroventare il clima era arrivata l’ennesima dichiarazione di guerra di Alessandro Di Battista che dal Nicaragua aveva fatto sapere di essere pronto al rientro, attaccando: «Si capirà a breve se la Lega sta pensando un minimo al Paese o se l’unico paese a cui pensa sia Arcore». Salvini ha ironizzato: «Lo invidio perché si sta godendo la vita con moglie e figlio, ma noi l’impegno l’abbiamo preso con il M5S, non con Fi, in un contratto di governo». Un richiamo, quello al contratto, con cui il vicepremier leghista ha ricordato indirettamente agli alleati che in realtà sulla prescrizione l’emendamento Cinque Stelle è stata una fuga in avanti, non concordata. Che ora il vertice sanerà.