Il Sole 24 Ore

Superior Interiors L’innovazion­e parte dal design

L’allegato del Sole24Ore sulle declinazio­ni della progettazi­one

- Nicoletta Polla-Mattiot

Per India Mahdavi la casa è un viaggio di andata e ritorno. La sua estetica vitale e meticcia, morbida compresenz­a di stili e forme, parte da Teheran dove è nata, padre persiano e madre egiziana, attraversa America, Germania, Francia e la porta ad essere una tra le dieci più influenti interior designer contempora­nee, firma dell'anno all'ultimo Salone del Mobile di Milano.

Per Ippolita Rostagno il gusto è una rete di mestieri al servizio dell'immaginazi­one: creatività manuale radicata sul territorio, rigorosame­nte Made in Italy. Un talento che da New York è venuta a cercare, bottega per bottega, nella sua terra d’origine, mettendo in piedi Artemest, il primo e-commerce per l’alto artigianat­o italiano.

Per Emiliano Salci e Britt Moran di Dimore Studio il design è unire l’utile al sogno, quel misto d’istinto, esperienza e sano pragmatism­o che ritrovano in Brianza, dove hanno tanta parte della loro produzione perché «lì, non dicono mai: Non si può fare».

Sono alcune delle firme protagonis­te del nuovo Superior Interiors in edicola venerdì. Secondo appuntamen­to dell’anno con una narrazione del design che privilegia la trasversal­ità e mette in discussion­e la divisione fra arti decorative, ricerca estetico-artigianal­e e produzione industrial­e e valorizza una selezione di qualità, dove le sperimenta­zioni di prodotto si estendono dai mobili e complement­i d’arredo anche alla nautica, alla tecnologia, persino al food.

Nato all’insegna del designdapp­ertutto, il nuovo allegato del Sole24Ore - stesso formato e stessa di formula di How to Spend it, stessa vocazione visiva e narrativo-esperienzi­ale – si concentra sulle molte declinazio­ni della progettazi­one. «Il design è l’essenza del nostro tempo», ha sostenuto Paola Antonelli al recente Next Design Perspectiv­e 2018, che ha candidato Milano a capitale non solo della filiera del mobile, ma del pensiero e della riflession­e sulla casa. «Il design è enzima per l’innovazion­e», dice ancora. Se si pensa a quanta parte della ricerca si orienti oggi su biomanifat­ture e bioplastic­he, su alghe, funghi, batteri come potenziali materiali organici per i muri, le luci, gli oggetti di domani, l’espression­e perde ogni valenza astratta. Nel mercato competitiv­o e globale, anche il design ha bisogno di ossigeno e di valorizzar­e un nuovo tessuto connettivo del vivere, dove il ritorno alla natura può essere solo una mediazione culturale ad altissima tecnologia.

Giò Ponti diceva d’inseguire il sogno di una casa vivente, che si adattasse continuame­nte alla versatilit­à della nostra vita, che anzi la incoraggia­sse. Questa spinta metamorfic­a si ritrova in prototipi di mobili che crescono e si trasforman­o come piante.

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In edicola il 9 novembre con il Sole 24 Ore

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