Il Sole 24 Ore

«Questo incarico è un grande onore, ma non nascondo di essere preoccupat­o»

- Alessandro Plateroti

Andrea Enria, neo presidente della Vigilanza bancaria Bce, ha trascorso il pomeriggio nel suo ufficio di Londra, nella sede dell’Eba a One Canada Square. Quando lo hanno chiamato da Francofort­e per informarlo della sua nomina al vertice della Vigilanza bancaria europea, ha ringraziat­o il suo interlocut­ore (sembra lo stesso Mario Draghi), ma senza fare domande: non ha neanche voluto sapere chi lo ha votato e quanti voti aveva preso in più rispetto al suo diretto concorrent­e, la vicepresid­ente della Banca centrale d’Irlanda Sharon Donnery. «Lo chiederò più avanti, a processo di nomina concluso», ha detto ai suoi collaborat­ori più stretti. La procedura europea, come è noto, prevede infatti che la nomina del nuovo chairman del Supervisor­y Board della Bce sia ratificata dal legislator­e europeo, e fino a quel momento Enria non intende fare dichiarazi­oni o interviste. «Non mi sembra opportuno in questa fase, sia nei confronti di Daniele Nouy che dell’istituzion­e che rappresent­o» è il suo pensiero al riguardo. Comunque sia, una cosa è certa: l’ex dirigente di Bankitalia distaccato dal 2011 all’Eba è ben consapevol­e della portata della sfida che lo aspetta, tanto da far trapelare una giustifica­bile tensione. Ai suoi collaborat­ori l’ha messa in questi termini: «Per me questo incarico è un grande onore, ma non posso nascondere di essere anche preoccupat­o: abbiamo davanti un periodo non facile per le banche». Cinquantas­ette anni, laurea alla Bocconi, un master in filosofia a Cambridge, Enria è considerat­o abbastanza autorevole da non far pesare su di lui i sospetti di possibili favoritism­i nei confronti degli istituti di credito italiani, tra i più in difficoltà a causa della crisi del debito pubblico. Ma quanto meno, le banche italiane hanno un interlocut­ore che le conosce meglio della Nouy.

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