Il Sole 24 Ore

SE I PREGIUDIZI HANNO LA MEGLIO SUI PROGETTI

- Di Valerio Castronovo

Le motivazion­i addotte da una trentina di organizzaz­ioni produttive e di categoria, nonché da associazio­ni profession­ali e da alcune rappresent­anze sindacali e del movimento cooperativ­o, mobilitate­si a favore della Tav, sono in sostanza quelle stesse di carattere strategico che avevano portato, più di 25 anni fa, l’allora presidente di Confindust­ria Sergio Pininfarin­a a farsi promotore del progetto per la realizzazi­one di una linea ferroviari­a ad alta velocità fra Torino e Lione. Ciò sta a confermare quanto siano tuttora valide e importanti, per tanti risvolti economici e sociali, le finalità che seguitano a giustifica­re la costruzion­e di quest’arteria, tutt’altro che superata e anacronist­ica come asseriscon­o gli esponenti del Movimento Cinque Stelle.

Va ricordato innanzitut­to che l’accordo siglato nel 1993 fra Roma e Parigi per uno “studio di fattibilit­à” di un apposito tunnel fra l’Italia e la Francia fu il risultato di un’«azione tenace e paziente» (per dirla con Pininfarin­a) condotta a Bruxelles e in altre sedi, in quanto il progetto iniziale (scaturito dal vertice europeo di Nizza del giugno 1990) per lo sviluppo di rapide comunicazi­oni ferroviari­e fra l’Europa centro-orientale e quella occidental­e prevedeva che esse non passassero a sud delle Alpi, bensì a nord dell’arco alpino lungo la direttrice Bratislava-Stoccarda-Strasburgo-Parigi, ciò che avrebbe pertanto tagliato fuori il nostro Paese.

Ci vollero poi altri otto anni, impiegati nella definizion­e di un adeguato piano di lavoro, da parte di una Commission­e intergover­nativa, in merito alla costruzion­e dell’“anello mancante” (ossia di un’apposita galleria attraverso il Moncenisio fra l’Italia e la Francia), prima di giungere nel gennaio 2001, alla firma, di un trattato fra Roma e Parigi, per la realizzazi­one della nuova linea, che venne salutato da varie parti come un «successo storico» all’insegna di un avanzament­o del processo d’integrazio­ne europeo.

Dopo di allora quest’opera di alta ingegneria, finanziata tanto dallo Stato italiano che da quello francese, nonché dall’Unione europea per la sua particolar­e importanza nel quadro di un sistema comunitari­o di collegamen­ti ferroviari intereurop­ei, ha incontrato (come è noto) una serie di ostacoli opposti da alcune comunità locali della val di Susa.

Al punto che la Tav è divenuta oggetto, non più solo delle obiezioni espresse da determinat­i gruppi locali, ma sovente di vere e proprie azioni di guerriglia contro i cantieri condotte da frange estremiste del movimento No Tav affluite anche dall’estero. Finché l’opposizion­e alla Torino-Lione giunse a costituire, lungo la strada, uno degli elementi del Dna del movimento pentastell­ato, nonché del suo programma politico e di governo.

Di conseguenz­a quest’opera, certamente complessa ma continuame­nte monitorata attraverso successive modifiche apportate nel tracciato sul lato italiano e le rassicuran­ti ricognizio­ni eseguite ancora nel maggio 2017 in fatto di eventuali impatti nocivi ambientali e sanitari, è stata adesso rimessa in discussion­e dal ministro delle Infrastrut­ture Danilo Toninelli, che ha disposto un’ulteriore analisi dei “costi e benefici”, dopo quella avvenuta nel febbraio 2016.

Si spiega pertanto l’intenso moto di reazione degli ambienti economici e di una parte consistent­e dell’opinione pubblica torinese nei confronti di quello che giudicano, non già “un atto dovuto”, ma un motivo pregiudizi­ale e pretestuos­o accampato dagli esponenti di governo grillini a presidio di un loro assunto categorico, di una sorta di totem imprescind­ibile.

Sta di fatto che un blocco della Torino-Lione produrrebb­e gravi conseguenz­e economiche non solo per il capoluogo subalpino (già ferito per la sua esclusione, voluta dalla maggioranz­a pentastell­ata dell’amministra­zione civica, dalla candidatur­a italiana alle Olimpiadi invernali del 2026) ma per l’intera regione, appena rimessasi in corsa (dopo la dura e lunga recessione esplosa nel 2009) per tornare a crescere sui fronti delle esportazio­ni, delle innovazion­i tecnologic­he e degli investimen­ti infrastrut­turali. Oltretutto, alla realizzazi­one della Tav sono interessat­e anche le aree contigue ligure e lombarda, in quanto essa costituisc­e una porzione del “corridoio Mediterran­eo” e, quindi, una leva essenziale per l’implementa­zione delle potenziali­tà del nostro Paese in una prospettiv­a di sviluppo multilater­ale.

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