Diritti tv troppo cari: flop del calcio all’estero
Rapporto di Pwc Il caso Img: incassi inferiori ai costi
Chissà se l’effetto Ronaldo potrà invertire la rotta. Per ora il calcio in tv come prodotto «da esportazione» non sta funzionando. Anzi, se si guarda alle vendite all’estero viene da pensare a diritti strapagati e relativo flop (per chi li ha acquistati).È il quadro che emerge da uno studio di Pwc i cui dati, se incrociati con quelli di SportBusiness, evidenziano tutti i limiti nelle vendite di diritti tv all’estero. Con Img – l’intermediario Usa che si è aggiudicato i diritti tv internazionali della Serie A fino al 2021 – che dovrà accelerare se non vorrà rimetterci. Quella dei diritti del calcio in tv è materia spinosissima, sia in Italia sia per la vendita all’estero, oggetto anche di un’istruttoria Antitrust.
Chissà se e quanto potrà servire l’effetto Ronaldo per aumentare l’appeal all’estero del calcio italiano. Che numeri alla mano sarebbe ben più basso del costo. Possibile? Il dibattito sul tema è rovente. Ma il calcio in tv come prodotto “da esportazione” non sta funzionando. Anzi, proprio guardando alle vendite all’estero viene da pensare a diritti televisivi strapagati e relativo flop (per chi li ha acquistati).
Almeno questo è ciò che emerge da numeri e indici contenuti in uno studio Pwc che, se incrociati con dati di SportBusiness, società editrice in Uk esperta sul tema, evidenziano tutti i limiti nelle vendite dei diritti tv all’estero. Con una Img – intermediario Usa che si è aggiudicato i diritti tv internazionali a livello globale della Serie A per il 2018-21 – che dovrà accelerare se non vorrà rimetterci.
Certo, quella dei diritti del calcio in tv è materia spinosissima, sia in Italia, sia per la vendita all’estero, oggetto anche di un’istruttoria dell’Antitrust (I/814) la cui conclusione è stata estesa a fine aprile 2019 e che vede sul banco degli imputati MP&Silva, Img, B4 e BE4 Sarl accusate di intesa restrittiva della concorrenza per alterare l’esito delle gare per 2009, 2011 e 2014 relative alla vendita (da parte della Lega Serie A) dei diritti per l’estero. Insomma un cartello per allineare i prezzi in basso.
Pwc ha presentato questo studio come memoria economica per MP&Silva. Risultato? I corrispettivi dei diritti tv, una volta normalizzati sulla base del numero di spettatori e del livello di qualità parametrato a quelli delle altre leghe, risultano persino più elevati rispetto a quanto incassato dalle leghe vicine. Si tratta di una memoria di parte, va considerato, ma con numeri e benchmark internazionali su cui vale soffermarsi. Il numero di spettatori nel periodo 2014-2017 ha una audience media italiana (18%) inferiore a quella di Bundesliga (26%) e Liga spagnola (41%). Sotto c’è solo la Ligue 1 francese (15%). La Premier League inglese non fa parte dell’analisi perché troppo “top”. Fra parametri qualitativi e quantitativi i grafici nello studio (con l’Italia all’1 come indice) mostrano però colonne più alte rispetto ai prezzi pagati altrove. In alcuni casi solo la Liga spagnola è superiore, ma in generale la Spagna risulta dallo studio sotto l’Italia quando si considerano spettatori e loro potere d’acquisto o sul versante qualità “normalizzato” per unique broadcasting time (orari di trasmissione non sovrapponibili).
Per il 2018-2021 i diritti sono andati alla Img. Secondo Tv Sports Markets Rights Tracker, il totale delle vendite dell’intermediario ai broadcaster non supererebbe i 280 milioni nel 2018-2019. Si tratta del 16% in più rispetto alle vendite del 20172018, ma ben sotto i 385 milioni di costo annuo (340 per i diritti; 13,6 per costi tecnici per la ricezione dei segnali delle partite; 12 per i diritti di trasmissione delle partite sui siti di betting, 8 per investimenti promozionali garantiti alla Lega e 12 per i diritti d’archivio dei club). A conti fatti, all’appello mancano 100 milioni.